Una volta ottenuta la bicicletta a Conte non rimane che pedalare. Ed è difficile che il comico genovese riesca a stargli dietro. Il Pd si trova davanti a due strade e, stavolta, ne deve scegliere solo una. Una manovra difficile per il più ambiguo dei partiti italiani la cui normalità si chiama compromesso. Intanto tutti pensano alle elezioni come chiave di volta per il Paese.
Roma – L’incoronazione di Conte, con i risultati bulgari ottenuti, era scontata. E non solo perché la sua è stata l’unica candidatura. L’ex Premier se l’è cavata più che bene ottenendo il 92,8% dei consensi su 67.064 votanti dei 115.130 avanti diritto.
Grazie al riconoscimento ottenuto la legittimazione che ne deriva è molto importante. Infatti dovrebbe facilitare, almeno a breve termine, la leadership di Conte sul M5s e sui gruppi parlamentari pentastellati, specialmente dopo un anno e mezzo di vuoto e con tutti gli ostacoli causati dalle liti con Casaleggio e Grillo.
Il mese di agosto sarà dedicato alla definizione della squadra. Infatti se la nomina del Comitato di garanzia e dei probiviri spetta a Beppe Grillo secondo il nuovo statuto, sarà Conte in qualità di presidente a scegliere i due o tre vicepresidenti ed il vertice direttivo composta da una ventina di membri.
Luigi Di Maio Davide Casaleggio Beppe Grillo
In questo nuovo ruolo l’ex “avvocato degli italiani” ha intenzione di valorizzare, oltre ai big come l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede e l’ex reggente Vito Crimi, le risorse preziose scoperte nei giorni scorsi durante gli incontri con i parlamentari grillini delle commissioni.
Di certo Conte dovrà usare il bilancino del vecchio manuale Cencelli per non scontentare nessun parlamentare, a cominciare dagli ortodossi ostili al governo Draghi e sempre pronti a fare le valigie.
Vito Crimi Alfonso Bonafede
Il nodo della pace interna, invece, è un problema non indifferente, che ha due nomi e cognomi, Beppe Grillo ed Alessandro Di Battista.
Quest’ultimo, al momento, non ha rinnovato l’iscrizione al Movimento e rimane in opposizione critica rispetto al governo Draghi, ergendosi a “difensore dell’ortodossia originaria del M5s“, a cominciare dal limite del secondo mandato che invece Conte è intenzionato a superare, per valorizzare le competenze che negli anni si sono consolidate. Almeno cosi giustifica la sua scelta.
Alessandro Di Battista
Comunque fino ad ora Di Battista sarà il punto di riferimento di fuoriusciti e transfughi che guardano ancora verso Davide Casaleggio e Rousseau.
Per quanto riguarda Grillo, che resta il Garante del movimento nonché il proprietario del simbolo, è possibile che il dualismo ostico con Conte non sia del tutto rientrato.
Giuseppe Conte e Beppe Grillo Siamo sicuri che tra Conte e Grillo tutto sia risolto?
Volendo essere maliziosi l’assordante silenzio di questi giorni durante le votazioni sulla nuova piattaforma on line Skyvote è emblematico. Non c’è stata, infatti, una parola di incoraggiamento e di commento nei riguardi del nuovo presidente che, di contro, se ne infischia e tira dritto per la sua strada. I due si scontreranno ancora ma poi arriverà il giorno delle decisioni: o dentro, o fuori. Per Beppe Grillo.
L’atteggiamento moderatamente bellicoso che Conte sta manifestando, come sul versante del centrodestra Salvini fa ormai da tempo, crea qualche difficoltà al Premier. Draghi, infatti, non dovrà essere soltanto più paziente, ed avere maggiore capacità di mediazione, ma sarà costretto a tenere fermo il timone nelle tempeste, che dal mese di Settembre le previsioni meteo-politiche danno per certe.
Matteo Salvini Mario-Draghi
Peraltro ulteriore legittimità, dall’atteggiamento di Conte, la ricaverà una parte della Lega, che si sentirà autorizzata ad alzare i toni dei suoi soliti cavalli di battaglia super-populisti.
Mentre dall’altra parte della barricata il Pd si troverà sempre più in difficoltà nel proseguire la strada per la realizzazione della coalizione progressista, per sfidare il centrodestra unito alle prossime elezioni politiche.
In sostanza i Dem sono giunti al bivio di identità: intestarsi l’agenda Draghi, considerato anche il grande prestigio e popolarità di cui gode il Premier, oppure lottare con il M5s di Conte su tematiche da cui il partito democratico si è sempre tenuto distante. Una bella questione da sciogliere. E in fretta.
In ogni caso il vero spartiacque saranno le elezioni di ottobre, per entrambi gli schieramenti.