Salvini e Berlusconi fanno quadrato senza Meloni. Ma è solo una farsa

Il Cavaliere spinge sulla federazione di centro-destra a cui lui solo crede. Salvini dice di si tanto per accontentare l’alleato mentre Meloni prosegue per la sua strada nell’intento di superare la Lega. Su vaccini e migranti Berlusca e il buon Matteo hanno idee diverse ma della gravissima situazione che stiamo attraversando nemmeno un accenno. Tanto si farà come dice Draghi. In ogni caso.

Roma – Al via il semestre bianco di Sergio Mattarella. Durante questo periodo il presidente della Repubblica – secondo il dettato costituzionale previsto dall’articolo 88 – non potrà utilizzare il suo potere maggiore, ovvero quello di sciogliere le Camere e indire nuove elezioni politiche. Nel frattempo iniziano le grandi manovre politiche con Berlusconi e Salvini che ritentano la carta della federazione di centro-destra che al momento non prevede la partecipazione di FdI.

Il Cavaliere, in diretta telefonica dalla festa della Lega a Milano Marittima, luogo simbolo della crisi di governo dell’estate 2019, in occasione della festa del Carroccio tesse le lodi del segretario leghista con la sua solita enfasi mista all’entusiasmo del momento:”…Un leader è più solido e forte solo quando rappresenta tutta la coalizione…”. La distanza abissale tra i due, però, rimane sul tema dell’obbligo vaccinale. Nonostante quelle di Salvini rimangano soltanto parole al vento.

Il fondatore di Forza Italia non transige sull’obbligo vaccinale per medici ed insegnanti. Alla battuta sulla diversità di opinioni che li divide Berlusconi risponde che rispetta le opinioni altrui:“…Se fossimo sempre d’accordo saremmo nello stesso partito…”. Sfortuna o fortuna per il Cavaliere i due appartengono a partiti diversi e forse la tanto annunciata federazione non vedrà mai la luce, almeno da parte della Lega che non sembra affatto interessata a stringere i rapporti con FI più del necessario.

In quanto a vaccini, invece, si pone sulla linea opposta il segretario leghista che ritiene di aprire un dialogo con i manifestanti “No Green Pass” che hanno sfilato in molte città italiane. Un dialogo dettato dall’assunto che chi protesta deve essere ascoltato ma fino ad oggi il populismo di Salvini ha generato soltanto un comportamento ondivago e contraddittorio che non ha portato a nulla.

Ma i distinguo non si fanno attendere neanche all’interno del Carroccio. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, senza mezzi termini e per questo molto più apprezzato, afferma che le manifestazioni No Vax e i loro amici non rappresentano la Lega:

Una cosa è discutere legittimamente sull’obbligatorietà del vaccino, come fa Salvini – ha detto Zaia – altra strada è farsi portatori di una linea in cui assolutamente non mi identifico…

D’altronde in tempi di epidemia bisognerebbe che tutto il Parlamento faccia squadra. Ma forse è solo utopia. Nel rimanere divisi però si corre il rischio di trasformare la malattia in guerra civile o, come sta accadendo, in guerra tra poveri. Mentre chi gestisce la baracca ha il dovere di evitarla e di imporre, per motivi sanitari, regole certe per impedire che il caos regni sovrano.

Il nostro ordinamento, è opportuno ricordarlo, tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Ma anche in questo campo, specie sull’immigrazione, il pensiero di Berlusconi e Salvini non converge. Anzi diverge e in maniera marcata tanto che il capo della Lega ripropone il suo vecchio refrain sui migranti. L’arcinota manfrina che ebbe un certo seguito nelle scorse elezioni politiche ma che oggi rappresenta una sorta di “lagna” che non attacca più:

Sostenere un governo che a proposito degli sbarchi di immigrati clandestini è peggio di Alfano per noi diventa un problema”, dice Salvini nella certezza che poi, come ha fatto altre volte e per argomenti di pari serietà, seguirà la linea Draghi senza opporre resistenza.

Il segretario leghista, comunque, approfitta dell’occasione per “sparare a zero” sul ministro dell’Interno Luciana Lamorgese alla quale contesta la gestione dei flussi migratori e degli sbarchi in Italia. Un lavoro che il capo del Viminale ha svolto con grande sforzo ma che non ha sortito alcun effetto. Nessuno dei suoi viaggi nei Paesi maghrebini ha ottenuto successo tant’è che Tunisia e Libia hanno continuato a tenere aperte le porte fregandosene altamente di qualsiasi accordo pattuito con l’Italia.

Berlusconi, comunque, insiste nel suo progetto di un centro-destra unitario, di cui FI e Lega saranno il cuore pulsante, con il futuro contributo della Meloni.

Ma FdI è abbastanza freddo all’invito, soprattutto dopo la “sottrazione” della poltrona in seno alla presidenza della Vigilanza Rai, legittimamente rivendicata dall’opposizione “…Uno sgarbo istituzionale a cui dovremo rimediare…” afferma Berlusconi tardivamente e chissà sino a che punto in maniera sincera. A meno che non si tenti la carta del compromesso con una “compensazione” che potrebbe giungere a fagiolo con la prossima tornata di nomine alla guida delle reti e dei TG della Tv di Stato.

La giostra e lo spettacolo continuano in questi primi giorni di agosto, Ne riparleremo a settembre quando verrà meno il sorriso e inizieranno i guai seri. In quell’occasione ri-vedremo di che pasta sono fatti quelli che stanno sul palco.

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