Obiettivo Quirinale: una noia mortale. A quando le riforme serie?

Sono mesi che non si parla altro che di elezioni: amministrative, politiche, del capo dello Stato. C’è chi trema al solo pensiero di non essere rieletto, e sono in larga parte. Gli italiani, invece, chiedono a gran voce di risolvere i problemi del Paese che non riesce a uscire dal tunnel della pandemia. L’economia va a rotoli e non si può contare solo su Draghi. Il malcontento dilaga ma la politica chiude gli occhi e si tappa le orecchie.

Roma – La corsa al fulmicotone verso la prima carica dello Stato interessa la politica più delle esigenze che affliggono gli italiani. Sergio Mattarella ha sgombrato ancora una volta il campo da ogni equivoco ed incertezza, reiterando il proprio no ad un secondo mandato presidenziale. I partiti, di contro, sembrano non pensare ad altro con grande danno per il Bel Paese che stenta ad uscire fuori da una catastrofe ancora permanente e pericolosa. Per l’attuale inquilino del Colle la faccenda è chiusa. Che si mettano il cuore in pace certi personaggi. Di contro se non ci andrà Draghi l’attuale governo potrà dirsi concluso. Ma come stanno davvero le cose?

Sergio Mattarella

Il Presidente della Repubblica, una volta per tutte escluso il suo ritorno in carica invocato da molti, intervenendo all’incontro di studio “Giovanni Leone, Presidente della Repubblica 1971-1978”, nel ventesimo anniversario della scomparsa, ne ha spiegato i motivi. Una decisione assunta con pacatezza e determinazione, tanto da prendere in affitto un appartamento al centro di Roma dove trasferire la sua residenza una volta terminato il mandato al Quirinale che scadrà il prossimo 3 febbraio.

“…Anche Giovanni Leone, come Antonio Segni, chiese la non immediata rieleggibilità del Presidente della Repubblica con l’eliminazione del semestre bianco…”, ha affermato Mattarella nel suo intervento al Quirinale in occasione dei vent’anni dalla morte di Leone.

Giovanni Leone

Proprio quest’ultimo, da Presidente del Consiglio nel 1963, si era fatto promotore di tale disegno di Legge. Un cambio di stile apprezzabile e coraggioso, che rimarrà impresso soltanto nelle pagine ingiallite della storia italiana. In ogni organizzazione comunitaria e, certamente quella politica non fa eccezione, ci sono momenti di difficoltà, di incomprensione e di incapacità comunicativa.

Infatti il problema è proprio questo: da troppi anni i cittadini subiscono una politica fatta di slogan che non dice proprio nulla, priva com’è di qualsiasi contenuto. Cosi facendo emerge la parte peggiore dei rappresentanti istituzionali che, una volta trasformati in candidati alle elezioni, altro non fanno che indurre gli elettori a fuggire dalle urne. Com’è accaduto alle scorse amministrative.

Ma fosse solo quello. Per esempio le “commissioni parlamentari di inchiesta” dovrebbero essere un fatto eccezionale. Invece già nel primo anno dell’odierna legislatura in corso ne sono state decise ben 34, sulle tematiche più svariate. Una montagna di indagini che trasformano pericolosamente i legislatori in giudici.

Antonio Segni

In questa maniera la politica diventa un pachiderma incapace di gestire la cosa pubblica impegnato com’è a dipanare matasse inestricabili perdendo tempo prezioso mentre la nazione arretra al posto di ripartire e allontanarsi quanto più è possibile dai due anni di patimenti che hanno generato milioni di nuovi poveri. Meno commissioni d’inchiesta dunque e più attività parlamentare per realizzare le riforme più importanti che non possono attendere oltre.

Adesso ribadito il rifiuto di Mattarella, opposto a chi insiste inutilmente con la sua candidatura, occorre rimboccarsi le maniche e lavorare per gli interessi degli italiani. Non si può parlare sempre di elezioni tralasciando cose ben più importanti e vitali. Adesso basta, la gente è stufa, ma com’è possibile continuare a rimanere sordi e ciechi? La classe politica italiana quando tornerà al lavoro? Ma davvero pensano che Mario Draghi, da solo, potrà risolvere gli innumerevoli problemi che gravano sull’Italia?

Sergio Mattarella e Mario Draghi

Sicuramente non si può dire che la decisione di Mattarella sia stata improvvisa e abbia colto tutti di sorpresa, resta, però, il fatto che la comunicazione ha comunque infranto i sogni di alcuni perenni “temporeggiatori” che intendevano, ancora, allontanare l’orizzonte della scelta.

In ogni caso la palla è passata ai partiti affinché facciano, a suo tempo, scelte responsabili nell’interesse del Paese. E proprio in questa prospettiva c’è chi ha tratto ulteriore ispirazione nel ritenere Mario Draghi la figura adatta per assicurare un settennato nel segno dell’europeismo più convinto.

Federico Leonardo in arte Fedez

In realtà la nebbia diventa ogni giorno più fitta. Questo perché il fronte “pro Draghi” al Colle si va sempre più assottigliando e per un banale motivo a cui abbiamo già accennato: la maggioranza di deputati e senatori teme le urne perché tornare a sedersi fra gli scranni, per molti, sarà un’impresa impossibile. E meno male.

E siccome quella maggioranza non ha proprio nulla da fare di che cosa si occupa? Nientemeno del prossimo, presunto impegno politico di Fedez, un figlio dei nostri tempi che non si sa se faccia sul serio o scherzi.

Noi speriamo che continui a calcare i palcoscenici dei concerti ma se cosi non fosse perché scandalizzarsi, ne abbiamo viste di peggio. La notizia ha fatto il giro dei palazzi seminando il panico. Ma i bene informati parlano di fake-news. Ma perché se fosse vero cambierebbe qualcosa? Forse un rapper di talento potrebbe fare le scarpe ai tanti disk-jokey, barman e tour operator di cui il Parlamento è pieno. Lo spettacolo continua.

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