Il Fisco reclama la metà dei nostri guadagni

Con una pressione fiscale cosi alta e con l’aumento dei prezzi ormai irrefrenabile la ripartenza per l’economia italiana è soltanto una chimera. Famigli e imprese sono allo stremo mentre la politica è capace solo di litigi infruttuosi e scontri per i soliti interessi di parte. Cosi facendo entro qualche mese saremo con l’acqua alla gola.

Roma – Economia in tilt. Rimballo di responsabilità tra destra e sinistra per i diversi ultimatum a Draghi, che alcuni partiti stanno alimentando mettendo sotto pressione la variegata maggioranza di Governo. L’aumento incontrollato dei prezzi, con il caro bollette e carburanti alle stelle sta rendendo la situazione economica molto fragile Se a questo stato di cose veramente drammatico aggiungiamo anche la politica che si mette a fare i capricci ed ingarbugliare la matassa, la tanto attesa ripartenza sarà solo un sogno. In questo caso un brutto sogno. Un incubo.

Mario Draghi

La guerra in Ucraina e l’effetto della pandemia sull’economia globale lasciano pensare, infatti, che i prezzi rimarranno elevati anche nei prossimi mesi. Se a ciò aggiungiamo che il Fisco è divenuto insostenibile e la riforma tributaria sta creando un clima da stadio, lo sconquasso sociale è assicurato.

In effetti la maggioranza che sostiene il Governo Draghi si sta accartocciando su sé stessa ed in particolare sulla riforma fiscale. Il problema è il più vecchio di tutti, la paura di nuove tasse e le conseguenti sofferenze per i cittadini. Si era capito da tempo che il Fisco sarebbe stato il terreno di scontro capace di disintegrare il già debole sostegno dei partiti politici all’Esecutivo.

Pressione fiscale al 49%, la più alta d’Europa.

La guerra in Ucraina ha probabilmente solo ritardato lo scontro. In ogni caso la pressione fiscale italiana ha raggiunto ormai il 49%, il livello più alto d’Europa, mentre nel 2019 era al 48,2%. Un dato straordinariamente sconfortante.

“…Nel 2020 le misure di sostegno economico e finanziario adottate per fronteggiare la crisi pandemica hanno permesso di contenere i fallimenti delle imprese e le procedure di sovra indebitamento che interessavano famiglie e imprese non fallibili – afferma il Consiglio nazionale dei commercialisti ascoltato a Montecitorio sul Def mentre oggi si rileva un deciso incremento delle sofferenze…”.

Stella Kyriakides

Intanto gli orrori della guerra continuano ma anche l’accoglienza europea non conosce sosta per i profughi e tutti gli animali domestici. Nessuno escluso, anche a quelli non conformi alle condizioni legali per l’ingresso nell’UE.

Lo ha confermato la Commissaria alla Salute, Stella Kyriakides, proprio per la “situazione straordinaria” in cui versa l’Ucraina. A occuparsi dei rifugiati ucraini e degli amici a quattro zampe saranno le autorità veterinarie degli Stati membri che, secondo la Commissione, si starebbero attrezzando per fornire vaccinazioni gratuite e marcare gli animali.

Finora gli ucraini fuggivano con cani e gatti, rischiando di doverli abbandonare alle frontiere

L’UE ha ampliato così le linee-guida operative fornite alle guardie di frontiera degli Stati membri a inizio marzo, che già prevedevano di facilitare l’ingresso degli animali in viaggio con i loro padroni dall’Ucraina, per scopi non commerciali. L’autorizzazione di eventuali deroghe alla normativa vigente era però riservata ai singoli Paesi, sotto forma di “specifici accordi di permesso”.

In effetti, secondo la normativa UE, gli animali possono entrare o viaggiare all’interno dell’Unione solo se muniti di microchip (o tatuaggio identificativo), vaccinati contro la rabbia e, in alcuni casi, trattati contro l’Echinococcus multilocularis, un particolare tipo di Tenia. Tutte queste informazioni devono essere contenute in un certificato sanitario specifico. Devono, peraltro, essere muniti di un passaporto europeo per animali da compagnia in corso di validità.

La guerra non ha risparmiato molti amici a quattro zampe

Una serie di criteri difficilmente applicabili in caso di fuga dalla guerra. Da oggi, invece, dopo i controlli a tutti gli animali sarà permesso di muoversi entro i confini dell’Unione.

Verrà attivato inoltre un meccanismo di coordinamento tra Stati, soprattutto nel caso in cui il Paese d’ingresso non sia la destinazione finale del rifugiato e dunque dell’animale. Anche gli animali da zoo e quelli da circo, dunque, saranno soggetti alle stesse condizioni, in caso di trasferimento o recupero. 

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