I problemi di fine anno si accumulano. Tra questi la ripresa economica, che appare in fase di stallo. Stesse lungaggini ha subito e subisce l’iter legislativo sull’eutanasia che sta impegnando i partiti della maggioranza comunque giunti ad un accordo di massima che ha scaturito un primo via libera. Il dibattito è comunque ancora acceso. L’intervento di Papa Francesco induce a più profonde riflessioni.
Roma – Ripartenza? Ancora non se ne parla. E mentre i nostri legislatori chiedono ai cittadini di credere nella ripresa, mettendo loro ancora le mani in tasca piuttosto che investire sul futuro, di contro prosegue l’impegno legislativo per l’interruzione della vita. Il Governo intende regolamentare l’omicidio su richiesta. Dopo anni di stallo e mesi di ostruzionismo e muro contro muro, arriva il primo via libera al testo sull’eutanasia.
Infatti le Commissioni Giustizia e Affari Sociali della Camera hanno modificato il testo e avviano il confronto con tutti i gruppi politici. Sono stati approvati altri due articoli che regolano le modalità della morte assistita e la possibilità di obiezione di coscienza per i medici, come chiesto giustamente dal centrodestra.
Si cercano soluzioni affinché la morte volontaria, medicalmente assistita, avvenga nel rispetto della dignità della persona malata. Contestualmente si assiste al paradosso di equiparare il decesso a seguito di morte volontaria alla morte per cause naturali a tutti gli effetti.
I parlamentari, tra uno spostamento di bilancio ed una riunione per individuare la personalità del nuovo Capo dello Stato, cercano di trovare le nuove regole per la dolce morte, come fosse una partita di bilancio.
Ma le posizioni tra i partiti sono ancora distanti e si fatica non poco a trovare la quadra sul suicidio assistito, con la proposta di legge che intanto approderà proprio oggi nell’aula di Montecitorio.
Con tutta probabilità l’eventuale approvazione in prima lettura non potrà intervenire prima di febbraio, per l’ulteriore passaggio al Senato. Sono stati discussi quasi 400 emendamenti presentati al testo base del deputato Pd, Alfredo Bazoli, relatore della legge insieme al 5s Nicola Provenza.
Entrambi i parlamentari rivendicano di aver delineato e proposto un testo fedelmente improntato alla sentenza N.242 del 2019, quella del caso Cappato-Antoniani con cui la Corte Costituzionale aveva indicato le condizioni necessarie perché un malato grave possa accedere al suicidio assistito.
E’ necessario fermarsi, prendere fiato e riflettere. La sensazione di essere di peso ai propri cari o la percezione di non corrispondere agli standard d’immagine e di efficienza prevalenti nella società possono forse provocare decisioni che riflettono più la mentalità corrente che le convinzioni personali profonde.
La libertà, concetto sempre presente in ogni dibattito, non viene mai praticata in astratto ma in situazioni concrete, che possono influire su di essa pesantemente. Pertanto, proprio per valorizzare la libertà e consentirle di esercitarsi al meglio, occorre essere consapevoli dei condizionamenti a cui essa è esposta da parte della società.
Papa Francesco, per esempio, mette anzitutto in evidenza un concetto base ovvero come “…Le trasformazioni della società e della cultura incidano sui modi in cui oggi si muore. Però non si può prescindere dalla terapia del dolore, mentre la medicina rende certamente un enorme servizio, grazie alle nuove conoscenze e tecnologie di cui dispone, sconfiggendo malattie e aumentando l’aspettativa di vita…
…Inoltre, inutile nasconderlo, avviene frequentemente che le patologie non siano debellate, ma piuttosto arginate. Il pericolo, dunque, è di concentrarsi sulle funzioni vitali da protrarre, perseguendo obiettivi parziali e perdendo di vista il bene integrale della persona…”.
Legittimare e rendersi corresponsabili di un suicidio-omicidio, regolamentandolo, appare sconvolgente. L’eutanasia, per definizione, è “un’azione o un’omissione che, per sua natura procura la morte, allo scopo di eliminare ogni dolore”.
Evitare l’accanimento terapeutico significa accettare il limite proprio della condizione mortale, riconoscendo con responsabilità l’impossibilità di combatterlo ulteriormente. Ma questo non significa che si deve necessariamente procurare la morte o accettare di non poterla impedire.