ROMA – BONACCIA BRUTTO SEGNO: ROBERTO FICO ESPLORATORE

Un passo avanti e due indietro per Conte che senza l'apporto globale di Italia Viva e di qualcun altro disponibile rischia di fare un buco nell'acqua. Mattarella pare sia propenso a demandare un incarico esplorativo a Roberto Fico, salvo ripensamenti.

Roma – Nessuna nuova, buona nuova? Ancora nulla che possa far pensare ad una super-coalizione in favore di un Conte ter. I soliti supporters, che hanno riconfermato il proprio sostegno, nonostante abbiano annunciato sorprese mirabolanti e colpi di scena, nulla di tutto questo si è avverato.

In casa Mattarella si sono succedute le visite dei rappresentanti dei Gruppi Misti, Autonomie e “responsabili” indicando solo Conte per il reincarico. Emma Bonino di Più Europa, invece, ha chiesto discontinuità, dichiarando di essere favorevoli ad una maggioranza di stampo europeo, definita “Ursula”.

Emma Bonino dal capo dello Stato

Poi è toccato ad Italia Viva ed al Partito Democratico. Però il colloquio con i renziani è stato quello più atteso, poiché senza l’appoggio di IV al Senato non ci sono i numeri per una navigazione tranquilla. Per meglio dire non ci sono proprio i numeri.

Dunque tutti gli scenari ad oggi restano aperti. In ogni caso Matteo Renzi ha affermato, subito dopo il colloquio con Mattarella, che in questi giorni ci sono state parole molto dure contro Italia Viva, al limite dell’insulto. Continuando l’ex presidente del Consiglio ha precisato che è irresponsabile chi non vuole affrontare adesso gli argomenti più urgenti proprio perché la situazione è ancora difficile per colpa del virus.

“…Vogliamo sapere dagli altri – ha concluso Renzi – se Italia Viva fa parte o meno della maggioranza. Rimettiamo, pertanto, la valutazione a chi ha messo dei veti su di noi...”. Parole dure ma chiare.

Matteo Renzi

D’altronde bisogna fare anche un’analisi trasparente e chiedersi se davvero tutta la colpa della crisi debba ricadere esclusivamente sul groppone di Italia Viva. Oppure sulle spalle di chi non è riuscito, nonostante le dichiarazioni sbandierate in tv e sui giornali, a mantenere la condivisione delle scelte con i principali attori della maggioranza.

Nel frattempo mentre i tempi delle soluzioni rapide si allungano, tremila imprenditori milanesi hanno inviato al governo dimissionario di Conte una lettera di “messa in mora” con la quale si chiedono danni pari all’80% del fatturato del 2019.

Gli imprenditori firmatari si sono riuniti nel Comitato Partite Iva” ma la protesta non è nuova di pacca ma già bene collaudata:

“...L’iniziativa – spiega Paolo Polli, uno degli ideatori del comitatosi ispira ad una analoga decisione assunta nel 2011 quando la crisi portò al suicidio di numerosi imprenditori. All’epoca c’era stata una denuncia di massa contro il Governo, presieduto da Mario Monti e poi da Gianni Letta, con più di 150mila denunce…”.

Il risultato, positivo ma a quale costo, era stato l’emanazione della legge 3/2012, cosiddetta salva-suicidi, che consentiva a chiunque fosse rimasto indietro nei pagamenti, di poter saldare i propri debiti verso le banche ed Equitalia.

Bruno Tabacci svanito nel nulla

Quella legge di aiuto finanziario, ancora oggi, salva decine di imprese e famiglie dai debiti che non possono fronteggiare, per sopravvenute esigenze comunque imprevedibili. L’obiettivo è, pertanto, quello di ottenere dal Governo un risarcimento per i mancati guadagni dovuti alle restrizioni del “lockdown”.

Ma legge anti-suicidi a parte risulta ormai indispensabile una cancellazione definitiva dei ruoli e dei debiti fiscali, poiché ogni ulteriore rinvio determina soltanto il prolungamento dell’agonia per ogni cittadino che, in ogni caso, non potrà pagare nemmeno un euro.

Tutto questo in attesa della grande riforma del Fisco e della Previdenza ormai non più dilazionabile. Non si può più perdere tempo con “pannicelli caldi” che non risolvono nulla e peggiorano le cose. Tornando alla crisi è balzata alla ribalta delle cronache politiche la grande sofferenza dimostrata dal Pd nel tenere insieme il proprio elettorato e l’alleanza con il M5S.

Una rogna non di facile risoluzione mentre i grillini, al Colle, si sono tirati indietro: il motto “O Conte o morte” è svanito nel nulla. Ingoiato dai mille rivoli dell’opportunismo che vede nei pentastellati i più strenui difensori. Stessa sorte è toccata a Tabacci che nei fatti si è letteralmente dissolto per via dell’inerzia (oltre che dell’esiguità) dei numeri che conta in Parlamento.

In parole povere per sostenere Conte si è giocato come i gerarchi facevano con Mussolini, spostando i carri armati da un luogo all’altro per mostrarne sempre un gran numero. Insomma il presidente del Consiglio naviga in brutte acque e nonostante tutto sia ancora possibile, più passa il tempo più lo “spettro” delle urne si va concretizzando. 

Ne consegue che Mattarella, non avendo altra strada da percorrere, potrebbe affidare un incarico esplorativo al presidente della Camera Roberto Fico, per verificare se vi siano o meno strade alternative da percorrere rispetto a quella di Conte.

Roberto Fico

Il centrodestra, di contro, è sempre attestato sulle sue posizioni: elezioni anticipate subito oppure un nuovo programma con una maggioranza dalle “larghe intese. Dunque le posizioni non sono univoche, nonostante la coalizione sia sia dimostrata in atteggiamento unitario da Mattarella, per lo meno formalmente:

“…Se c’è un governo che governa, bene – dice Matteo Salvini, scoprendo l’acqua calda – se invece non c’è, in democrazia si restituisce la parola ai cittadini...”. Fratelli d’Italia, invece, chiede esclusivamente elezioni anticipate e le aperture di Salvini (vecchio a questa tipologia di inciuci) non sono affatto piaciute alla Meloni, comunque stiano le cose la più coerente del gruppo.

Meloni sorriderà ancora a Salvini?

Anche Forza Italia guarda ad un esecutivo di “salvezza nazionale prima di cedere alla tentazione delle urne. E mentre si parla di consultazioni e provvedimenti transitori per evitare il coma al Bel Paese, la diffusione del vaccino è praticamente bloccata.

Il nostro siero ReiThera non sarà pronto prima di settembre dunque nel frattempo che cosa facciamo? Continuiamo a giocare o scegliamo, finalmente, la linea dura? Il tempo perduto non si recupera e noi siamo ancora nel bel mezzo della bufera. Per quei pelandroni di onorevoli che non l’avessero capito. 

 

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