Com’è nel costume italico gli accordi si fanno con chi non si dovrebbe. Altro non fosse per problemi di morale ma si che nel Bel Paese tutto è permesso anche davanti a 43 morti e 566 sfollati. Con il Governo Conte 2 erano stati previsti precisi adempimenti con Autostrade per l’Italia. Con il Governo Draghi la situazione è stata rivista, a tutto vantaggio dei Benetton.
Roma – Per il crollo del ponte di Genova avvenuto il 14 agosto 2018, che provocò 43 morti e 566 sfollati, è stato trovato un accordo tra l’ASPI, Autostrade per l’Italia e il MIMS, Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili. Com’è costume tipico della forma mentis e del modus operandi italiani, si è concluso tutto a “tarallucci e vino“.
Questa locuzione fa parte dell’antica tradizione contadina e con essa si intendeva un momento di convivialità ed ospitalità, in cui veniva annullata ogni sorta di divergenza o litigio, allorché il padrone di casa offriva quello che può essere considerato come l’antesignano dell’aperitivo odierno, ovvero taralli ed un buon bicchiere di vino.
Col tempo, spesso, il significato dell’idioma muta ed oggi ha assunto un significato estremamente negativo. Si intendono, infatti, accordi sottobanco, infimi compromessi e squallidi sotterfugi. Si è passati, dunque, dalla giovialità al “magna-magna“.
Il Ministero, com’era doveroso che facesse, aveva avviato una procedura per grave inadempimento agli obblighi di manutenzione e custodia della rete autostradale. Con l’accordo raggiunto dopo un lungo percorso, sono state recepite integralmente le condizioni di rivedere la convenzione, definite nel luglio 2020 col Governo Conte 2.
ASPI aveva concordato precisi e specifici impegni, tra cui la realizzazione di misure a favore della collettività per un importo di 3,4 miliardi di euro. Inoltre, si era dimostrata disponibile (poverina, com’è stata generosa!) a cedere l’intera partecipazione azionaria in mano alla famiglia Benetton.
L’accordo prevede un piano economico e finanziario che riguarda un programma di investimenti sull’intera rete autostradale gestita da ASPI del valore di 13,6 miliardi di euro, di cui 2,5 miliardi per manutenzioni straordinarie da attuare entro il 2024.
Inoltre le seguenti condizioni: il potenziamento delle attività di controllo e vigilanza; l’implementazione di sistemi informatici a supporto della gestione della mobilità; sanzioni più elevate da parte del concessionario, anche solo per lievi irregolarità; l’adesione alle tariffe introdotte dall’ART, Autorità di Regolazione dei Trasporti, con una sostanziale misura delle stesse su tutta la rete autostradale.
Infine, a seguito alle conseguenze patite dal territorio ligure per il crollo del Ponte Morandi, l’accordo prevede anche che ASPI realizzi una serie di interventi del valore di 1,2 miliardi di euro riguardanti opere importanti per lo sviluppo della Liguria.
Gli impegni prevedono le seguenti opere: il tunnel sub portuale di Genova; il collegamento della Val Fontanabuona, una delle principali valli della città metropolitana di Genova; iniziative per il Porto di Genova; interventi di manutenzione della rete autostradale ligure.
Tutte queste opere saranno realizzate da aziende selezionate con bandi pubblici. Nell’accordo stipulato è previsto l’impegno alla realizzazione di misure atte al sostegno di quelle categorie più penalizzate in seguito al disastro del Ponte Morandi. Le famiglie residenti nelle case che si trovano sotto il viadotto Bisagno godranno dell’elargizione di tre milioni di euro.
Ora questo accordo può essere considerato più o meno buono. La questione dirimente è che in uno Stato di diritto che tenga conto innanzitutto delle parti lese, accordi con chicchessia, dopo un’immane tragedia come quella di Genova, non se ne fanno a prescindere.
Dopo aver offerto la concessione autostradale ai Benetton, a condizioni ed a cifre risibili, andavano sequestrati tutti i loro beni e quelli degli azionisti, a parziale risarcimento dei danni provocati. Ma in Italia sulla legalità si sputa ogni giorno, facendo trionfare il famoso epitaffio del Marchese del Grillo che proferì agli avventori dell’osteria: “…Io so’ io e voi non siete un c…!”.