I dati di albergatori e ristorazione nelle festività pasquali mostrano segnali di crescita. Ma siamo sicuri che il “nuovo turismo” e la ripresa sostenibile possano andare d’accordo? Non ne siamo proprio convinti.
Roma – Il turismo è reduce da un biennio di grama per via della pandemia e rimane uno dei settori economici più colpiti. Le cifre, come al solito crude, ci informano che nel 2021 c’è stato un -50,9% di spesa degli stranieri. Un calo pari a ben 22,5 miliardi di euro.
Il 13 e 14 maggio scorsi si è tenuta a Parma la 72° assemblea generale di Federalberghi, l’organizzazione nazionale maggiormente rappresentativa degli albergatori italiani. Presenti all’evento il ministro del Turismo Massimo Garavaglia e il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.
“…Siamo tornati insieme – ha dichiarato Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi – felicemente in presenza. Rimetteremo a fuoco i nostri obiettivi. Siamo stati letteralmente travolti da due anni di pandemia e ora siamo di fronte oggi ad una nuova colossale difficoltà quale è il conflitto in Ucraina. Abbiamo come sempre messo a disposizione le nostre aziende per venire incontro alle necessità dei profughi. Non abbiamo mai tradendo la nostra vocazione di attenzione al sociale…”.
“…Ma per ricominciare a sentirsi forti abbiamo bisogno di essere accompagnati ancora per un po’ e supportati al massimo dai nostri governanti. Vogliamo dire le nostre priorità? La diminuzione della pressione fiscale, in primis riducendo le tasse sugli immobili che gravano sulle imprese anche quando sono chiuse o semivuote; il sostegno agli investimenti con il potenziamento del credito di imposta per la riqualificazione delle strutture ricettive; il contrasto all’abusivismo dilagante in tema di locazioni brevi…”.
Come al solito in Italia ogni categoria imprenditoriale è sempre pronta ad esercitare la questua. Mai nessuno che si faccia un bell’esame di coscienza. Tutti pronti a chiedere soldi attraverso fondi governativi o passando dalla riduzione della pressione fiscale.
Le richieste saranno pure sacrosante, ma alla fonte dovrebbe essere sancito una sorta di patto. I finanziamenti andrebbero elargiti qualora venisse manifestata l’intenzione di non assumere in nero e di rispettare i diritti dei lavoratori, non costringendoli a turni massacranti. Ma da questo orecchio gli imprenditori alberghieri sembrano tutti sordi!
Alla devastante esperienza della pandemia si sono aggiunti gli effetti della guerra in Ucraina. Il rincaro dei costi energetici ha pesantemente influito su un settore considerato energivoro. Nonostante questo, si nota la volontà degli italiani di tornare a muoversi. Questa tendenza è confermata dai flussi turistici interni durante le festività pasquali e i ponti del 25 aprile e 1° maggio e come quello del prossimo 2 giugno.
La bellezza dei nostri territori e la loro straordinaria enogastronomia saranno ancora una volta le carte vincenti. Su questo tema si è svolta la tavola rotonda “Enogastronomia e Turismo testimonial del brand Italia. Dai territori ai prodotti una rete per raccontare l’eccellenza”, con la partecipazione, tra gli altri, dello chef stellato Carlo Cracco.
È emerso che il turismo enogastronomico si è consolidato grazie alle sue eccellenze, risorse ed attrazioni diffuse sia nelle mete principali che in quelle minori. Lo chef stellato di fama internazionale ha condiviso la sua opinione sull’argomento:
“…Il brand Italia si esporta nel mondo anche grazie all’eccellenza dei prodotti del nostro Paese – ha aggiunto Cracco – La cucina d’autore rappresenta la virtù che si applica alla materia prima. Facendo rete è possibile rendere la nostra qualità enogastronomica e il nostro sapere un elemento sempre più forte di attrattività anche per il turismo straniero… Soprattutto dopo la pandemia, si è notata una carenza di forza lavoro sia in sala che in cucina. Forse anche una disaffezione a questo lavoro, alla quale bisogna rispondere mettendo al centro di tutto la formazione. È da qui che dobbiamo ripartire. Investendo sulle scuole, sull’insegnamento e sulla preparazione professionale di questi ragazzi, cercando di dare loro una possibilità di crescita e nuovi sbocchi professionali…”.
Qui non si vogliono mettere in discussione le considerazioni di Carlo Cracco. Ma va sottolineato che i primi segnali non sono confortanti. La crescita delle attività vacanziere nelle recenti festività non ha niente a che fare con una ripresa sostenibile e con una vera transizione ecologica.
Ci si riempie la bocca di termini green, imbellettati, politicamente corretti. Ma all’atto pratico tutto come prima, se non peggio. La verità è che siamo di fronte a un turismo d’assalto e confusionario. Nell’immediato porta incassi agli albergatori, ma sul lungo periodo si rischiano effetti dannosi sulle mete turistiche, una delle principali ricchezze del nostro Bel Paese.