L’idea di Letta è solo un ricordo. Tutto sommato la coalizione della sinistra potrebbe averne giovamento, in quanto nel suo interno albergano persone che non si sono mai identificate con il Pd e che avrebbero incrementato i numeri degli astensionisti alle prossime elezioni politiche. Nel frattempo si riorganizzano altre alleanze rosse anti-Pd.
Roma – La sinistra perde il pelo ma non il vizio. Cambiano i tempi ma la tentazione di suddividersi in più rivoli rimane forte e sempre la stessa. La ricerca di una propria identità, sbiadita forse in contenitori troppo larghi ed indefiniti, ha la sua ragion d’essere ma il rischio è sempre quello di non contare nulla sul piano politico, pur trovando la motivazione nella ricerca di un impegno ideale non adeguatamente rappresentato.
Il “campo largo” di sinistra, tanto osannato dal segretario Dem, perde smalto ogni giorno che passa, trasformandosi in “doppio campo” o, addirittura, in un terreno sempre più ristretto ed impervio, difficile da comprendere per gli elettori se non delegittimando, di fatto, l’area di riferimento del Pd.
Purtroppo quando si è in presenza di emergenze da affrontare si evidenziano maggiormente le differenze di ideali, così proprio la guerra sta giustificando una scelta coordinata da tempo, ma manifestata proprio in un momento in cui il conflitto russo-ucraino sta divampando e fungendo da spartiacque tra i partiti.
Infatti i leader del centro-sinistra, ostinatamente a fari spenti nella notte, tracciano sentieri nuovi, che determineranno la nascita di altre due ramificazioni all’interno della sinistra. Una rosso-verde, ancora in costruzione ma destinata ad unire la Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni, e i Verdi di Angelo Bonelli e DemA, il movimento coordinato da Luigi De Magistris.
Quest’ultima farà partire da Roma la prima tappa verso una nuova “formazione rossa antagonista”, destinata ad aggregare anche Rifondazione Comunista e Potere al Popolo. In sostanza una coalizione anti-Pd, che avrà nell’ex sindaco di Napoli il suo condottiero.
In ogni caso la rotta del “campo largo” vagheggiata da Enrico Letta sembra che stia per dissolversi. Alla fine della giostra la coalizione della sinistra potrebbe averne giovamento, in quanto nel suo interno trovano domicilio persone che non si sono mai identificate con il Pd e che avrebbero ingolfato le file degli astensionisti alle prossime elezioni Politiche.
Sembrava tutto inamovibile ma l’avvicinarsi delle scadenze elettorali con la guerra tra i Paesi dell’Est, hanno accelerato il processo di unificazione e di risveglio dal torpore della sinistra, demolendo però il lavoro svolto da Letta per esplorare allo stesso tempo altre vie.
Al segretario Dem in ogni caso non viene tolto nulla, anzi le aggregazioni che raggiungano la quota del 3% vanno benissimo e sono gradite, purché rimangano nella stessa coalizione. Circostanza che non può essere data per certa. Sembra invece l’esatto contrario almeno per il fronte dell’ex magistrato.
Sussiste anche il rischio del divorzio con i Cinque stelle ma non rimane altro che attendere, con ansia, per scoprire il finale dell’agognato “campo largo”.
Una cosa è certa: la dissoluzione di Leu. Infatti l’alleanza elettorale che nel 2018 ha unito la sinistra movimentista (di Fratoianni, Vendola e Articolo Uno di Speranza, Bersani e D’Alema) si è di fatto esaurita nel momento in cui Fratoianni ha depositato alla Camera un’interrogazione nella quale si chiedono al Governo chiarimenti sulla tentata vendita alla Colombia degli assetti da guerra in cui avrebbe avuto un ruolo da intermediario Massimo D’Alema.
Così dalla felicità all’odio il passo è stato breve. La vicenda ricorda un vecchio film in cui una coppia in crisi pur di non darla vinta, in sede di separazione, all’altro/a preferisce distruggere tutto, anche sé stessi. La trama del film “La guerra dei Roses” può adattarsi perfettamente all’ultima vicenda della sinistra, nella quale i partner si eliminano a vicenda. Senza pietà.