Giustizia malata: a chi fa comodo che tutto rimanga cosi?

Non passa giorno che le cronache dei giornali non registrino scandali e magagne negli ambienti giudiziari. Credevamo che una volta deflagrato il caso Palamara la riforma della giustizia fosse dietro l’angolo. Invece siamo arrivati ai dossier dell’avvocato Piero Amara e alla corruzione del Gip Giuseppe De Benedictis e del suo traffico d’armi. Che cosa vogliamo di più?

Roma – Anche il pianeta giustizia è stato colpito da un virus dagli effetti nefasti, contro il quale nessuno ancora è riuscito a trovare l’antidoto, o meglio un vaccino che possa far riprendere ogni attività con fiducia ed entusiasmo.

Da quanto appare siamo agli spasmi finali. Ma quante volte abbiamo sentito dire che la giustizia è uno dei pilastri su cui si fonda la democrazia?  

Un’infinità di volte. In ogni caso ad una giustizia malata corrisponde una società in cattiva salute. Perciò sorprende che un tassello tanto delicato della “vita civile” inanelli una serie di cadute rovinose senza che si cerchi di rimettere in sesto il paziente agonizzante. Conviene forse a qualcuno?

Di riforme della giustizia civile, penale, amministrativa, del Csm, della separazione dei poteri, delle carriere e cosi via dicendo si è parlato sino alla nausea in questi anni, ovviamente senza risultati.

Ormai siamo arrivati alla fase di non ritorno. Non c’è dove sbattere la testa. Il dopo Palamara, se mai ci sarà, non potrà essere altro che una riforma globale della giustizia e della magistratura.

Non si può più continuare con scandali e toghe governate da correnti e circoli. Non se ne può più di una giustizia utilizzata politicamente per dare addosso a questo o a quel parlamentare spesso per motivi di tornaconto personale. Non se ne può più di leggi e regolamenti interpretati a proprio piacimento, di cause aggiustate e processi interminabili spesso senza capo né coda.

Occorrono subito professionisti di alto profilo, soprattutto morale, che rappresentino la giustizia con autorevolezza. Ma non sarebbe sufficiente. Ecco che allora questo che stiamo vivendo diventa il momento giusto per tentare di mettere su un nuovo modello che funzioni e possa soppiantare per sempre il vecchio sistema logoro e nauseabondo.

Csm riunito

Magistrati, avvocati, dipendenti del ministero della Giustizia di ogni ordine e grado, operatori della giustizia, debbono spingere, ognuno con le proprie rivendicazioni, verso l’uscita dal tunnel. Il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio e il Guardasigilli non possono rimanere a guardare. Dovranno intervenire anche loro con forza e determinazione così come tutti i rappresentanti delle categorie interessate.

La complicità nei riguardi di un sistema corrotto e clientelare, quando non contiguo con la devianza, si esercita anche con il silenzio, con l’eccessiva tolleranza e soprattutto con l’inerzia.

Il fatto più triste è che tutti concordano che si tratta di una riforma indispensabile quella della giustizia ma tale trasformazione è rimasta sulla carta per troppi anni. Per compiacere, indubbiamente, chi da questa situazione ha tratto profitto in termini di potere, soldi e politica.

Luca Palamara

E i danni sono stati incalcolabili. Le iniziative imprenditoriali sane si ritrovano spesso con le ali spezzate, gli investitori stranieri rifuggono dal Bel Paese ed i cittadini onesti non trovano la giusta conclusione alle loro controversie in tempi ragionevoli.

Nel frattempo la criminalità organizzata gongola e anche questa trae i suoi proventi da una giustizia disgraziata e agonizzante. Gli intrecci con la politica sprigionano da sempre veleni letali per la società.

Nel luglio prossimo il caso “Palamara” festeggerà i due anni dalla sua esplosione. Gossip, libri, interviste, trasmissioni televisive e convegni sembravano avere ottenuto un certo effetto sui legislatori ma poi tutto è finito a tarallucci e vino.

Piero Amara

Tutti colpevoli, nessun colpevole. Non è cambiato nulla, tutto come prima. Poi c’è stato il secondo atto, quello di questi giorni: i verbali degli interrogatori dell’avvocato Piero Amara consegnati da uno dei Pm a Piercamillo Davigo (ora in pensione ed ex consigliere del Csm) poi distribuiti in forma anonima a diversi giornali. E da questi spediti alla Procura di Milano.

Senza volersi addentrare nelle controverse indagini in corso il dubbio per l’uomo della strada rimane legittimo: anche stavolta metteranno tutto a tacere? Le perplessità ormai si sono insinuate nel cuore dei cittadini onesti e sarà difficilissimo sradicarle.

Giuseppe De Benedictis

E la prova provata è sotto gli occhi di tutti. Il comparto giustizia fa acqua da tutte le parti dunque non c’è da stupirsi del magistrato milanese travolto dai debiti che s’è messo in aspettativa o di quello barese, arrestato, che per soldi liberava i mafiosi e metteva da parte quintali di armi e munizioni per poi piangere lacrime amare. Dice lui.

Tutto può succedere ma che non vi si ponga rimedio è come sparare sulla Croce Rossa. Una porcata.

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