Politica e camorra per uccidere Vassallo

Politica collusa e camorra avrebbero condannato a morte il primo cittadino di Pollica che combatteva la droga e malaffare in favore della collettività. Il sindaco-pescatore, esempio di rettitudine morale e spirito di servizio, era stato eletto con un plebiscito di voti ma a qualcuno i suoi metodi legali non andavano a genio. Quando Vassallo ha messo le mani laddove non doveva è stata la fine. Una morte che invoca giustizia.

Pollica – La verità sull’omicidio del sindaco-pescatore nelle rivelazioni di un pentito di camorra? Questo si vedrà man mano che procederanno le indagini sulla morte violenta di Angelo Vassallo, 57 anni, primo cittadino di Pollica, paese rivierasco in provincia di Salerno.

Angelo Vassallo, il sindaco-pescatore

L’uomo era stato ucciso con nove colpi di semiautomatica Tanfoglio Baby, calibro 9×21, esplosi da uno o più sconosciuti, nella tarda serata del  5 settembre del 2010 mentre tornava a casa in auto nella frazione di Acciaroli. La nuova inchiesta riparte dalle medesime perplessità, dubbi, depistaggi e omissioni che avevano caratterizzato il primo fascicolo aperto dalla Procura di Salerno e che non aveva portato a nulla.

In quasi 12 anni i fratelli della vittima, Dario e Massimo Vassallo, non hanno smesso un attimo di lottare per ottenere giustizia per il proprio germano. Un primo cittadino modello il cui fine primario era quello di fare gli interessi della collettività all’insegna della legalità dunque respingendo le lusinghe delle sirene criminali che lo avevano condannato a morte:

Dario Vassallo, medico specialista

”… L’omicidio di mio fratello è stato un omicidio politico-mafiosoaveva detto Dario Vassallo in Camera dei Deputati durante la presentazione del libro che ricordava la tragica vicenda – di conseguenza ci sono due verità, una verità giudiziaria e una verità politica…Questo convegno doveva essere organizzato undici anni fa. E penso che doveva farlo un altro schieramento, il partito a cui era iscritto mio fratello. Per tutto questo tempo lo abbiamo chiesto e nessuno si è degnato di rispondere. Sono cambiati i segretari e i vertici politici, nessuno si è degnato di darci una risposta…”.

Il partito che non avrebbe dato nessuna risposta è il Pd che, solo per il decennale della morte del sindaco Vassallo, aveva scritto ai fratelli della vittima per mano di Nicola Zingaretti, all’epoca segretario dei Dem:

Il vile agguato al primo cittadino di Pollica

”…Sono rimaste parole vuote. Ho scritto anche a Enrico Letta, ma nemmeno lui mi ha risposto – ha proseguito Massimo Vassallo – ma il partito al quale mio fratello era iscritto non può fare il distratto. Così si diventa complici morali di un omicidio. È stato ucciso un loro iscritto, un sindaco, è stato ucciso lo Stato…“.

In Commissione antimafia c’è una delegazione del M5S che si è occupata del caso e Giuseppe Conte non ha avuto mezze parole:

”… C’è un omicidio di un rappresentante delle istituzioni che da subito doveva richiamare la massima attenzione – aveva affermato l’ex presidente del Consiglio – reazione e capacità investigativa per l’accertamento della verità giudiziaria…”.

Il sindaco Vassallo colpito da sei proiettili di calibro 9×21

Sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati salernitani c’è un camorrista pentito che sarebbe a conoscenza di particolari fondamentali per identificare l’assassino o gli assassini del sindaco di Pollica. L’uomo si chiama Romolo Ridosso, 62 anni, di Castellammare di Stabia, personaggio di spicco del clan Loreto-Ridosso. Mesi addietro gli inquirenti sono andati nel carcere di Sollicciano, a Firenze, dove Ridosso è detenuto per interrogarlo alla presenza del suo avvocato Rolando Iorio:

”…Il mio assistito ha risposto alle domande dei magistratiha detto il penalista – la sospetta matrice camorristica dell’omicidio è tuttora oggetto di indagini, gli inquirenti sembrano essere ad un passo dalla risoluzione del delitto…”.

Ridosso deve scontare una pena definitiva per cumulo di condanne fra cui quella per maltrattamenti alla compagna. Il boss avrebbe riferito dell’omicidio Vassallo in dichiarazioni messe a verbale sin dall’inizio della sua collaborazione con la giustizia risalente a circa sei anni fa.

Su queste rivelazioni i magistrati inquirenti avrebbero deciso, già a suo tempo, di indagare a piede libero Giuseppe Cipriano, titolare di un cinema a Scafati, che nel 2010 aveva gestito il cinema di Pollica, nelle vicinanze del ristorante della famiglia del sindaco. Il secondo indagato è l’ex brigadiere dei carabinieri Lazzaro Cioffi, 59 anni, già in forza al Gruppo di Castello di Cisterna, detenuto dal 2018 per spaccio di droga e rivelazione di segreti.

L’uomo è accusato di essere legato al clan Sautto-Ciccarelli di Caivano. Il Pm Mariella Di Mauro ha chiesto una condanna a 20 anni di reclusione. Vicina la svolta, forse.

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