Il genere umano distrugge le altre specie

Si deve sempre all’uomo la mutazione genetica che è responsabile della mancata crescita delle zanne negli elefanti. I disequilibri ambientali incidono con violenza nell’evoluzione della vita di altre creature che, per questi motivi, rischiano l’estinzione a breve. L’uomo dovrebbe abbandonare riserve e parchi per far si che gli animali tornino ai modelli originali di vita senza i quali sono destinati a sparire. Genere umano compreso.

Roma _ Dagli albori della storia fino ad oggi, la presenza umana ha avuto un forte impatto sulla natura. Da quando ha iniziato a procacciarsi il cibo per sopravvivere, passando per la coltivazione della terra fino ad addomesticare diversi animali selvatici. Oggi gli scienziati stanno monitorando con attenzione il decisivo effetto della presenza dell’Homo Sapiens sull’evoluzione di alcune specie.

Elefanti del Mozambico

Gli ecosistemi naturali sono oggetto di pressione da parte dell’uomo in maniera tale da risultare come un vero e proprio fattore evolutivo. Science, la rivista accademica peer-reviewed dell’American Association for the Advancement of Science, una delle più prestigiose al mondo, ha recentemente pubblicato uno studio sull’argomento.

Per dovere di cronaca segnaliamo che una rivista peer-reviewed è soggetta ad una valutazione paritaria dello studio pubblicato, effettuata da parte di esperti del settore. Questo fatto ne accresce l’autorevolezza.

Ebbene da questi studi è emerso che è responsabilità dell’agire umano se gli elefanti femmina del Mozambico stanno perdendo le zanne. E non sono gli unici animali ad essere sottoposti a mutazioni a causa la nostra presenza.

Shane Campbell-Staton

La ricerca è stata condotta da Shane Campbell-Staton, biologo evoluzionista, e i suoi colleghi dell’Università di Princeton, nel New Jersey, USA. L’oggetto di studio si è focalizzato su come i fenotipi, ovvero le caratteristiche di un organismo vivente, rispondono all’attività umana che influenza l’ambiente.

Sono stati valutati numerosi video storici che sono stati messi a confronto con la realtà attuale. In questo modo è stato possibile quantificare il fenomeno e collocarlo dal punto di vista temporale.

Tra il 1977 ed il 1992 il numero di femmine d’elefante nate senza zanne è cresciuta dal 19% al 51%. E’ stato il periodo della terribile guerra civile, in cui ci fu un’accentuata caccia di frodo per la raccolta di avorio, oggi illegale in gran parte del mondo.

Bracconaggio zanne di elefante in Mozambico

Gli effetti sono stati devastanti: la popolazione totale di elefanti regredì del 90% e secondo gli scienziati si può parlare di “pressione evolutiva per mano dell’uomo“. Subito dopo la fine del conflitto il numero di elefanti femmine nate con le zanne ha iniziato ad incrementarsi. Le statistiche hanno dimostrato che solo un importante fattore scatenante, nel caso in questione la presenza umana, abbia potuto incidere tanto da modificare l’evoluzione degli elefanti.

Il fenomeno studiato in Mozambico ha coinvolto soltanto le femmine di elefante per una sorta di stranezza genetica: la mutazione che causerebbe la perdita delle zanne è da rintracciare in uno dei cromosomi X, che come succede per gli umani, le femmine ne hanno due, mentre i maschi uno solo. Per i maschi la mutazione sarebbe stata nefasta, mentre la presenza del secondo cromosoma X ha consentito lo sviluppo della mutazione senza problemi per la salute.

Elefanti dello Sri Lanka

La caccia all’avorio sta producendo danni enormi. Nello Sri Lanka meno del 5% di elefanti nasce con le zanne. Questo è un fatto che preoccupa non poco la comunità scientifica e gli animalisti, perché le zanne per gli elefanti sono uno strumento multifunzionale, come ad esempio procurarsi acqua e cibo. Molti altri animali dipendono dalle zanne degli elefanti, la cui mancanza è un grave danno alla biodiversità.

Se molte specie viventi mutano o scompaiono vuol dire avere intaccato un equilibrio naturale complesso che può solo avere conseguenze fatali per la nostra sopravvivenza. Che cosa deve succedere ancora affinché l’uomo rinsavisca dal suo delirio di onnipotenza

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