Uragani e burrasche sono all’ordine del giorno e i danni causati dal mutamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti. Qualche rimedio ci sarebbe ma le istituzioni sono più propense a mettere le toppe alle rovine piuttosto che prevenirle. L’aumento delle temperature, come se non bastasse, ingigantisce i problemi già gravi.
Che i mutamenti del clima e il conseguente riscaldamento globale siano le priorità da risolvere ce lo sentiamo dire tutti i giorni. In maniera martellante, com’è stato e com’è per il virus. Nonostante sia diventato quasi un refrain, non pare che le Istituzioni, oltre alle parole di circostanza, abbiano messo in campo politiche adeguate. Sembra che si siano svegliati dal lungo torpore anche gli organismi economici.
E’ di questi giorni la notizia che il FSOC – Financial Stability Oversight Council (Consiglio di vigilanza sulla stabilità finanziaria istituito dopo la crisi finanziaria del 2008) ha pubblicato un rapporto per adottare una serie di misure allo scopo di gestire i possibili pericoli del cambiamento climatico sul sistema finanziario degli USA.
Questo organismo è un’agenzia federale di coordinamento per la prevenzione di shock finanziari con effetti sistemici. La preoccupazione è dovuta alle possibili interruzioni che potrebbero verificarsi durante la transizione ecologica, ovvero il passaggio da un sistema energetico ad alta intensità di combustibili fossili ad uno basato sulle rinnovabili.
Inoltre, anche a causa dei danni provocati da eventi meteorologici estremi come quello di questi giorni che sta flagellando la Sicilia orientale, l’aumento del mare e gli altri effetti del cambiamento climatico.
Per una migliore comprensione dei rischi legati ai mutamenti climatici sono stati formati due comitati per aiutare i regolatori finanziari. Sono stati coinvolti esperti di organizzazioni ambientali, scienziati climatici ed altre figure professionali di altissimo livello.
L’obiettivo è quello di garantire che i regolatori abbiano un’idea migliore dei rischi legati alle trasformazioni climatiche, per quanto riguarda i settori di loro competenza, come banche e compagnie assicurative.
L’agenzia federale ha esortato i suoi componenti ad analizzare i requisiti di rendicontazione pubblica per i rischi legati al clima inclusa la potenziale divulgazione delle emissioni di gas serra.
Il FSOC, inoltre, nel rapporto ha precisato che i suoi membri debbano riconoscere che la necessità di avere dati e strumenti migliori per l’analisi, non possa giustificare l’inerzia, perché i rischi finanziari legati al clima diventeranno sempre più gravi se non affrontati con tempestività.
E’ urgente e necessario che le banche siano pronte ad analizzare le loro partecipazioni e di valutare i rischi di attività irrecuperabili e che il settore energetico si orienti verso fonti di energia pulita.
Quest’ultima è la “conditio sine qua non” perché, come ha di recente dichiarato l’Agenzia Internazionale dell’Energia, “…Il progresso dell’energia pulita è ancora troppo lento per condurre le emissioni globali a un calo sostenuto verso lo zero netto…”.
Per invertire questa tendenza c’è bisogno di un segnale inequivocabile di ambizione e azione da parte dei Governi. Con le misure adottate fino ad oggi le temperature globali medie risulteranno ancora in aumento e si presume che nel 2100 raggiungeranno i +2,6° rispetto ai livelli preindustriali.
La speranza, per il comune cittadino, è l’ultima a morire: forse se coinvolte le risorse economico-finanziarie di un Paese come gli USA, qualcosa potrà muoversi verso l’obiettivo indicato.
Quando si toccano le finanze, tutti stanno con le antenne dritte. Vuoi vedere che il vil denaro, lo sterco del demonio, questa volta, ha preso la rotta giusta e si riesce a salvare capre e cavoli?