Whistle-blower: la direttiva europea scade a fine anno ma l’Italia tarda a recepire

Chi segnala illeciti e corruzione sul posto di lavoro va tutelato sul serio e non a voce. Il Governo Draghi dovrà recepire la normativa europea entro fine anno. Oltre questa data diventerà tutto più difficile e chi coraggiosamente denuncia un illecito verrà lasciato solo e senza protezioni. Il Comitato chiede a Draghi di non perdere tempo.

Roma – L’Italia rischia sanzioni dall’Unione Europa per la legge su chi “spiffera”. Le Autorità italiane, come al solito, fanno orecchie da mercante. Il 17 dicembre è il termine ultimo per recepire la Direttiva Europea n. 2019/1937 a tutela di chi segnala corruzione ed illeciti sul lavoro, i whistle-blower (letteralmente: chi soffia il fischietto), ma non ci sono segnali positivi al riguardo. Il rischio di essere sanzionati è alto, anche perché la delega al Governo per la trasposizione è scaduta.

Un comitato di cittadini molto attivo in questa battaglia, oltre alla raccolta di firme sulla piattaforma online Change.org per dotare il nostro Paese di una legge al riguardo, ha deciso di inviare una lettera al Premier Draghi ed alla Ministra della Giustizia Cartabia. Nel testo, fra le altre cose, si chiede che “…L’iter per la conversione della legge venga ripreso al più presto, soprattutto nel momento degli investimenti dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza…”.

Gli strumenti per segnalare possibili illeciti quali frodi, casi di corruzione, reati ambientali o violazioni delle norme di sicurezza devono essere chiari, definiti ed efficaci per evitare che chi denuncia possa perdere il posto di lavoro o subire ritorsioni.

La Direttiva europea rende più incisiva la tutela della legge italiana. Infatti consentirà la protezione anche ai lavoratori privati, la segnalazione degli illeciti a giornalisti e Organizzazioni non governative e l’applicazione di sanzioni efficaci. Inoltre la norma UE prevede procedure specifiche per garantire confidenzialità e sicurezza, nonché l’obbligo per le imprese con almeno 50 dipendenti di predisporre diversi canali di segnalazione, gestiti da personale dedicato.

Tuttavia se non viene recepita dal nostro ordinamento la normativa europea diventerà inapplicabile. Tra le sue novità più consistenti le ampie tutele contro la discriminazione dei segnalanti. Non solo i lavoratori, ma anche ex-dipendenti, consulenti, volontari verranno protetti da ogni forma di ritorsione, come licenziamento, demansionamento e riduzione dello stipendio, di seguito l’introduzione di canali esterni, al di fuori della propria azienda o amministrazione e l’obbligo di proteggere i dati personali dei segnalanti.

Le vie del Diritto sono spesso contorte. L’Italia sarebbe obbligata dal punto di vista giuridico a recepire le disposizioni europee. Solo che il nostro Paese ha spesso violato questi obblighi recependo le direttive in maniera distorta o in ritardo. Il Governo ha avuto ben due anni di tempo per attuarla, ma in prossimità della scadenza non ha ancora fatto nulla, impegnato com’è in beghe di piccolo cabotaggio, sondaggi e affari propri.

La direttiva prevede standard minimi di tutela ed i singoli Stati nel recepire le norme possono aggiungerne ulteriori. Il Comitato chiede al Governo italiano di “…Tutelare sempre chi denuncia, non solo quando si tratta della normativa europea (tutela dell’ambiente, appalti pubblici e salute pubblica), ma anche violazioni del diritto italiano, minacce oppure danni all’interesse pubblico: in caso di procedimento penale, l’identità del segnalante sia protetta durante l’iter processuale

Il whistle-blower”, testimone di corruzione o illeciti sul posto di lavoro, deve essere tutelato.

…Se viene rivelato un segreto commerciale per fare una segnalazione, l’autore deve essere esonerato dalla relativa responsabilità civile e penale. Questo perché il segreto commerciale non può essere usato come un “passe-partout” per attività illecite. La priorità va data alla legalità e alla protezione dei denuncianti; obbligo da parte delle Autorità di compiere indagini anche su segnalazioni anonime; tutela dei lavoratori dei settori della difesa e della sicurezza nazionale, esclusi dalle disposizioni europee, grazie all’introduzione di specifici canali…“.

Chi desidera vivere in uno stato di diritto e nella legalità si augura che questi inviti del Comitato siano presi sul serio in considerazione e che sia recepita la direttiva europea. Noi che conosciamo a menadito i nostri polli, siamo meno ottimisti.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa