Politica divisa su tutto: settimana torrida

Dal Ddl Zan al Green-pass sino alle riforme non c’è gruppo politico che vada d’accordo con i vicini di poltrona, sia alla Camera che al Senato. Un tutti contro tutti che non lascia prevedere nulla di buono. A confronto gli italiani hanno le idee più chiare dei loro leader di partito. Nel frattempo la variante Delta non conosce soste e la curva pandemica tende al rialzo.

Roma – Il Ddl Zan è ancora al centro di un acceso dibattito politico. La proposta continua a tenere accesi gli animi più di quanto non facciano le rilevazioni dei consensi potenziali dei singoli partiti. Le maggiori divisioni sarebbero di carattere etico e vanno ben oltre l’appartenenza ed il colore politico. L’opinione pubblica, a tal proposito, ha invece le idee molto più chiare rispetto a chi siede fra gli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama.

Alessandro Zan

Infatti anche gli ultimi sondaggi confermano che nella società italiana prevalgono nettamente coloro che sono favorevoli, ma la diatriba principale, almeno per Euromedia, riguarda la fazione che ritiene sia giusto che il disegno di legge vada approvato così com’è (29%) e quella che spera nelle modifiche di alcune delle sue parti (34%). In definitiva soltanto poco meno del 20% spera che il provvedimento non venga mai approvato.

Un terzo degli italiani si dichiara favorevole a un provvedimento che ritiene peraltro “prioritario”, un altro 14% non concorda sulla priorità ma si dice comunque favorevole al Ddl Zan. Infine un ulteriore 13% afferma di essere contrario al testo attuale, auspicando alcune modifiche anche sostanziali, mentre sarebbe solo il 10% a bocciare senza appello la proposta di legge. Ma non è solo Zan l’unico problema dei prossimi giorni. A proposito di divisioni politiche è battaglia aperta sul lasciapassare anti-Covid.

La discussione in vista sull’adozione o meno del “green passsul modello francese mobiliterà nuovamente il fronte dei sostenitori della sicurezza sanitaria contro quelli della incoercibilità della libertà personale. Entro il 31 luglio, comunque, o dentro, o fuori.

E si vedrà se Forza Italia e Lega la spunteranno sulla coalizione di governo che vede i 5 Stelle d’accordo a metà con il Pd. Fratelli d’Italia ha già posto il suo veto al documento digitale seppur fatto all’italiana.

Anche il tema delle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove si sono recati il premier Draghi ed il ministro Cartabia, ha smosso l’opinione pubblica e diviso la politica. L’intervento del primo Ministro e del Guardasigilli è stato giudicato tardivo ma la vicenda va comunque chiarita sino in fondo e tutte le responsabilità dovranno essere accertate e punite.

Marta Cartabia e Mario Draghi in visita al carcere di Santa Maria Capua Vetere

Per quanto riguarda le intenzioni di voto, l’unica novità degna di essere rilevata è il crollo del Movimento 5 Stelle che, nelle ultime due settimane, ha perso oltre un punto e mezzo (-1,7%) arrivando al 15% dei consensi. Percentuale comunque importante, nonostante il crollo elettorale. Si tratta dell’unica variazione da prendere davvero sul serio, dal momento che quasi tutti gli altri partiti restano sostanzialmente stabili.

Questi risultati per pentastellati non rappresentano un’oscillazione statistica casuale ma la fotografia di una vera e propria crisi di consenso, dovuta a comportamenti incoerenti. Per lo più le ragioni di questa crisi sono evidenti e chiamano in causa il durissimo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte, che continua ancora con toni più pacati ma, sostanzialmente, con un nulla di fatto.

“Beppe” e “Giuseppi

È vero anche che le ultime notizie parlano di “riappacificazione” tra i due “contendenti al trono”, che sarebbero giunti ad un accordo di massima sul nuovo statuto. Ora, tranne che si tratti dell’ennesima sceneggiata napoletana per nascondere dissidi e rivalità, la pace sembra ristabilita ma con i due “galli” ancora nell’unico pollaio la tregua quanto durerà?

Con il “machete” dietro le spalle questa presunta ricomposizione potrà avere effetti benefici per entrambi i “patron stellati” con risvolti favorevoli anche per quanto attiene il consenso elettorale. Quest’ultimo dovrà essere confermato sul campo quando si parlerà di elezioni vere e proprie. In ogni caso è difficile ipotizzare chi si avvantaggerà del crollo dei 5S, almeno secondo le ultime rilevazioni.

Lo slogan di Matteo Salvini: “prima gli italiani!”

La Lega, comunque stiano le cose, resta ferma in prima posizione al 20,4%, con l’unica differenza che il vantaggio su Fratelli d’Italia, che si attesta al 20,2%, si è assottigliato ulteriormente.

Il Partito Democratico che poteva essere “il principale indiziatonon ha avuto significativi vantaggi dal tonfo grillino. Ma sembra che, anche in questo caso, le variazioni siano veramente minime. Poi ci sono le riforme a tenere banco, giustizia in testa. La settimana politica che inizierà domani si prevede davvero torrida.

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