La manifestazione si è svolta nella splendida cornice verista de “I Malavoglia” ad Acitrezza, in provincia di Catania, per commemorare le vittime della pandemia. L’idea si deve ad una scrittrice catanese a suo tempo affetta da Covid e poi fortunatamente sopravvissuta. Una targa ed un cortometraggio per non dimenticare.
Catania – Il 6 novembre scorso è una data che gli abitanti di Aci Trezza, frazione rivierasca di Aci Castello, a due passi dal capoluogo etneo, ricorderanno a lungo. L’antico e suggestivo borgo marinaro è stato il set dello straordinario film girato negli anni ‘50 “La terra trema“, tratto dal romanzo “I Malavoglia” di Giovanni Verga, per la regia di Luchino Visconti. Una data che ci auguriamo diverrà importante per gli abitanti della frazione marinara poiché ha trovato la sua giusta collocazione, ai piedi di un giovane albero, una targa in memoria e onore dei “Caduti di Covid-19“.
L’iniziativa si deve a Melania La Colla, musicista, commediografa e sceneggiatrice catanese, oltre che collaboratrice del nostro giornale, ormai cittadina adottiva castellese, ed è conseguenza della sua condizione di ex “covidizzata” e guarita nel giugno di quest’anno. A Melania abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza sulla lunga degenza in rianimazione e la motivazione che l’ha spinta a proporre all’Amministrazione comunale l’installazione della targa.
‘’…Devo tornare indietro di poco più di un anno – dice La Colla – nell’estate del 2020, quando scrissi una sceneggiatura per un corto in cui si narravano le problematiche della pandemia, nonché dei risvolti drammatici sociosanitari e umani. Realizzato il corto nell’ottobre dello stesso anno, nel maggio del 2021, mi trovai a vivere la tragedia che avevo narrato, sulla mia pelle. E’ stata un’esperienza devastante perché l’ho vissuta in condizioni critiche ovvero in sala di rianimazione per 20 lunghi giorni con il consenso già firmato per essere intubata…
...In quel luogo di sofferenza ho avuto modo di vivere situazioni emotive terribili, nonostante l’umanità degli operatori sanitari e dei medici, ma anche gli atavici problemi della malasanità, in primis l’insufficiente presenza del personale sanitario e da qui le difficoltà e i rischi per i malati. In seguito a questa esperienza traumatizzante, è sorto il forte desiderio di trovare un senso, una motivazione affinchè questo brutto momento non finisse fra qualche anno nel dimenticatoio…
…Da qui “Un albero per ricordare” i numerosissimi caduti della pandemia deceduti senza il conforto dei familiari. Soltanto chi è stato vittima del virus ed è riuscito a sopravvivere acquisisce la consapevolezza che “quella” morte non è una “morte qualunque” poiché avviene in totale solitudine dunque difficilmente si può immaginare lo stato emotivo con il quale si affrontano i giorni della malattia...
…Così ragionando sul mio “voto laico” ho promesso a me stessa che se ne fossi uscita viva, avrei fatto di tutto per lasciare un segno tangibile a testimonianza di chi non ce l’ha fatta, di chi non ha avuto la possibilità di avere stretta la mano e neppure una degna sepoltura…
…Miracolosamente guarita, un mese fa, ho quindi contattato l’associazione Centro Studi di Aci Trezza nelle persone incaricate di Antonio Castorina e Giovanni H. Grasso, chiedendo loro di collaborare per l’attuazione del mio progetto, subito accolto con entusiasmo...
…La frase riportata sulla targa: “Qui sorge ancora il sole, a Eterna Memoria di chi mai più luce vide, e i colori. Resta la Speranza in noi che restammo’’ rispecchia l’emozione del mio animo di quando, per la prima volta dopo più di un mese, ho rivisto dalla finestra della mia stanza d’ospedale il cielo, il mare, gli alberi. I colori e quello spettacolo della natura mi si presentavano come fosse la prima volta. In quel momento mi sono resa conto di quanto siamo distratti nel non vedere e apprezzare la bellezza del paesaggio che ci circonda….
…Quella sensazione si è concretizzata in un mio pensiero, ora reso pubblico, in cui la parola “speranza” è determinante. Il mio ringraziamento, per aver accolto l’iniziativa, va esteso a Matteo Licari, docente di Sociologia dei Gruppi, che ha accettato di concludere la manifestazione con il tema “Covid. Dinamiche relazionali ai tempi della pandemia“, argomento che ha appassionato i presenti a chiusura della serata dedicata alla riflessione...”.
Abbiamo chiesto a Licari come si possano legare i due contributi, targa e cortometraggio, entrambi dedicati alle vittime del virus e a tutto ciò che ruota intorno alla sanità dedicata alla lotta contro il Sars-Cov2:
“…I due contenuti sono intimamente connessi all’origine – ha concluso Matteo Licari – sono le vittime della pandemia ad essere scaturigine di ambedue i momenti. Con la targa e l’albero si è voluto offrire alla città una postazione, un monumento per il pubblico raccoglimento e la pubblica riflessione, mentre con l’incontro in cui si è proiettato il cortometraggio c’è stata una riflessione approfondita di tutti i presenti sulle conseguenze nei rapporti interpersonali dei comportamenti necessitati dalla pandemia…”.