Una capricciosa al microchip?

La pizzeria robotizzata chissà sino a che punto avrà successo. Per intanto chi l’ha inventata lavora alla grande ma se attecchisse il robot pizzaiolo sarebbe davvero una iattura. Addio a pizz cca pummarola ‘ncopp e spazio alle pizze da consumer senza colori né sapori. Cyborg, lo specchio dei tempi.

No, la pizzeria virtuale per favore no! Un evento che affascina ma che, allo stesso tempo, desta preoccupazione in chi è spaventato dalla sostituzione degli esseri umani da parte dei Cyborg (nel linguaggio della fantascienza, ibrido di macchina e organismo umano; uomo macchina).

L’attore Ray Fisher nel film “The Flash” inpersonifica un Cyborg

Cos’è successo di così eclatante? A Parigi è stata presentata una pizzeria che è gestita interamente da un robot in tutte le fasi di lavorazione. Dunque uno degli incubi più ricorrenti per ogni persona dotata di sensibilità e buon senso, si è palesato ai suoi occhi, diventando cruda realtà. Un brivido freddo ha percorso la schiena di chi è inorridito al solo pensiero che i robot stiano sostituendo gli esseri umani.

Infatti un ristorante della catena Pazzi ha affidato la preparazione, cottura e servizio della pizza ai robot. Il locale è in grado di produrre fino a 80 pizze all’ora per altrettanti clienti.

La notizia, grazie al web, si è propagata alla velocità della luce suscitando interesse ed entusiasmo un po’ dappertutto. Ma come funziona la prima pizzeria cibernetica?

Il cliente ordina su un terminale automatico, del tutto simile a quello di alcune catene di fast food, che sono presenti anche in Italia. A tutto il resto pensa lui, novello cavalier servente a nostra completa disposizione.

Il Cyborg si comporta come un provetto pizzaiolo: dalla stesura dell’impasto alla preparazione dei condimenti, fino alla cottura in forno. Al cliente il lauto pasto viene servito col robot protetto da un vetro infrangibile.

Secondo gli esperti l’idea può essere replicata in altri settori, come ad esempio altri servizi di ristorazione o negozi di vendita al dettaglio. Domanda banalmente retorica: se tutti venissimo sostituiti dai Cyborg, le pizze chi le mangerebbe?

Forse altri Cyborg a cui verrebbe inserito un dispositivo che sostituirà il palato, le papille gustative e l’olfatto. E il gusto per una pizza o un’altra, che è legato oltre ai sapori anche alle emozioni che questi suscitano, dove lo mettiamo? Anche questo in un microchip? Ah! saperlo…

Thierry Graffagnino

Il nuovo servizio di pizza automatizzata ha riscosso l’entusiasmo dei parigini che si sono affollati davanti alle vetrine, come bambini estasiati alla vista del paese dei balocchi. E’ stato pensato proprio a tutto.

Per il menu la catena PazziPizzas si è affidata alle sapienti mani di un noto professionista come Thierry Graffagnino, che lavora all’Institut Mondial de la Pizza di Parigi.

Sébastien Roverso e Cyril Hamon

Le pizze da scegliere sono una quindicina ed i prezzi oscillano tra i 7 ed i 14 euro, con la possibilità di aggiungere ingredienti a proprio gusto e piacimento. Proprio come nelle pizzerie che abbiamo conosciuto finora!

La start-up che ha progettato il robot in grado di preparare la pizza si chiama Ekim. Già qualche anno fa aveva presentato l’identico progetto in un centro commerciale in provincia di Parigi. Il successo, però, è arrivato quando è approdato nella capitale francese.

I due imprenditori che hanno lavorato al progetto, Sébastien Roverso e Cyril Hamon, hanno dichiarato alla stampa francese di voler innovare il comparto della ristorazione: “…Il nostro intento è di rivoluzionare il settore del fast food hanno detto i due imprenditori – la spinta decisiva ce l’ha fornita la constatazione della carenza di personale che, oggi, è un tratto caratteristico di tutto il settore…”.

Avete ancora voglia di pizza?

Ora non ci passa nemmeno un po’ per l’anticamera del cervello disquisire su quello che hanno dichiarato i due imprenditori rivoluzionari. Anche perché venendo da una nazione che di rivoluzioni se ne intende, sarebbe fatica sprecata.

Ma voi andreste in una pizzeria automatizzata, senza sapere se ci si può sedere in un locale o esercitare forzatamente l’asporto? Inoltre che fine faranno tutte quelle sensazioni di convivialità vissute, quei sapori assorbiti, la maestria del pizzaiolo che faceva roteare in cielo l’impasto? Anche tutto ciò in un microchip? Poveri noi.

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