Bagarre per l’inceneritore romano mentre profughi e migranti dilagano nel Bel Paese

Una politica sempre meno attenta alle questioni internazionali litiga per il termovalorizzatore capitolino. O è tutta una farsa, quella della protesta accesa dei 5 Stelle, oppure Draghi si può permettere di fare ciò che vuole nonostante il parere contrario del ministro dell’Agricoltura. Con i prezzi alle stelle gli italiani sono stanchi delle parole e attendono i fatti promessi dal Governo. Il pane si compra tutti i giorni dunque i soldi per pagarlo quando arriveranno?

Roma – La politica nicchia, i migranti aumentano ogni giorno di più. Mentre i duetti, gli scontri ed i riavvicinamenti fra i leader dei partiti tengono banco ogni giorno, sono arrivati nel Bel Paese circa 105 mila profughi ucraini in due mesi – una cifra di notevole entità – che sta mandando in crisi il nostro già precario sistema di accoglienza di profughi e rifugiati.

Il sistema, in sostanza, regge ancora per la sensibilità di tante famiglie italiane, parenti ed amici dove trovano accoglienza nonché per le associazioni di volontariato che, in tal modo, non permettono di fare ricadere il peso totale dell’ospitalità sul circuito di accoglienza nazionale. Una illuminante sfida di solidarietà. A questa situazione già complessa si deve aggiungere il ritorno di un numero importante di sbarchi, che la pandemia aveva rallentato.

Però le polemiche politiche non s’interrompono di fronte a nulla ed il M5s risale sull’Aventino per evidenziare le ultime incomprensioni. Ambiente e D.L. Aiuti sono finiti nello stesso provvedimento, foriero di agevolazioni e bonus. Una marmellata non gradita ai pentastellati. Inascoltati da Draghi chiedono chiarezza e linearità. E lo troviamo giusto.

Giuseppe Conte – Mario Draghi

Nessun compromesso o passo indietro da parte dei Cinque Stelle, che temono che la norma sui termovalorizzatori metta in ginocchio definitivamente la loro battaglia ambientalista, quella transizione ecologica per cui si sono spesi entrando a far parte del Governo Draghi.

Non ci stanno, dunque, a votare un coacervo di provvedimenti omnibus proposto dal Governo. La posizione di Conte e dei grillini era nota a tutti ed era maturata già nel corso dei vertici ed incontri tra ministri. Il M5s in CdM ha tentato tre strade: modifiche al testo, lo stralcio della norma e lo scorporo con un decreto-legge a parte. Ma la strada gli è stata sbarrata.

Il futuro termovalorizzatore di Roma dovrebbe risolvere l’emergenza rifiuti

In particolare, la modifica al testo prevede che la costruzione di nuovi impianti sia eco-compatibile, in linea con la normativa dell’Unione Europea. C’è muro contro muro, anche se i toni non sono burrascosi.

Giuseppe Conte afferma senza mezzi termini: “…Non abbiamo votato il decreto aiuti, il M5S non può accettare che la transizione ecologica sia solo declamata sulla carta e poi nei fatti stravolta e annacquata…”.

Michele Gubitosa spiega parimenti: “…Tornare indietro di 10 anni e supportare politiche da Medioevo, dell’età della pietra, autorizzando gli inceneritori, addirittura nella Capitale, per noi è totalmente irricevibile…”.

Però la decisione dei grillini riscalda il già acceso ambiente politico e provoca reazioni a catena. Figuriamoci, c’era da stupirsi del contrario.

Matteo Salvini

Matteo Salvini commenta la situazione venutasi a creare: “…Il Movimento 5 Stelle si conferma fuori dal mondo. Il no al termovalorizzatore di Roma è una posizione contro l’ambiente, contro il progresso, contro le città pulite e contro i cittadini…”, ma anche Forza Italia esprime forti perplessità.

I Dem si schierano con il Premier, a sostegno anche della giunta capitolina. Patuanelli, tanto per essere chiari, chiede a Draghi di stralciare la norma controversa che consente la costruzione del termovalorizzatore capitolino.

Ma Draghi gli risponde stizzito che “…Non è possibile…”. Poi, al momento di votare, il ministro dell’Agricoltura riprende la parola e chiarifica la sua posizione: “…Noi non possiamo votare questo provvedimento perché siamo contrari al termovalorizzatore a Roma…”. E meno male.

Stefano Patuanelli, ministro dell’Agricoltura

Draghi, allora, pur di portare a casa il provvedimento fa una controproposta: “…E’ importante, è fondamentale dare un segnale al Paese in questa fase…” e, con spirito pragmatico e quasi provocatorio, afferma “…Perché non lo votate e mettete agli atti la vostra contrarietà su questo punto specifico?..”. Una furbata che sortisce gli effetti sperati. Purtroppo

Intervengono sia Franceschini che Orlando, non tanto per dare man forte ai neo alleati, piuttosto per caldeggiare la proposta di Draghi e per sostenere il sindaco piddino Gualtieri. Ma Patuanelli resta fermo sul no, mentre Draghi raggiunge l’obiettivo, ugualmente. Chiuso il sipario.

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