Nonostante non se ne faccia una grande pubblicità numerosi Paesi nel mondo si sono dotati di nuove armi atomiche. E si fa ancora troppo poco per tentare di limitare gli armamenti di questo tipo, Non basta ricordare le vittime, occorre che la politica, a livello mondiale, rinunci a queste armi tragiche che hanno già mietuto morte e distruzione. C’è però chi fa orecchie da mercante.
Non sarebbe ora di dire basta? Oggi è la Giornata Internazionale contro i test nucleari durante la quale, come ogni anno, si organizzano convegni, mostre e dibattiti. Lo scopo è la sensibilizzazione e l’educazione dell’opinione pubblica al senso insito di questa ricorrenza. Ovvero, ripercorrere e conoscere la Storia per non commettere gli stessi errori, nella consapevolezza che quello delle armi nucleari è stato il periodo più tragico dell’umanità.
Il primo ordigno atomico, Little Boy, fu sganciato sulla città giapponese Hiroshima il 6 agosto 1945, dagli USA. Bisogna essere dotati di un sarcasmo cinico e macabro per dare un nome così ad un ordigno nucleare! I morti furono circa 70 mila mentre altre migliaia perirono in seguito ad ustioni e radiazioni. Poiché le disgrazie non giungono mai da sole, il 9 agosto fu lanciato l’ordigno Fat Man su Nagasaki. Due date e due città tristemente famose, loro malgrado.
Il primo test nucleare, il Trinity Test, si svolse nel New Mexico, il 16 luglio 1945, senza tenere minimamente conto dell’impatto sull’uomo e l’ambiente. Questa data è ricordata come la Jornada del muerto, in cui venne fatto il test del primo dispositivo di implosione al plutonio. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, soprattutto fetida, inquinata e radioattiva. Infatti sono stati effettuati circa 2000 test nucleari in diverse zone del mondo: Pacifico Sud, Nord America, Asia Centrale, Nord Africa.
La giornata del 29 agosto è stata scelta in quanto era stato ufficialmente chiuso il Poligono nucleare di Semipalatinks in Kazakistan nel 1991. La storia ha dimostrato quanto siano letali le armi di distruzione di massa, di cui fanno parte a pieno titolo quelle nucleari. Non solo nell’immediato, ma anche nel tempo per i danni subiti da intere generazioni.
Per contrastare la proliferazione di questi ordigni efferati, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 2 dicembre 2009 ha dichiarato il 29 agosto come Giornata Internazionale contro i test nucleari, adottando la risoluzione 64/35. Quest’ultima è un invito ad una maggiore consapevolezza sugli effetti delle prove nucleari e sulla necessità della loro cessazione.
Prima dell’istituzione di questa ricorrenza, nel 1996 era stato redatto The Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons (TPNW) – il Trattato sul bando totale degli esperimenti nucleari – che prevedeva l’abolizione di tutte le esplosioni nucleari ed una stretta sorveglianza sulla materia.
Il TPNW ha avuto un percorso lungo e difficile. E’ il primo trattato internazionale legalmente vincolante per la completa proibizione delle armi nucleari, rendendole illegali, in un percorso verso la loro completa eliminazione. E’ stato adottato da una conferenza delle Nazioni Unite il 7 luglio 2017 ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021, cioè 90 giorni dopo la ratifica di almeno 50 Stati. Ci sono voluti ben 76 anni da Hiroshima per rendere esecutivo un trattato: ce ne impiegano di tempo i grandi della terra per capirci qualcosa!
Ecco cosa succede quando le scorie nucleari si disperdono nell’ambiente. Qualsiasi forma di vita nelle vicinanze di un fungo atomico viene annientata a causa dell’enorme calore sprigionatosi dall’esplosione, con un tasso di mortalità pari al 90%.
Nell’ambiente circostante tutto l’ossigeno consumandosi, viene aspirato dall’atmosfera, provocando violente raffiche di vento, uragani, e incendi persistenti. Le particelle più leggere delle scorie radioattive possono essere trasportate dalle piogge fino a grandi distante. Com’è capitato con l’esplosione della centrale di Chernobyl nel 1986, in cui le scorie arrivarono fino a 2000 km di distanza.
Le conseguenze, purtroppo, si sono riversate sulle generazioni future, che hanno contratto gravi patologie tumorali o malformazioni per una prolungata esposizione alle scorie radioattive rilasciate nell’ambiente. Gli effetti negativi si manifestano non solo quando queste armi vengono utilizzate per offendere, ma anche quando si effettuano test di valutazione.
Un’esemplare testimonianza è rappresentata dagli Hibakusha, ovvero i superstiti di Hiroshima e Nagasaki. Non quelli reali, ma i figli ed i loro nipoti, che dopo due generazioni continuano a subire sulla propria pelle gli effetti di quel drammatico evento.
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La maniera migliore per celebrare la giornata di oggi è l’omaggio che tutti noi dobbiamo rendere a queste persone. Se una giornata internazionale come questa ha una ragione d’essere è proprio quella di diffondere una crescente consapevolezza per quanto riguarda gli effetti devastanti delle armi nucleari, con lo scopo ultimo di arrivare ad un disarmo totale.
La maggioranza dell’opinione pubblica mondiale credo che sia molto cosciente e sensibile sull’argomento. Il problema sono i politici che fanno finta di non capire che siamo già nel baratro!