Talebani 2.0: le due facce della Sharia

I criminali neri promettono concessioni e dispensano sorrisi come faceva la Gestapo quando si trattava di apparire in pubblico celando gli orrori dei campi di sterminio. Per il resto Stati Uniti ed Europa escono malconci da una vicenda che porterà altri guai. Se 7 milioni di afghani si trasformeranno in altrettanti migranti il Paese arabo non esisterà più. Ma sappiamo già come andrà a finire. E buona notte al secchio.

Roma – Dobbiamo dimenticarci dell’Afghanistan. Adesso si chiamerà Emirato Islamico dell’Afghanistan. Nessuno si aspettava la caduta di Kabul in poche ore, una resa rapida ed incondizionata con l’intero governo in fuga. I soldati regolari si sono arresi al nemico, o meglio all’amico, senza sparare un colpo. Chi non lo ha fatto è stato ammazzato senza pietà. Com’è nello stile di questi criminali.

Armi efficienti e di fabbricazione estera e ottimo addestramento militare

Dopo 20 anni di guerra il Paese è tornato in mano ai terroristi islamici. Coloro i quali hanno ucciso centinaia di dissidenti e rappresentanti di nazioni straniere, spesso civili, a colpi di scimitarra e davanti le tv di tutto il mondo. Insomma assassini che non danno valore alla vita in nome di una religione che, forse, è solo un alibi.

Il portavoce Zabihullah Mujahid ha reso una dichiarazione che la dice lunga sui loro programmi e su chi ha reso possibile la loro passeggiata di salute terminata a Kabul: “…Dopo 20 anni di lotta abbiamo liberato il Paese ed espulso gli stranieri – ha detto il terrorista nero – é un momento di orgoglio per l’intera nazione...”. La verità è un’altra: gli americani erano stanchi di sacrificare altre vite in una guerra da 6.400 miliardi di dollari, 5,4 miliardi di euro.

Lo ha sottolineato Joe Biden in un discorso alla nazione nel quale ha dovuto difendersi dalle accuse per la umiliante, disordinata e precipitosa partenza dall’Afghanistan mentre gli integralisti marciavano trionfanti. Il 46mo presidente degli Stati Uniti ha ricordato come le modalità di ritiro dallo Stato islamico siano state a suo tempo concordate con Donald Trump (tornato alla ribalta delle cronache come depositario di tutti gli errori a stelle e strisce) e che la scelta era proseguire l’accordo o tornare a combattere.

Automezzi blindati dell’ultima generazione in dotazione ai criminali. Chissà dove li hanno presi

Alle critiche piovute da tutte le parti del mondo Biden ha risposto senza convinzione e toppando clamorosamente: “…La nostra missione in Afghanistan non è mai stata pensata per costruire una nazione ma per combattere il terrorismo…”. In questa frase c’è tutto l’insuccesso, anzi il totale fallimento, della politica estera occidentale. Anche perché il terrorismo non è stato eliminato. Piuttosto è diventato uno Stato sovrano con cui dovremo fare i conti. Che vergogna.

Una sconfitta congiunta per gli Usa e per l’Europa. In un paio di giorni quello che doveva essere il nuovo Afghanistan è stato spazzato via dalla furia criminale che altre potenze hanno sostenuto e promosso. Basta dare un’occhiata alle armi in dotazione ai delinquenti per rendersi conto da dove vengono. E la guerra si fa con le armi, non con i bruscolini. E i Talebani le armi le hanno sempre avute, e di quelle buone in uno con attrezzature informatiche e sistemi elettronici di puntamento e controllo.

Ashaf Ghani, la marionetta fuggita impaurita con i suoi sodali

La Nato ha avuto colpa maggiore per essere stata incapace di rafforzare una componente islamica moderata che potesse soppiantare la popolarità e lo stesso credo estremista dei guerriglieri. Con l’abbandono delle ambasciate e la fuga da Kabul del presidente Ashaf Ghani, ritenuto un fantoccio in mano agli Usa, lo stato asiatico tornerà indietro nel tempo, a quel 2001 quando il terrore faceva da padrone.

Anche se i Talebani hanno cercato di presentarsi al mondo con un volto nuovo e più moderato reiterando l’intenzione di formare un governo inclusivo nel rispetto dei diritti delle donne purché nell’osservanza dei dettami della Sharia, di fatto si stanno comportando come al solito minacciando di morte chiunque si opponga alle vecchie regole. Basti pensare alle donne che dovranno unirsi in matrimonio con sconosciuti ai fini di procreare nuove generazioni a cui mettere in mano un mitra appena possibile.

Il cambiamento promesso dai Talebani

Del resto la nazione che si è appena disgregata era messa davvero male: solo il 10% delle donne ha potuto studiare mentre il restante 90% è analfabeta. L’Afghanistan di Ghani era comunque un Paese fondamentalista, retto da pseudo-politici per anni sul libro paga della Cia che li aveva finanziati per combattere contro Russia e Cina.

Quelli che sono fuggiti, da vigliacchi, non erano altro che soldataglie, criminali di guerra, signori della droga cosi come i nuovi padroni che hanno distrutto migliaia di ettari di terreno agricolo coltivati ad ortaggi per piantare l’oppio da cui ricavano tonnellate di stupefacenti che vendono in tutto il mondo. Altro che cartello colombiano.

Le buone leggi per i diritti delle donne erano già allora una chimera, diciamo la verità. Le poche giovani che, a loro rischio, hanno potuto studiare diventando medici e avvocati, sono state aiutate e sostenute esclusivamente dalle loro famiglie ricche. Le altre meno fortunate hanno continuato ad essere costrette a matrimoni forzati spesso ancora bambine.

L’esodo continua ma adesso si tratterà di ospitare centinaia di migliaia di rifugiati fra il silenzio di numerosi Paesi europei

La condizione della donna dal 2001 dunque non è migliorata granché e ora potrà solo peggiorare. Dietro questo fallimento, come già avvenuto in Vietnam e in altre parti del mondo, si nasconde una delle più grandi sconfitte politiche di tutti i tempi, quella militare viene subito dopo ma, a confronto della prima, è ben poca cosa.

Adesso il disegno Usa è chiaro: gli americani si sono fidati di alleanze corrotte per combattere soprattutto i loro atavici nemici, subito dopo il terrorismo, foraggiato dai regimi comunisti. In Afghanistan l’errore più grande è stato quello di non riuscire a recidere i rapporti fra Talebani e i loro alleati, noti da sempre. Adesso c’è che si frega le mani: Pakistan in primis. Subito dopo Turchia, Russia e soprattutto la Cina, Quest’ultima gongola più degli altri.

                                                                                 

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