Ancora troppe le vittime di Mobbing

Se a questo aggiungiamo il 12% dei ricorsi in rapporto al 69% di denunce rigettate ovvero che 7 presunte vittime su 10 non trovano riscontro da parte della magistratura del Lavoro, ci renderemo conto di una situazione da allarme rosso. Un nuovo disegno di legge, se varato subito, permetterebbe cause più veloci, tutele per il denunciante e risarcimenti reali e non virtuali. In uno con pene certe per i responsabili.

Roma _ Il mobbing è uno di quei fenomeni che si stanno diffondendo con celerità nel mondo del lavoro e di cui non si parla mai abbastanza. Il termine deriva dal verbo inglese to mob (assalire con violenza) ed era stato utilizzato dall’etologo Konrad Lorenz per indicare la condotta violenta tra individui della stessa specie per escludere un membro dal gruppo.

Konrad Lorenz

In ambito lavorativo il termine è stato usato per la prima volta dallo psicologo tedesco Heinz Leymann per definire una serie di condotte aggressive e frequenti nei confronti di un lavoratore compiute dal datore di lavoro, superiori o colleghi.

Gli effetti per chi viene mobbizzato sono di varia natura tra cui: disturbi del sonno (insonnia ed ipersonnia), disturbi dell’alimentazione (anoressia e bulimia), emicranie, tic nervosi, dermatiti, gastrite, ansia, stress, attacchi di panico e disturbi dell’umore. Nei casi più gravi depressione conclamata fino al suicidio. Come ci si può difendere?

Mobbing: una comunicazione ostile, non etica, da parte di uno o più individui contro una persona.

Nell’ordinamento italiano non esiste una disciplina specificatamente dedicata a questo fenomeno. Esistono però diverse norme che attraverso la tutela della salute, la sicurezza ed il benessere dei lavoratori, consentono di attribuire rilievo alle condotte vessatorie che si manifestano col mobbing.

Nell’autunno scorso al Senato è stato presentato un disegno di Legge per una nuova normativa sul fenomeno deviante dal titolo: “Disposizioni in materia di eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro“. In occasione della conferenza stampa che si è svolta al Senato Gianni Rosas – direttore dell’ILO (International Labour Organization) – dichiarava che soltanto l’1% degli episodi aggressivi o vessatori sul lavoro viene denunciato.

Gianni Rosas

Inoltre per quanto riguarda le probabilità che l’esigua percentuale di denunce vengano accolte dai tribunali italiani ci troviamo di fronte a numeri sbalorditivi: addirittura il 12% dei ricorsi in rapporto al 69% di denunce rigettate. Quindi quasi 7 presunte vittime su 10 non trovano riscontro da parte della magistratura del Lavoro. Un dato davvero allarmante.

Per non parlare dei risarcimenti, allorché vengono accertate le vessazioni in sede giudiziale: la media è di soli 28.239,69 euro. L’ILO, Organizzazione Internazionale del Lavoro, è un’agenzia specializzata dell’ONU che si occupa della promozione della giustizia sociale e i diritti umani, soprattutto quelli riguardanti il lavoro in tutti i suoi aspetti.

Il 69% delle denunce per mobbing vengono rigettate per carenza di prove e di testimoni.

Le cause di un quadro così fosco e sconcertante sono varie e di diversa natura. Tra cui: l’omertà molto diffusa negli ambienti di lavoro molesti; la complessità della fattispecie oggetto di prova; il risarcimento considerato compensativo e non con finalità punitiva e dissuasiva. L’obiettivo del disegno di Legge in questione è quello di riformare la materia relativa alle violenze sul lavoro e ha introdotto una serie di disposizioni innovative.

I punti qualificanti del disegno di legge si riferiscono: all’onere della prova alleggerito a vantaggio delle vittime; alla protezione dei testimoni ed informatori rispetto a possibili ritorsioni; alla definizione omnicomprensiva di violenze e molestie, in modo da ricomprendervi anche la volontà persecutoria, impossibile da dimostrare finora; al risarcimento anche dal punto di vista punitivo.

Inoltre il disegno di legge mira alla prevenzione della tutela sui luoghi di lavoro e non nei Tribunali. Ciò può avvenire grazie a misure tipiche di informazione, formazione, organizzazione, vigilanza e protezione sui luoghi di lavoro per tutti i soggetti preposti alla sicurezza. Ma, soprattutto grazie a misure atipiche concesse alle parti sociali, attraverso la Contrattazione Collettiva Nazionale.

Infine, nel caso di lavoratori che, esausti e stremati da anni di vessazioni lavorative, decidano di rassegnare le dimissioni è previsto un indennizzo compreso tra un minimo di 6 ad un massimo di 36 mensilità della retribuzione globale di fatto.

Sara Pedri, vittima di mobbing, scomparsa dal 4 marzo 2021.

E’ necessario che il disegno di legge venga varato al più presto per diffondere una cultura di rispetto reciproco sul luogo di lavoro, affinché non si verifichino più casi come quello della povera Sara Pedri, la ginecologa dell’ospedale Santa Chiara di Trento, vittima di mobbing, scomparsa un anno fa, probabilmente morta suicida.                

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