Da un lato la guerra tradizionale a colpi di granate, scariche di mitra, mortai e carri armati, dall’altra gli hacker che tentano di sabotare le reti informatiche del nemico per bloccargli qualsiasi tentativo attacco telematico. La guerra moderna dunque si combatte su due fronti che, però, hanno in comune la stessa tragedia: uomini, donne e bambini massacrati dalla violenza di un conflitto che deve finire.
Roma _ La guerra è anche cibernetica. Il conflitto scoppiato in Ucraina si combatte anche attraverso il web, con gruppi di hacker ben equipaggiati come guerrieri e gli Stati che si avvalgono di esperti cibernetici. Tuttavia chi pronosticava che con l’avvento del nuovo millennio le guerre si sarebbero svolte solo nel cyberspazio ha preso un grosso granchio.
Addirittura si è anche immaginato le guerre future in quello che viene definito metaverso. Ovvero in una sorta di realtà virtuale condivisa tramite la rete, dove si è rappresentati in tre dimensioni col proprio avatar, un personaggio virtuale che raffigura una persona reale.
Lo Zar di Mosca, infatti, con quella che continua a interpretare come “un’operazione militare speciale“, ha dato prova a tutto l’Occidente che la guerra “tradizionale” si fa eccome! Con tutti gli effetti devastanti di morti, distruzioni e profughi. Però la cyberwar, la guerra cibernetica, esiste e prosegue.
Ormai siamo tutti iperconnessi e dipendenti da internet. Le istituzioni nazionali e mondiali sono nella fase della quasi completa digitalizzazione ed ormai è nella capacità di archiviazione la vera sede di Governi, Ministeri, Agenzie, Enti.
Tanto è vero che sul web è possibile rintracciare database finanziari e commerciali che disciplinano l’economia mondiale e la sanità. O, addirittura, dossier segreti, bozze di decreti e norme, piani di guerra. In questo eterogeneo contesto sta operando Anonymous, un collettivo di attivisti e hackers, detti hacktivists, che mirano a difendere la libertà di pensiero e di espressione.
Utilizzano come simbolo la maschera di Guy Fawkes, diventata famosa grazie ai fumetti ed al film “V per Vendetta“, ma la sua storia risale al 1600. Dietro la maschera si celava il volto di Guy Fawkes, un rivoltoso hacktivist .
La lettera “V” è stata utilizzata da tanti movimenti nati in rete, tra cui anche il Movimento 5 Stelle. Dal nome si comprende che Anonymous ha un’identità “fluida”. In genere chiunque può aderirvi, basta avere le capacità tecniche ed informatiche ed essere coerente coi valori del collettivo.
Al momento pare non esista un vero e proprio organigramma. I componenti si organizzano tramite appelli sul web e dark web, ovvero la parte più oscura e controversa di internet, a cui si può accedere solo con alcuni browser.
Generalmente è visto come strumento poco raccomandabile in quanto i criminali si radunano per comunicare lontano dagli occhi della Legge. Ciò in parte è vero, però ci sono altri buoni motivi per accedervi, tra cui l’utilizzo dell’anonimato. Inoltre utilizzano socials e forum.
Questa sorta di guerriglieri del web si radunano in piazze virtuali decidendo il da farsi. A volte bloccano siti e servizi online connettendosi in contemporanea allo stesso server, saturandolo con la tecnica de DDOS. Quest’ultima è l’acronimo di Distributed Denial Of Service, ovvero interruzione distribuita del servizio e consiste nel tempestare di richieste un sito, fino a renderlo irraggiungibile. Altre volte riescono a manomettere le pagine dei blog e degli account socials.
Nel tempo gli attacchi hanno colpito anche i media tradizionali e sono stati diffusi documenti scottanti sulla classe dirigente dei vari Paesi. Le loro attività sono spesso considerate illegali dalle Autorità di Polizia per i reati di accesso abusivo, attacco ai sistemi informatici, danneggiamento ed interruzione di pubblico servizio.
In questi giorni di ira funesta Anonymous è ritornato alla ribalta per il coinvolgimento nella guerra tra Russia e Ucraina. L’operazione denominata OpRussia si è sviluppata con cyber attacchi contro siti istituzionali e commerciali russi. Sono andati in tilt il sito del Governo, del Ministero della Difesa e dell’agenzia spaziale Roscomos. E’ stata anche diffusa la mappa dell’invasione dell’Ucraina, evidenziando che l’attacco era stato deciso il 18 gennaio.
C’è da dire che gli attacchi sono stati respinti dagli esperti russi in poco tempo. Per questo ci si chiede se le loro azioni siano veramente efficaci e se non producono solo “tanto fumo e poco arrosto“. In tempi di pace un’attività come quella di Anonymous può, finanche, essere auspicabile perché riesce a mostrare che il re è nudo, evidenziandone debolezze e nefandezze. Ma è doveroso chiedersi se durante una guerra gli hacktivists siano veramente anonimi o siano sostenuti da Governi e Lobby, e di quali interessi, se ce ne sono, sono portatori.
Negli ultimi giorni sono circolate voci circa il coinvolgimento di alcuni Paesi della Nato, in particolare gli USA, nei cyber attacchi compiuti dagli hacktivists. Tralasciando l’aspetto romantico di questi novelli Robin Hood del web, c’è da sottolineare che gli agenti segreti sono hacker esperti che sanno come attaccare e difendere infrastrutture tecnologiche governative. Infatti gli attacchi degli hacktivists durano poche ore.
La guerra cibernetica si sta combattendo in questi giorni a livello istituzionale e governativo. Per questi motivi, l’ACN, Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, ha diffuso un comunicato per allertare istituzioni e operatori finanziari su un attacco da parte dei Paesi dell’Est per i rapporti commerciali e digitali tra noi e l’Ucraina. Allo stesso modo sta accadendo per la Russia che sta subendo un bombardamento di dati malevoli da parte dell’Occidente, ufficialmente non rivendicabili.
Mentre sui cieli di Kiev continuano a cadere missili e bombe, con il pericolo di un allargamento del conflitto, si sta combattendo, quindi, un’altra guerra più sotterranea, fatta di hacker pronti a sabotare il nemico con furti di piani di azione per neutralizzarlo.