La storia si ripete in maniera ciclica e quando un regime è assolutista lutti e sangue rappresentano la quotidianità. Stavolta è toccata al popolo afghano la tragedia più grande del mondo che ci ricorda da vicino quella patita dalle popolazioni latino-americane sotto la dittatura di Pinochet e Videla. Stessa cosa per il popolo russo sotto Stalin e cosi via. Ci vuole maggiore impegno per spazzare via una volta per tutte le politiche totalitarie.
Roma – Il 21 Dicembre 2010 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito con la risoluzione n. 65/209 la Giornata Internazionale delle Sparizioni Forzate che cade ogni anno il 30 Agosto. Per arrivare a tale decisione è stato fondamentale l’impulso della Federazione latino-americana delle associazioni dei parenti dei detenuti “desaparecidos“che hanno voluto sensibilizzare il mondo su un problema molto importante e a volte colposamente dimenticato.
Le sparizioni forzate sono una costante nei regimi totalitari e dittatoriali che hanno attraversato il ventesimo secolo lasciando una scia di morti e sangue. E le vittime sono costituite non a caso sempre da oppositori veri o presunti del regime, attivisti per i diritti civili e persone la cui unica colpa è stata manifestare per la libertà e la democrazia.
Non possiamo dimenticare le purghe di Stalin durante gli anni Trenta del secolo scorso che hanno colpito il partito comunista e l’Armata Rossa: migliaia di persone venivano arrestate durante la notte dagli agenti del famigerato NKVD, detenute nei sotterranei della Lubyanka e poi trasferite per anni nei Gulag della Siberia senza informare le famiglie di appartenenza sulla sorte dei loro cari.
E nel peggiore dei casi gli arrestati venivano passati subito per le armi e alla famiglia si comunicava che erano detenuti senza diritto di corrispondenza. E questa sarà la sorte, tra gli altri, di Larissa Antipova l’eroina romantica del romanzo di Boris Pasternak “Il Dottor Zivago”.
Ma le sparizioni forzate non si concludono dopo la morte di Stalin e ritornano prepotentemente di moda durante gli anni Settanta in Sud America, prima con Pinochet in Cile e poi con la giunta militare di Jorge Videla in Argentina. E non è per un puro caso che il termine “desaparecidos” venga coniato e sia poi conosciuto in tutto il mondo proprio in questo periodo.
Pinochet Videla
Chi si oppone a Pinochet e Videla viene arrestato dopo sommari rastrellamenti e condotto in centri di detenzione dove sparisce senza che di lui si abbiano più notizie. E a questo proposito dobbiamo ricordare le “Madri di Piazza Mayo“, un’associazione formata dalle madri dei dissidenti scomparsi durante la dittatura militare argentina tra il 1976 e il 1983.
Molto spesso la sorte degli idealisti era terribile: venivano caricati all’interno di grandi aerei e poi gettati in pieno oceano dove nessuno poteva soccorrerli e quindi condannati alla più terribile delle morti. Ma non dimentichiamo le torture inflitte dagli aguzzini cileni e argentini a coloro che venivano arrestati per estorcere confessioni e informazioni relative ai “movimenti di opposizione“.
Ciudad Juárez, Messico
Per non parlare dei figli che nascevano durante la prigionia e che venivano sottratti ai genitori naturali per essere affidati a famiglie allineate con il regime che poi li crescevano durante gli anni successivi. E che cosa dire delle donne che periodicamente scompaiono a Ciudad Juárez, una città messicana tristemente famosa in tutto il mondo per i suoi femminicidi e che è stata protagonista del film Bordertown con Antonio Banderas e Jennifer Lopez. Qui la politica non c’entra ma il risultato è purtroppo sempre lo stesso.
Senza andare troppo lontano nel tempo, la piaga delle sparizioni forzate si sta verificando anche oggi in Afghanistan dove i Talebani cercano casa per casa coloro che hanno collaborato con gli Americani per vendicarsi sommariamente.
La resistenza italiana, 1945
E questi comportamenti ricordano “la resa dei conti” in Italia dopo la liberazione del 25 Aprile 1945 quando le frange più estremiste della Resistenza partigiana sequestravano i fiancheggiatori veri o presunti del regime fascista per farli poi sparire in modo definitivo.
Ma la resa dei conti riguardò anche le fazioni comuniste in lotta tra loro e così due partigiani come il Capitano Neri e la Gianna (al secolo Luigi Canali e Giuseppina Tuissi) scomparvero misteriosamente e i loro corpi non sono mai stati ritrovati.
La storia si ripete in modo ciclico e mai come in questo caso ci duole evidenziare che ogni mondo è Paese.