Le elezioni si avvicinano ed i partiti si misurano. E mentre si chiede una Commissione d’inchiesta sulla magistratura i leader politici si affrontano a colpi di percentuali. Lega si conferma il primo partito seguito da un niente da Fratelli d’Italia che mira al sorpasso. Il Pd cerca di ritrovare la base con grade difficoltà.
Roma – Le strategie come le incongruenze in politica sono fiori all’occhiello, Dunque tutti contro Matteo Salvini per la conquista della leaderschip ma con obiettivi diversi.
Giorgia Meloni, ancorata alla sua pseudo opposizione, vorrebbe guidare il centrodestra. Da sinistra, invece, ci sono i continui attacchi di Enrico Letta che servono soltanto ad allontanarlo dalla maggioranza.
Il leader del Carroccio si trova in una posizione scomoda, temuta da amici e avversari. Come possiamo immaginare dopo i primi mesi del governo Draghi si sono delineati con maggior chiarezza gli equilibri tra i partiti, che vedono ancora una volta la Lega protagonista, per il suo modo di comportarsi da forza di “contrasto” verso il governo di cui fa parte.
In buona sostanza da un lato FdI sta cercando di prendere le redini del centrodestra, sfruttando i vantaggi dell’opposizione. Dall’altro il Partito Democratico, in cerca di identità e particolarmente attivo, che tenta di spaccare il centrodestra per tornare ad essere competitivo, altro non fosse per dare battaglia durante la corsa al Quirinale.
Peraltro il partito della Meloni, dopo aver scommesso di nuovo sul proprio ruolo di bastian contrario, almeno all’apparenza, si sta impegnando per ottenere tutti i voti degli scontenti e dei delusi. Una scelta studiata a tavolino per raggiungere il numero di consensi pari se non superiori alla Lega.
Infatti secondo un recente sondaggio FdI si troverebbe al 18,7%, a soli tre punti percentuali dal Carroccio.
Non è dunque un caso che Meloni cerchi di mettere in difficoltà Salvini. La mozione di sfiducia al Ministro della Salute Roberto Speranza e l’ordine del giorno per l’abolizione del coprifuoco, per esempio, fanno parte di un disegno finalizzato a scavalcare la Lega.
E i numeri parlano chiaro: la Lega, comunque primo partito, è in netto calo e si attesta al 20,9%, avendo perso lo 0,9% rispetto alla rilevazione del 26 aprile.
Sostanzialmente stabile il Pd di Enrico Letta che rimane al 19%. Il M5s al 17,8%, Forza Italia perde lo 0,2% e si ferma al 6,6%, mentre Azione di Carlo Calenda si trova al 3,5% mentre Sinistra italiana sfiora il 2,9%.
Sostanzialmente livellati i Verdi al 2,1%, mentre risale al 2% +Europa che supera Italia viva di Matteo Renzi. Mdp Articolo 1 e Cambiamo sono, entrambi, all’1,5%. Insomma i primi 4 partiti, Lega – Pd – FdI – M5s, si distanziano di appena 3 punti percentuali.
Poca cosa, comunque, poichè indipendentemente dai sondaggi oscillanti, l’ex Ministro degli Interni deve anche guardare a sinistra, perché Letta sta facendo di tutto per allontanarlo dalla maggioranza.
Il neosegretario Dem mira infatti a costruire una maggioranza come quella che ha eletto Ursula von der Leyen (Partito democratico, Movimento 5 stelle e Forza Italia) per disarticolare il centrodestra. Un blocco che potrebbe avere un ruolo cruciale in vista dell’elezione del Presidente della Repubblica, allontanando in tal modo le forze sovraniste da quelle europeiste.
Una manovra che, nell’immediato, renderebbe il Partito democratico la principale forza a sostegno di Draghi, interrompendo il percorso di governo avviato dalla Lega con l’aiuto dell’ex numero uno della Bce.
Alla luce di questi due fronti opposti Salvini dovrà trovare l’equilibrio necessario per rimanere al governo e nel contempo riuscire a frenare la crescita di Fratelli d’Italia che potrebbe minacciare la centralità leghista. Un compito non facile ma irrinunciabile.
Però quello che sta avvenendo tra Lega e FdI sembrano normali scaramucce per irrobustire i propri partiti, nulla di più. Nel concreto sono “condannati” a convivere.
Per quanto riguarda poi l’elezione del Presidente della Repubblica, l’esperienza vuole che le strategie anticipate non servano a nulla in quanto l’inquilino del Quirinale è stato deciso sempre all’ultimo momento.