La girandola dei nomi per il Colle prosegue senza esclusione di colpi. E di personaggi, alcuni dei quali davvero impensabili. Mentre Mattarella va a salutare Papa Francesco al termine del suo settennato, Giorgia Meloni attira le ire di Vicenzo De Luca sul “patriota” che diventerà Presidente della Repubblica. E lo spettacolo continua mentre almeno 7 milioni di italiani passeranno un Natale tra privazioni e ristrettezze.
Roma – Il Risiko del Quirinale conta molti giocatori. Ma quelli che possono veramente determinare le scelte non siedono ancora al tavolo. Insomma il gioco potrebbe durare almeno fino a metà gennaio, tanto per essere ottimisti, e solo per distrarre i tanti parlamentari che si attardano in congetture filosofiche sui possibili candidati da individuare. Basta scorrere i profili che i diversi leader politici stanno tracciando sui “quirinabili” per rendersene conto.
Tutta tattica e strategia per non scoprire le proprie carte, in nome dell’assunto secondo cui “ogni nome che viene sbandierato ai quattro venti è bruciato“. Oppure un chiaro segno che nessuna delle forze politiche sa davvero come nuotare nel mare aperto e tempestoso del Colle.
Gli identikit del futuro Presidente della Repubblica si sprecano di questi tempi. Magari volutamente, solo per depistare. Il risultato è solo un grande valzer della frivolezza e dell’inutilità. L’ultimo profilo l’ha tracciato la leader di Fratelli d’Italia chiudendo la festa di Atreju, alla ricerca del pass d’ingresso al “ballo delle debuttanti“.
“…Al Colle vogliamo un patriota…”, ha detto Giorgia Meloni. Senza fare nomi, naturalmente. Ma patriota, per la leader, è solo una parola identitaria che serve a galvanizzare il “popolo di destra“. Secondo il vocabolario vuol dire una “persona votata all’esaltazione e alla difesa di un’idea nazionale e politica”. Cioè parole al vento, come dicevamo.
Infatti proprio durante la seconda guerra mondiale furono chiamati cosi i partigiani, specialmente nel primo periodo della lotta antifascista. In ogni caso il riferimento è chiaro: dovrà essere un personaggio di centrodestra, ma bisogna vedere di chi si tratta e se riscontra il gradimento degli alleati ed in particolare della variegata maggioranza che sostiene Draghi:
“…Trovo insopportabile questa demagogia della Meloni – afferma Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania – i patrioti sono quelli che difendono gli interessi veri della comunità nazionale. I patrioti non sono quelli che fanno i cortei a via del Corso come ha fatto la Meloni, con decine di migliaia di persone senza mascherine, mentre gli altri si assumono la responsabilità di contenere il contagio…
…I patrioti non sono gli opportunisti che non hanno il coraggio di dire che i No-vax sono degli irresponsabili, i patrioti non sono quelli che per mesi lisciano il pelo a quelli che bloccano i centri storici con manifestazioni assolutamente irresponsabili…”.
De Luca è un fiume in piena e quel “presidente patriota” in bocca alla Meloni proprio non l’ha digerito. E rincara la dose:
“…Credo che farebbe bene – aggiunge il governatore campano – ad evitare toni di demagogia insopportabile. Non mi pare, peraltro, che Mattarella abbia mancato ai suoi doveri di patriota, tanto per essere chiari. Finiamola con queste manfrine e cerchiamo di lavorare a individuare una personalità della vita pubblica del nostro Paese che sia in grado di rappresentare l’insieme della comunità nazionale. Un’idea? Io ce l’avrei ma non serve a niente, sarò fra quelli che andranno a votare…”.
Comunque quello di Berlusconi rimane il piano A, almeno sulla carta. Ad Atreju, solo a festa conclusa e a domanda specifica, l’ex ministra delle Politiche giovanili ha annoverato il leader azzurro tra i patrioti.
Giudizio sospeso invece su Mario Draghi perché non ha ancora gli elementi per decidere se l’ex presidente della Bce meriti un posto fra le persone votate all’esaltazione e alla difesa di un’idea nazionale e politica, come recita il vocabolario.
La bella Giorgia sta studiando il dossier e ci vuole tempo. Anche se, in fondo, per Fratelli d’Italia il premier al Colle potrebbe rappresentare una garanzia con l’Ue per le future ambizioni della stessa Meloni. Si fa per dire, ovviamente.