Abbiamo voluto la bicicletta, adesso pedaliamo

Tutti sapevano che i contagi sarebbero aumentati ma si deve guardare avanti, non alle spalle. Lo stesso Governo avrebbe dovuto spingere l’acceleratore sul Piano Vaccinale ma cosi non è stato. Della variante Delta se n’era parlato mesi e mesi fa dunque ciò che sta accadendo oggi non è una sorpresa per nessuno. Occorre investire sulla Sanità pubblica (riducendo quella Privata che annaspa da anni), soltanto cosi potremo salvare l’economia e il nostro futuro.

Abbiamo voluto la bicicletta, adesso ci tocca pedalare per evitare il baratro. E’ giunto il momento di assumerci, una volta per tutte, le responsabilità delle nostre azioni di fronte ai possibili pericoli che qualsiasi persona di buon senso aveva già previsto. E’ inutile mostrare insofferenza o, peggio, pensare ad un complotto, non si sa poi bene di chi e per che cosa.

Ci si riferisce alle ultime informazioni diffuse dall’ISS, Istituto Superiore di Sanità, che nella bozza col Ministero della Salute, ha diramato queste allegre notizie: “…Il quadro generale della pandemia torna a peggiorare nel Paese, con quasi tutte le Regioni e province autonome a rischio epidemico moderato, solo Trento e la Valle d’Aosta a rischio basso…”.

La trasmissibilità sui soli casi sintomatici è in aumento, sebbene sotto la soglia epidemica, espressione di un aumento di circolazione del virus principalmente nei giovani più spesso senza sintomi di rilievo. In aumento la variante Delta, per la quale occorre tracciamento capillare e completare i cicli di vaccinazione.

Per quanto riguarda il Covid, l’indice Rt è balzato a quota 0,91 mentre la settimana scorsa si attestava a 0,66. Ricordiamo che l’indice Rt è uno dei parametri in base al quale viene calcolata la capacità di un’epidemia di espandersi ed indica quanti vengono contagiati da una sola persona, in media ed in un certo arco di tempo.

Rappresenta, dunque, un parametro legato ad una situazione contingente, a seconda dell’efficacia delle misure di contenimento. E’ ovvio che più basso è l’indice, più aumenta la nostra tranquillità. Più è alto, più bisogna stare in allarme. Mentre l’indice R0 indica la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva nella sua fase iniziale in una popolazione potenzialmente recettiva all’agente virale.

Ormai sono quasi due anni che questi due indici sono diventati compagni di viaggio della nostra vita quotidiana, né desiderati né graditi. Secondo gli esperti un valore così alto non si registrava da marzo scorso. In aumento anche l’incidenza settimanale, anche se, per ora, nessuna regione è al di sopra della soglia critica dei posti letto nelle terapie intensive.

Sardegna – Sicilia – Veneto

Ma il dato più preoccupante ce lo fornisce il rapporto settimanale dell’ECDC, il Centro Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle malattie. Si prevede, infatti, entro il 1° agosto un forte aumento dei casi di Covid, quasi 5 volte di più rispetto ai livelli della settimana scorsa. Ovvero, circa 420 casi ogni 100 mila abitanti.

A proposito di pericolo si sono registrati 15 casi nel villaggio olimpico di Tokyo riguardanti persone legate all’organizzazione, a sei giorni dall’inizio dei Giochi. A suscitare ulteriore allarme sono i dati generali sull’andamento della pandemia nella capitale giapponese: gli ultimi numeri parlano di 1410 contagi in un giorno, mai così da gennaio.

Ora si resta basiti di fronte a quello che sembra quasi un prossimo bollettino di guerra. Perché qualunque buon padre di famiglia o brava massaia – tanto per usare una terminologia d’antan – avrebbe previsto una tale situazione, considerate le condizioni di partenza.

E’ vero che il contesto generale è complesso e complicato. Però non si possono assumere decisioni politiche che riguardano la vita degli individui, per placare le richieste che una volta arrivano da destra, un’altra da manca. Le pressioni che giungono dal basso sono tante e di differenti categorie professionali e socio-economiche, che in quanto tali hanno il sacrosanto diritto di esercitarle. Però si tratta di visioni particolari e non collettive.

Gli italiani chiedono solo di poter lavorare.

Spetta alla Politica assumere decisioni a favore della complessità sociale con una visione che non è sola la mera sommatoria di tante parti, ma la risultante dei rapporti che si innescano tra di esse. Altrimenti detto non è offrendo un “contentinouna volta ai commercianti, un’altra ai lavoratori dello spettacolo, un’altra ancora al settore dello sport, il calcio in primis ed ai suoi interessi economici, o a chi altro, che si ricava un ragno dal buco, proprio perché non esiste una visione d’insieme.

Se la priorità è la salute pubblica, è su di essa che bisogna investire risorse, anche a discapito di altri settori. Perché quando c’è la salute, c’è tutto, anche l’economia.                    

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