Per l’uomo si trattava di un’avventura ma lei, l’amante, aveva preso sul serio quella relazione sentimentale che le avrebbe permesso di crearsi una nuova famiglia. Poi la decisione di uccidere la sua rivale colpevole, secondo l’assassina, di aver convinto il marito a tornare a casa.
Gorlago – La Cassazione ha confermato i 30 anni di carcere per omicidio volontario aggravato a carico di Chiara Alessandri, 45 anni, originaria di Rho, separata con tre bambini, accusata della morte di Stefania Crotti, 42 anni, di Gorlago, moglie di Stefano Del Bello, 46 anni, amante dell’assassina.
Lo scorso 10 marzo gli Ermellini avevano respinto il ricorso presentato dall’avvocato Gianfranco Ceci, difensore di Alessandri, il quale aveva chiesto una riduzione della pena ritenendo insussistente la premeditazione poiché l’esito letale della colluttazione era da attribuire alla situazione sfuggita di mano all’imputata. La Corte Suprema, di contro, ha accolto la richiesta della Procura Generale che chiedeva la conferma della sentenza di secondo grado pari ai 30 anni poi convalidati.
Dunque è stato omicidio premeditato quello avvenuto il 17 gennaio del 2019 tra Gorlago e Adro, in Franciacorta, fra le province di Bergamo e Brescia. Per la Procura bresciana, competente per territorio, nel box della propria abitazione Chiara avrebbe colpito con 21 martellate Stefania Crotti, che non sarebbe morta subito. Dopo l’aggressione infatti l’avrebbe caricata in auto sino a raggiungere una strada sterrata che si perdeva tra i vigneti alla periferia di Adro.
La responsabile dell’omicidio, al riparo da occhi indiscreti, avrebbe cosparso di liquido infiammabile la sua rivale in amore per poi darle fuoco. I medici accerteranno che Stefania Crotti era ancora viva quando il suo corpo veniva avvolto dalle fiamme e sarebbe deceduta subito dopo per gli effetti delle martellate ricevute e per le gravi ustioni riportate.
Il marito della vittima, nel giugno del 2018, aveva intrecciato una relazione sentimentale con la Alessandri durata solo due mesi. Per l’uomo si trattava di un’avventura ma non per la donna che sperava di rifarsi una famiglia. Infatti Del Bello e Crotti, dopo otto anni di matrimonio, avevano deciso di separarsi. La convivenza fra i due si era fatta impossibile tanto che Del Bello era stato costretto a trasferirsi in altra dimora nelle ore notturne per non far capire la grave situazione familiare alla figlia di 7 anni.
Durante quel periodo di contrasti con la moglie l’impiegato aveva conosciuto Chiara che abitava a Gorlago con la madre e tre figli. I due iniziavano a frequentarsi e la relazione prometteva bene anche se in paese i pettegolezzi sui due amanti si sprecavano, considerando anche che i figli di Chiara e la bambina di Stefania frequentavano la stessa scuola. Dopo due mesi di passione Del Bello decideva di tornare dalla moglie.
Chiara, però, non aveva digerito il dietro front del suo ex amante tanto da meditare la vendetta escogitando un trucco per tendere un agguato alla sua vittima. Chiara avrebbe pregato un suo amico di recarsi a casa di Stefania con un mazzo di rose rosse accompagnate da un biglietto con su scritto “Ti Amo” per farle credere che il marito le aveva organizzato una festa a sorpresa. L’uomo, dopo aver bendato la poveretta, a bordo di un furgone, l’avrebbe condotta non dal marito ma nel garage di Chiara, in via San Rocco 3 a Gorlago, per poi andarsene.
Le due donne avrebbero iniziato a litigare perché Stefania si era resa conto dell’inganno. Chiara allora l’avrebbe colpita più volte con il martello sino a tramortirla. Poi il viaggio sino alla vigna e il corpo della sua “nemica” dato alle fiamme e carbonizzato. Stefano Del Bello, non vedendo rientrare in casa la moglie ne denunciava la scomparsa ai carabinieri. Il giorno dopo sarà un ciclista a segnalare ai militari la presenza di un cadavere nascosto nella vigna accanto al quale verrà rinvenuto il martello insanguinato.
Chiara Alessandri confessava il delitto ma non la premeditazione, ma la sua difesa non reggeva nonostante la donna dichiarasse di non sapere che la vittima, dopo le martellate, era ancora viva. La donna si è diplomata geometra in carcere dove frequenta un corso universitario di indirizzo umanistico oltre ad avere intrapreso un percorso di presa di coscienza e pentimento per il gesto compiuto. Il bilancio rimane tragico: una vittima e due famiglie distrutte.