L’anno scorso si è chiuso con numeri allarmanti ma per il futuro occorrono maggiori azioni di prevenzione, sorveglianza nelle stazioni e sui convogli, certezza della pena e piena operatività delle forze dell’Ordine. Le donne, specie in viaggio, debbono sentirsi sicure e non prede alla mercé del primo delinquente di turno.
Roma – Le molestie e le aggressioni alle donne sono all’ordine del giorno, purtroppo. Nell’anno appena messo in naftalina, su 109 vittime femminili, 93 sono state uccise in ambito familiare o affettivo. Sono i drammatici dati del report: “Omicidi volontari” a cura del Servizio Analisi Criminale della Direzione centrale della Polizia Criminale.
In pratica un femminicidio ogni 72 ore. Ed è in questo contesto che è nata l’iniziativa come la petizione lanciata a Malnate, in provincia di Varese, dal titolo: “Vogliamo viaggiare sicure“, inviata a Trenord, la società che opera nel settore del trasporto ferroviario passeggeri della Regione Lombardia.
La petizione è stata pubblicata su Change.org, la piattaforma di petizioni online per il cambiamento. Lo scopo è di organizzare su tutte le linee, la carrozza di testa alle sole donne, perché come recita il messaggio:
“…In questo modo si potrà viaggiare sicure, in quanto abbiamo il diritto di utilizzare i mezzi pubblici a qualsiasi ora del giorno senza paura… In altri Paesi, ci sono carrozze per sole viaggiatrici…”.
La petizione è stata lanciata dopo una violenza sessuale avvenuta sulla linea Milano-Varese perpetrata da due loschi figuri che hanno aggredito una ragazza di 22 anni ed hanno tentato di farlo anche su un’altra che è riuscita a divincolarsi dopo essere stata palpeggiata.
Nonostante sia stata potenziata la vigilanza sui treni e nelle stazioni, si è ancora lontani da far sentire sicure tante donne che utilizzano il trasporto pubblico. Iniziative del genere sono state messe in atto già in altri Paesi.
Ad esempio in Giappone, i chikan – molestatori seriali – sono un problema molto avvertito dalla popolazione femminile. Questo fenomeno vi ha trovato terreno fertile, anche perché il patriarcato ed il maschilismo sono molto radicati nella cultura nazionale.
Tant’è che esistono i cosiddetti vagoni rosa, cioè quelli riservati a sole donne sui trasporti locali. Inoltre, nelle stazioni sono evidenti degli adesivi che invitano il sesso femminile a fare molta attenzione nelle vicinanze di ascensori e scale mobili.
Questi tentativi hanno suscitato accese polemiche da parte di alcuni gruppi femministi. Misure del genere, in realtà, ghettizzano e penalizzano le vittime in quanto viene veicolato il messaggio che è la donna a doversi difendere dalle molestie e non l’uomo ad evitare di commetterle.
Da un certo punto di vista questo può essere vero, perché il fatto viene contenuto con la sicurezza della carrozza. Mentre l’ambiente circostante, la stazione e dintorni, spesso sono zone allo stato brado, dove i malfattori sono liberi di fare il bello ed il cattivo tempo.
Anche perché i mezzi di videosorveglianza non prevengono un bel niente, poiché gli autori dei misfatti vengono identificati a babbo morto. Bisogna vedere, poi, quante donne arrivano nella carrozza a loro dedicata senza essere state molestate.
Comunque questa sorta di apartheid sessuale ha dato ottimi risultati nei Paesi che hanno utilizzato le carrozza rosa, almeno per dare un po’ di tranquillità nell’utilizzo dei mezzi pubblici, senza l’angoscia di subire aggressioni di varia natura. Certamente misure di tale natura sono solo delle toppe utili a rendere meno pericoloso il fenomeno.
Senza dubbio sono insufficienti perché sarebbero necessari maggiori controlli e pene più severe e certe. Ed è una grave sconfitta per il sesso maschile che crea le condizioni per l’altra metà del cielo di starsene separata per paura di ripercussioni generali. A quanto una educazione maschile fondata sul rispetto per l’altra da sé e non sulla sopraffazione?