Hai voluto la bicicletta? Adesso pedala. La riduzione degli onorevoli vale per tutti ma quanti grillini torneranno tra gli scranni di Camera e Senato? Di quelli che ci sono tutti hanno paura di andare a casa per sempre. Nonostante le difficoltà il partito potrebbe dire ancora la sua per la corsa al Quirinale ma Giuseppe Conte dovrebbe fare il mazziere. Non è cosa sua.
Roma – La trasformazione dei Cinque stelle da Movimento innovativo, fresco e alternativo a semplice partito incrostato al potere, il passo è stato breve. Non c’è da meravigliarsi ma la delusione è ugualmente forte e penetrante. E’ la speranza che si perde dietro le tante parole anti casta che si sono consumate negli anni e le promesse di rivoltare il Parlamento come un calzino, mentre è bastato qualche anno per uniformarsi al sistema. E qualche fare pure peggio.
Così si è subito indossata l’uniforme della spregiudicatezza, lasciando nell’armadio dei ricordi i panni del rivoluzionario rappresentante del popolo. Nel M5s si discute anche dell’abolizione dei soli due mandati parlamentari. Un totem che sta scomparendo.
In ogni caso qualsiasi scelta verrà fatta scontenterà molti, se non tutti. L’incubo che aleggia come un fantasma, specie tra i parlamentari al primo mandato e che sono la maggioranza (166 su 233), è la paura di non rientrare in Parlamento. Una mission impossible o quasi proprio per la riduzione del numero dei parlamentari. Insomma una sorta di karakiri da cui sarà difficile sottrarsi.
Il fatto in sé, ovviamente, avrà ripercussioni politiche sul breve termine. E’ prevedibile, peraltro, che tra i futuri nuovi deputati e senatori ci saranno Luigi Di Maio, Roberto Fico, Paola Taverna e Vito Crimi. Poi, com’è normale che sia, Conte pescherà nomi “esterni” della cosiddetta società civile. Insomma si fa presto a capire che di posti per tutti gli altri parlamentari ne rimarranno pochini. Se ne rimarranno.
Per tentare di tamponare la grave situazione si sussurra un possibile orientamento, almeno per non destabilizzare tutto il Movimento. L’ipotesi sarebbe quella che sulla falsariga della prima elezione, definito “mandato zero”, si affianchi il “mandato in alternanza”, ossia onorevoli eletti a legislature alternate.
Praticamente un altro giochetto per distogliere lo sguardo dall’abiura in atto, cioè dal volere rinnegare un pilastro fondamentale di tante campagne elettorali, basate anche sul presupposto dei soli due mandati parlamentari.
Era prevedibile, umano, immaginare che si arrivasse nel tempo a limitare questo strumento di novità ma non cosi presto. Anche perché in questa maniera si infrangono anche i sogni dei tanti militanti a Cinque stelle che speravano, nella logica dell’alternanza e del limite dei mandati, di potere succedere agli attuali inquilini di Camera e Senato.
Poi l’abbattimento del numero dei parlamentari e, probabilmente per i big, la cancellazione dei due mandati, ha infranto i tanti “sogni di gloria”. Un’amara realtà. Sta per cadere dunque anche l’ultimo tabù, dissolto sul crinale del potere. Il Movimento Cinque Stelle diventa sostanzialmente un partito come tutti gli altri. Volendo considerare anche peggio.
Non è certamente un male assoluto, per carità, vista l’esperienza che molti hanno maturato e che servirà certamente a sdoganare l’incompetenza, a discapito però dell’entusiasmo e della genuinità che ha caratterizzato i primi ingressi in politica degli anni che furono del Vaffa-Day e di quell’ammazza politici di Grillo che non esistono più.
I problemi comunque non mancano, sono tanti e tutti molto pericolosi, anche alla luce di alcune scadenze. In primis l’elezione del Presidente della Repubblica che per Conte rappresenta il vero battesimo da leader, in quanto considerata la flotta di parlamentari grillini, in maggioranza rispetto agli altri partiti, se sarà in grado di mantenere la compattezza del gruppo, potrebbe incidere molto sulla scelta del nuovo inquilino del Quirinale.
Tranne che decida di farsi strumentalizzare dal Pd. Ma perdere l’occasione di rilancio del nuovo corso del Movimento significherebbe perdere autorevolezza e scomparire. Mentre, invece, potrebbe dettare l’agenda e muoversi con un respiro più ampio. Farà questo passo l’ex avvocato del Popolo?
Usando un eufemismo dovrebbe fare il mazziere e “dare le carte“. Ma non è cosa sua. In ogni caso è immaginabile che il limite dei 2 mandati non si cancellerà del tutto, tanto che Beppe Grillo si è dichiarato contrario. Infatti verranno ideate deroghe ad hoc, da far poi votare agli iscritti auspicabilmente dopo l’elezione del nuovo Capo dello Stato.