LONDRA – AL GUARDIAN UN ROBOT HA SCRITTO L’EDITORIALE. COME IN ITALIA?

Certe redazioni assomigliano molto all'organizzazione domestica del signorotto ricco e dispotico che aveva ai suoi ordini tutti i suoi palafrenieri che obbedivano senza fiatare.

Londra – E’ successo al Guardian, giornale britannico: un robot ha scritto l’editoriale. Il futuro è già oggi. Ciò che sembrava possibile nei romanzi di fantascienza è realtà. Un robot ha scritto un articolo sul quotidiano britannico “The Guardian dal titolo: “Umani, non abbiate paura dell’intelligenza Artificiale. Noi robot non vi distruggeremo”. La notizia ha fatto il giro delle redazioni che sono andate in fibrillazione al pensiero di essere sostituite da una macchina.

La sede del prestigioso giornale inglese

Poi si sono tranquillizzate per il suo nobile e generoso intento di non voler, comunque, distruggere la razza umana. Timore sventato? Vedremo. Comunque un lungo sospiro di sollievo è stato tirato da nord a sud del Paese, anche se la precisazione fatta di “essere ad immagine e somiglianza dell’uomo” ha lasciato basiti coloro che non depongono più nessuna fiducia nell’essere umano. Se ci si mette pure un robot, è proprio finita! Sta di fatto che nel caso in questione, un giornalista ha dettato le istruzioni ad un potente generatore di linguaggi di OPEN AI per la redazione del testo.

Il solerte robot si è dimostrato molto efficiente tanto da scrivere otto diversi editoriali da cui poi è stato tratto quello pubblicato. Il termine robot deriva dal ceco robota, lavoro pesante che, a sua volta, discende dall’antico slavo ecclesiastico rabota, servitù. Cosa riesce a combinare una vocale al posto di un’altra! Il lavoro pesante, robota, può essere duro, massacrante, ma non servile. E’ l’altro significato rabota, servitù, che merita attenzione perché sembra la definizione esatta del giornalismo italico.

Quella servitù che nell’800 era costituita da domestici alle dipendenze del signorotto di turno. Era organizzata gerarchicamente ed ognuno aveva ruoli e mansioni da rispettare. La direzione di questo piccolo esercito era affidata alla padrona di casa che sovrintendeva alla formazione del personale di servizio e gestiva le finanze domestiche. Per quest’ultimo compito si poteva avvalere di una governante.

La servitù di alto rango, Upper servant, si suddivideva in vari ruoli, tra cui: steward, una sorta di sovrintendente, di consigliere del padrone di casa. Agiva a suo nome, governava e gestiva in modo plenipotenziario. Maggiordomo, capo della servitù maschile. Aveva diversi incarichi, dal ricevimento degli ospiti alla direzione del personale durante le cene e ricevimenti. Era esperto di galateo ed impeccabile nel suo ruolo. Veniva chiamato col cognome.

Governante, a capo della servitù femminile, svolgeva i compiti affidatile dalla padrona di casa. Veniva chiamata con l’appellativo di Mrs. più il cognome; valletto, l’attendente e confidente del padrone. Poi seguivano cuochi e chef, considerati personale specializzato. Infine i servitori di basso rango, lower servant: camerieri/e; assistenti di cucina o sguatteri; domestiche di retrocucina e di lavanderia. Alcune necessità importanti erano affidate a personale ad hoc: le balie, ragazze assunte per la cura e l’intrattenimento dei bambini.

Poi venivano le istitutrici, col compito di istruire i bambini in attesa di mandarli in collegio. Ora se con un artificio intellettuale sostituiamo la composizione della servitù dell’800 con la redazione giornalistica di un grande gruppo editoriale dei giorni nostri e il signorotto di allora con chi detiene i cordoni della borsa di oggi, non si nota una grande differenza. Da questo punto di vista, il robot/giornalista non ha fatto che rendere palese, chiara e trasparente una condizione: sia l’uno che l’altro sono eterodiretti. Scusatemi se è poco. 

 

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