Mentre si attende l’anticipo di 25 miliardi del Recovery Fund previsto a luglio, il governo allenta le restrizioni e pensa alle amministrative, soprattutto a quelle capitoline. Poi non c’è giorno che passi senza sondaggi, un gioco che nulla ha a che vedere con la realtà ma che piace a tutti.
Roma – Dopo il governo Draghi il sistema partitico italiano non sarà più lo stesso. Gli adeguamenti sono già in corso nei gruppi e tra le coalizioni. A dover fare i conti con il cambiamento sono soprattutto M5s e Lega. Infatti nel caso dei pentastellati la fiducia al governo Draghi segna il loro definitivo ingresso nel sistema dei partiti.
Certo che dai tempi dei Vaffa di Grillo il M5s ne ha fatta di strada all’interno delle istituzioni. Dallo slogan dei grillini che gridavano di volere aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, si è passati all’essere filo-governativi per sempre. Perché di coerenza si parla, non di bruscolini.
La Lega invece è passata dall’antieuropeismo sfegatato al ruolo di maggiore tifoso dell’Ue. Fedele al proprio credo claudicante e nel non perdere occasioni per spot politici in tv. L’esempio più eclatante del Carroccio è stato quello di avere proposto il referendum sulla giustizia pur sostenendo Draghi e partecipando, con propri esponenti, al Consiglio dei Ministri. Il che è tutto dire.
Comunque continua la divertente gara dei partiti che settimanalmente vedono rincorrersi, superarsi e ripiegare verso altri lidi, in attesa di tempi migliori.
Così in base al sondaggio Swg (Secure Web Gateway) dell’ultima settimana sulle intenzioni di voto degli italiani alle prossime politiche, ci si trova di fronte ad un testa a testa che dura da qualche mese, con Fratelli d’Italia che inarrestabile continua la sua avanzata, cercando il sorpasso per arrivare come primo classificato. Ma rimane ad un soffio dalla Lega ed in particolare solo ad un decimo di punto dal Carroccio.
In definitiva i salviniani restano in testa con il 20,6% ma sono tallonati dal partito dei meloniani al 20,5%. Roba da cardiopalma. Non riescono a sfruttare la scia del vento nemmeno gli altri partiti.
Così, pur rimanendo sul podio, il Pd si attesta al 18,6%, lasciando in pratica sull’asfalto il margine dello 0,4% guadagnato la scorsa settimana.
Scende al 16% il M5S, che segna un meno 0,2% rispetto alla rilevazione del 14 giugno, in calo rispetto al 17,1% delle Europee 2019. Stabile, invece, Forza Italia di Silvio Berlusconi, al 6,8%.
In crescita dello 0,4% Azione di Carlo Calenda, candidato sindaco nella Capitale, che si attesta al 3,8 per cento. Sinistra italiana al 2,5%. Italia viva di Matteo Renzi è al 2,3%. In lieve calo + Europa all’1,9%, i Verdi all’1,8%. Nessuna novità di rilievo per gli altri partiti.
Intanto con tutti i crismi dell’ufficialità dal 28 giugno, fino al 31 luglio, non sarà più obbligatoria la mascherina all’aperto. Il ministro Roberto Speranza ha firmato un’ordinanza in cui viene decisa l’abolizione dell’obbligo di indossare il dispositivo di protezione individuale negli spazi aperti in zona bianca. Nell’ordinanza firmata dal capo del dicastero della Salute, però, vengono evidenziate tutta una serie di eccezioni in cui sarà obbligatorio indossare la mascherina anche all’aperto.
Infatti nel testo si legge all’art. 1 che “…a partire dal 28 giugno 2021, nelle zone bianche cessa l’obbligo fatta eccezione per le situazioni in cui non possa essere garantito il distanziamento interpersonale o si configurino affollamenti, per gli spazi all’aperto delle strutture sanitarie, nonché in presenza di soggetti con conosciuta connotazione di alterata funzionalità del sistema immunitario…”.
La mascherina, comunque, resta obbligatoria in tutti gli spazi pubblici al chiuso, compresi negozi, centri commerciali, ma anche i mezzi di trasporto come autobus, metro, treni, aerei o navi. In bar, pub e ristoranti è possibile togliere la mascherina all’interno solo quando si sta seduti al tavolo, ma quando ci si alza, ad esempio per andare a pagare, bisogna indossarla. Checché ne dica Salvini.