ROMA – RENZI BACCHETTA GRILLO MENTRE IL PD ARRANCA. CONTE TENTA DI BLINDARE IL GOVERNO IN CASO DI SCONFITTA

Siamo al rush finale. Un paio di giorni e sapremo di che morte dovremo morire. I Big della politica nostrana sono in fibrillazione. Ognuno teme soprattutto per sé.

Roma – Aria di tempesta nei gironi infernali della politica. C’è chi fa accordi e chi trama assalti. Tutto è possibile in un clima di riposizionamento elettorale e di conquista di nuove leadership. La caccia è aperta. I risultati dell’election day del 20 e 21 settembre sono destinati a stravolgere il futuro dei principali personaggi dei palazzi. Futuro in bilico, dunque, per Giuseppe Conte, Nicola Zingaretti, Matteo Salvini e Matteo Renzi, peraltro al suo primo esordio elettorale, ma anche per Luigi Di Maio e Silvio Berlusconi che non usciranno intonsi da questo tour elettorale all’ultimo sangue.

Insomma non vi saranno più intoccabili ma persone che dovranno conquistarsi la fiducia dei cittadini. A caro prezzo dopo la catastrofe della malattia del secolo. Grande fatica, dunque, per gli aspiranti leader. Ammesso che ve ne siano sul vero senso della parola. Tant’è che il ministro degli Esteri mette le mani avanti e blinda, insieme con Grillo e Conte, il M5S. Il piano di Di Maio, e lo avevamo anticipato proprio su queste colonne, è quello di creare una leadership collegiale per evitare scissioni. Un tantino a ciascuno per evitare fughe e defezioni. Meglio tanti generali che nessuno.

E a proposito di ufficiali superiori Alessandro Di Battista, silente ormai da settimane, si è defilato. Parla poco e solo sui social. Chiamalo fesso. A chi gli chiede se non ritenga che il Movimento abbia tradito Casaleggio, che si starà rivoltando nella tomba, replica secco: “…Io rispondo delle mie azioni, non per quelle altrui...”. L’attacco è frontale perché diretto a Grillo e Di Maio. Grande attesa, invece, nel Pd dopo gli attacchi frontali a Zingaretti da parte di un Saviano sempre più arrogante e delle Sardine, queste ultime redivive ma per questo ininfluenti. Mentre Bonaccini, tirandosi su le maniche, cerca di scaldare gli animi dei delusi accorciando le distanze dalla segreteria nazionale.

In questo clima da bar dello sport, e in attesa dei risultati elettorali e referendari, ognuno cerca di guadagnare posizioni, per non trovarsi troppo in retroguardia. Ma ogni tanto si esagera. E gli italiani se ne accorgono. E se la legano al dito. Tante le accuse, soprattutto a Zingaretti e Franceschini, per aver accettato il grado di “caporali” dei 5 Stelle pur di stare nella stanza dei bottoni. Del resto il partito del Nazareno ha conosciuto tempi migliori. Quando si andava al governo con i voti degli elettori, per esempio. E comunque cambiano le modalità per sedere sugli scranni ma l’eterno, reiterato e perenne fuoco amico, la malattia incurabile del centrosinistra, rimane inalterata nel tempo e giunge sino ai giorni nostri praticamente integra. Con i suoi giochetti meschini pur di rimanere a cavallo, costi quel che costi.

Grillo, proprio l’altro giorno esordiva, con un suo solito pistolotto: “…Le dittature funzionano meglio delle democrazie…”. E allora? Ma quando parlerà di politica vera e non di filosofia da mercatino rionale? Pronto e sarcastico il commento di Matteo Renzi: “…Suggerisco di trovare un medico bravo per Grillo…”. Stavolta Renzi c’ha azzeccato in pieno interpretando il pensiero di milioni di italiani a cui il “comico” genovese sta sui cabbasisi ormai da anni.

Il  capo di Italia Viva non si ferma. Ne ha di buone anche per Bonaccini che vorrebbe fare rientrare in casa tutti gli ex Pd che hanno abbandonato il partito: “…Io voglio bene a Stefano Bonaccini ma questo non è un fatto personale…”, ricorda Renzi evidenziando che la sua uscita dal Partito Democratico è scaturita proprio dal fatto che il Pd, in molte zone d’Italia, continuava e continua a fare accordi strutturali con i Cinque Stelle, qualora non si fosse compreso. Vero è anche, aggiunge Renzi, che i Grillini sono cambiati nel frattempo ma non abbastanza per i suoi gusti.

Infatti mentre prima Di Maio andava in tandem con il “fenomeno” Di Battista dai “Gilet Gialli” adesso si reca da Macron a prendere qualche buon suggerimento. Certo ci vorrà dimestichezza con la lingua francese ma vuoi mettere che salto di qualità? Giuseppe Conte, di contro, sta volutamente ignorando la campagna elettorale. Dopo aver tentato, ma inutilmente, di favorire l’accordo Pd-M5S in Puglia e Marche si è fatto da parte. Per meglio dire: se l’è fatta alla larga. 

Così il Presidente del Consiglio non solo non ha partecipato ad alcun appuntamento elettorale ma si è mantenuto distante soprattutto nelle regioni e nei comuni, specie quelli più grandi, dove si vota. Un ombrello, il suo, per tentare di mettere al riparo il Governo e sé stesso da eventuali contraccolpi in caso di sconfitta. Una sconfitta vestita da ghigliottina, a proposito di Macron, che pare sia nascosta dietro l’angolo, pronta a recidere decine di teste.

In effetti il premier sta puntando tutto sul Recovery Fund. La panacea per tutti i mali che solo nella primavera del 2021 si trasformerà in moneta sonante. Forse. Infine c’è il leader della Lega che punta tutto sulla vittoria in Toscana. La conquista della fortezza rossa, altamente simbolica, sarà l’unico modo per rilanciare il suo prestigio e il suo asfittico partito che nell’ultimo anno da “duro” che era si è “ammosciato” non poco. Tanto da venire superato da Giorgia Meloni che sorride soddisfatta. Mai prima dei risultati. Porta scalogna.

 

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