Transizione ecologica? Come ha detto, scusi…

Aziende e clienti sono poco inclini alle novità e alle modifiche, anche quando questi sarebbero risolutori di grossi problemi. Il cambiamento climatico è considerato un forte rischio da poche imprese mentre la stragrande maggioranza, ancora, non lo considera affatto. E forse lo disconosce. Fare impresa cosi è una parola grossa.

Parafrasando il titolo del film di Ettore Scola del 1968 “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?” è opportuno chiedersi a che punto è arrivata la transizione ecologica delle imprese? Un aspetto rilevante del PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dello sviluppo futuro della nostra malandata economia.

Scena tratta dal film di Ettore Scola con Alberto Sordi

Se n’è discusso al Business4Climate – un forum organizzato da Confindustria, Deloitte e CBI, che ha visto la partecipazione di ospiti di alto profilo – sui progressi delle imprese alla lotta ai cambiamenti climatici. E’ emerso che, nel mondo, le aziende, orientate verso programmi di cambiamento climatico si trovano di fronte ad una serie di problematiche. Innanzitutto le barriere interne che si presentano come mancanza di priorità strategiche, di investimenti ed il consenso dei dipendenti poco propensi alle modifiche.

In secondo luogo la carenza di competenze specifiche sulle tematiche della sostenibilità e poca consapevolezza ad ogni livello dell’organizzazione. Per quanto concerne le barriere esterne è evidente la scarsa partecipazione ed educazione dei clienti e dei fornitori sull’azione per il clima. Questo aspetto evidenzia l’immaturità del mercato ed è considerato un ostacolo notevole in diversi sodalizi.

Fabio Pompei C.E.O. Deloitte

Di fronte ad una siffatta situazione dai dati si evince che per costruire un programma climatico di successo occorre stabilire obiettivi ambiziosi, sviluppare piani associati per poi incorporarli nel cuore del sistema.

Un terzo delle aziende sostiene che la collaborazione con una molteplicità di stakeholder produca molti vantaggi ed in molti casi è vista come un presupposto di successo. Gli stakeholder non sono altro che i portatori d’interessi, ovvero ogni soggetto coinvolto, direttamente o non, in un progetto o nell’attività di un’azienda.

Tutto quello che ruota intorno alla comunicazione risulta benvisto sia per l’informazione che per l’educazione degli stakeholder. Questi aspetti sono gli effetti della relazione tra ambiente esterno dinamico, le elevate aspettative delle parti interessate e la fase iniziale di molti programmi di transizione climatica.

Per quanto riguarda l’Italia le imprese manifestano una positiva prospettiva nei confronti del cambiamento climatico, con quasi il 50% che valuta le chances di possibili affari futuri come punti chiave nell’azione economica. Mentre esiste anche il 23% delle aziende che teme il cambiamento climatico perché lo valutano un forte rischio.

Rispetto alle imprese degli altri Paesi quelle italiane considerano le questioni tecnologiche e normativo-burocratiche molto rilevanti. Tra gli ostacoli evidenziati ricordiamo la mancanza e/o il costo della tecnologia, le lungaggini per le autorizzazioni, l’assenza di piani nazionali chiari ed adeguati, l’incertezza normativa. Infine, spesso, emergono difficoltà nel coinvolgimento della propria catena del valore in progetti di riduzione delle emissioni.

Per la diminuzione dei rifiuti e la circolarità dei materiali, le aziende incontrano impedimenti soprattutto nel coinvolgere i fornitori in un percorso sostenibile. A tal proposito alcune di queste stanno investendo in progetti educativi per la propria filiera, particolarmente nei Paesi emergenti.

E’ chiaro che la trasformazione ecologica delle aziende non è un processo che si mette in moto dall’oggi al domani. E’ necessaria ed urgente una forte sinergia tra imprenditoria, politica e parti sociali, con un progetto politico chiaro, trasparente ed efficace. Ma, valutando l’agire collettivo di queste tre componenti non possiamo che stendere un velo pietoso.

L’imprenditoria si è mostrata più incline ad esercitare la “prenditoria” che a “fare impresa. La politica è arroccata nel Palazzo a difendere i suoi privilegi tra corruzioni e collusioni varie. Le parti sociali sono sparite, per cui non ci resta che telefonare a “Chi l’ha visto?”. Sempre che serva a qualcosa.                                        

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