ROMA – BAGARRE IN PARLAMENTO: RENZI AI FERRI CORTI CON IL GOVERNO. CADE O NON CADE?

Renzi rimprovera al governo la mancata risposta alle sue istanze e alle proposte concrete del suo partito. Il rimpasto è imminente ma anche le necessità degli italiani non possono più attendere.

Roma – Bagarre al vertice di maggioranza, inutili le mediazioni ed i tentativi per sedare gli animi, così rimane alta la tensione, soprattutto sul Recovery Fund. In effetti si sono registrati momenti in cui si è temuto il peggio. Dopo il rischio di una rottura, ancora non del tutto rientrata, con scambi di accuse reciproche tra Italia Viva ed il resto della coalizione, la riunione si è conclusa.

Per altro senza stabilire una data per la convocazione del Consiglio dei ministri durante il quale si dovrebbe chiudere la questione Recovery Plan, già in imbarazzante ritardo. Sia il Pd che i 5 Stelle, con Liberi e Uguali a fare da eco, hanno accusato i “renziani” di tenere in ostaggio il governo per il Recovery ma Italia Viva ha replicato alle insinuazioni dicendo che, prima di ogni cosa, bisogna confrontarsi sul testo integrale del piano e non su una sintesi della bozza.

Si registra così il tentativo di “banalizzare” le richieste del gruppo di Renzi che, ad ogni buon conto, non intende cedere o abbassare i toni in quanto le problematiche non sono emerse all’improvviso ma segnalate da tempo senza alcun riscontro concreto. E, soprattutto, senza risposte

Così per evitare fraintendimenti e speculazioni politiche, sulle richieste ed obiezioni avanzate da Italia Viva, è stato chiesto di entrare in possesso, per tempo e cioè prima del Cdm, del testo completo del progetto per verificarne punto per punto i dettagli.

Tanto per gettare benzina sul fuoco il capogruppo di Italia Viva al Senato, Davide Faraone, ha esordito criticando non solo le bozze ricevute, per nulla dettagliate, ma ha anche rilanciato la richiesta del Mes e, addirittura, del Ponte sullo Stretto. Vecchio cavallo di battaglia di Renzi.

Davide Faraone

La risposta è arrivata subito da parte del ministro Roberto Gualtieri, il quale ha spiegato che non si poteva presentare al vertice con un Piano di 130 pagine scritto senza prima aver concordato, con i partiti, le linee strategiche da adottare.

In sostanza, secondo il responsabile dell’Economia, il testo deve essere l’ultimo atto, quello conclusivo, che prende forma solo dopo il raggiunto accordo sulle modifiche da apportare al documento programmatico secondo le richieste dei partiti. Dunque tutto ancora in alto mare mentre i contagi aumentano ed il virus, sempre più determinato, circola con maggiore intensità.

Roberto Gualtieri

Nel frattempo l’opposizione si frega le mani per i dissapori nel centrosinistra. Ma nessuna proposta alternativa “vera” è stata avanzata dal centro-destra che continua sulla sua linea di inconcludente populismo. L’unica nota di colore, che esubera gli argomenti affrontati, è la dichiarazione di Giorgia Meloni che ha affermato di non accettare alcuna critica e lezioni di democrazia per la mancata condanna dell’assalto di facinorosi al Congresso degli Stati Uniti ma di preferire, comunque, Trump a Biden.  

La presidente di Fratelli d’Italia sostiene, subissata dalle critiche, che si è tentato di rovesciare in qualsiasi modo Trump, perseverando anche con la richiesta di “impeachment”. Nessuna dichiarazione, invece, sulle problematiche che ci affliggono. Beata lei.

Giorgia Meloni

Comunque ritornando ai problemi nostrani i Dem, a cui va bene qualunque cosa faccia Conte e Grillo, criticano l’ostinazione e le polemiche degli esponenti di Italia Viva al governo che reputano colpevoli di “mettere paletti su tutti gli aspetti” del Recovery Plan.

Nonostante tutto, però, non mancano le dichiarazioni distensive. Dal canto suo il premier Conte ha convenuto che “il Paese non può permettersi un ritardo sul Recovery Plan perché questo comprometterebbe la nostra ripresa e sarebbe imperdonabile rispetto ai cittadini”. Conte forse dimentica che siamo già in colpevole ritardo e di cose imperdonabili il suo governo ne ha commesse a iosa

Parole al vento e sganciate, effettivamente, dal merito delle perplessità avanzate da Italia Viva. Sempre Conte ha aggiunto che il Recoverynon è lo strumento per definire tutte le questioni poste sui tavoli di confronto della maggioranza. Anche perché vi sono interventi che non possono essere finanziati con il Recovery Fund.

Prima rimpastano poi cadono?

Da quest’ultima affermazione la decisione di convocare nei prossimi giorni un tavolo di confronto per concordare una lista di priorità per la restante parte della legislatura. Proposta in vero già avanzata la settimana scorsa e poi caduta nel vuoto. Il rimpasto, lo avevamo annunciato da queste colonne, è sempre più certo altro non fosse per rafforzare e migliorare l’azione del governo in un momento così particolare. Con il Covid nei panni dell’intruso eccellente. 

 

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