ROMA – IL PAPA E’ TORNATO MENTRE DRAGHI E I SUOI PENSANO AL RECOVERY E CHIUDERE L’ITALIA

Di vaccini si parla tanto ma si conclude poco. La burocrazia degli enti del Farmaco rischia di rallentare ulteriormente la distribuzione di altri vaccini più efficaci rispetto a Pfizer e AstraZeneca.

Roma – Conclusa la storica visita del primo Pontefice sbarcato in Iraq. Papa Francesco, prima di partire, ha chiesto all’intera comunità irachena di lavorare insieme in unità per un futuro di pace e prosperità che non lasci indietro nessuno e non discrimini alcuno.

Appena decollato da Baghdad il Santo Padre ha fatto pervenire al presidente della Repubblica Irachena il seguente messaggio telegrafico:

Il Papa a Baghdad

“…Mentre lascio l’Iraq alla conclusione del mio viaggio apostolico – ha scritto Bergogliovoglio esprimere una volta di più la mia profonda gratitudine a Sua Eccellenza e all’amato popolo iracheno per il caldo benvenuto e la generosa ospitalità che mi sono state estese durante la mia permanenza. Con i miei ferventi auspici e le mie preghiere per la pace, l’unità e la prosperità della vostra nazione, invoco su tutti la benedizione dell’Altissimo…”.

Mentre il Papa ha fatto rientro in Vaticano il governo Draghi è alle prese con il Pnrr per il quale bisogna elaborare uno strumento metodologicamente unitario e coerente con gli obiettivi da raggiungere.

Il tempo stringe. Il 30 aprile è sempre più vicino: “…E proprio per il tempo risicato che la definizione del piano non può subire battute d’arresto…”, ha detto il ministro dell’Economia, Daniele Franco, durante un’audizione alle Commissioni congiunte Bilancio, Finanze e Politiche Ue di Camera e Senato.

Daniele Franco

Il ministro ha anche aggiornato le cifre: l’Italia dovrebbe incassare circa 191,5 miliardi di euro dal Recovery Fund che, ha ricordato il titolare dell’Economia, “prevede fondi a disposizione del nostro Paese per circa 196 miliardi a prezzi correnti, dei qui 69 sotto forma di trasferimenti e 127 sotto forma di prestiti.

Nel frattempo, considerate le polemiche che si sono innescate per le sue dimissioni, Nicola Zingaretti ha ricordato che all’interno del Pd “tutti insieme abbiamo voluto il governo Conte, difendendolo da ogni attacco, sia io che il gruppo dirigente, ma quando non è andato in porto il progetto, girandomi non c’era più nessuno, solo inopportune lame affilate, pronte ad affondare il colpo”. Un giochetto tipico dei dem e che Zingaretti, almeno storicamente, dovrebbe conoscere. 

E da qui è partito il “fuoco amico” e le accuse di aver detto “o Conte o niente”. Per questo motivo, ha ricordato il presidente della regione Lazio, ci vuole un grande chiarimento soprattutto per bocca del gruppo dirigente. E’ opportuno che ognuno faccia la sua parte e si assuma, singolarmente, le proprie responsabilità.

“...Io ci sarò – afferma Zingarettima l’accusa non era giusta…”. L’amarezza è tanta ed ancora brucia l’isolamento al quale è stato confinato dai compagni di partito, al di là di ogni invito postumo a rivedere la propria scelta. “…Il partito democratico per fortuna non è un partito di un leader – ha aggiunto don Nicola noi abbiamo tante energie, siamo una grande forza popolare. Non siamo uno di quei partiti che scompaiono con il loro segretario…”. Che scompaiono e basta, infatti.

“…Il mio è stato un atto d’amore...”, ha infine evidenziato Nicola Zingaretti, ospite di Barbara D’Urso su Canale 5, imponendo anche lo stop sulla sua possibile candidatura a Sindaco di Roma, affermando che non è il suo obiettivo.

La stoccata finale, però, non poteva mancare, peraltro rivolta a tutti quelli che lo hanno ulteriormente criticato per la comparsata con la D’Urso la cui trasmissione è stata definita da quel radical chic di Zingarettibella e molto popolare, così come la scelta di invitare i leader della politica italiana a parlare dei problemi delle persone, pioché il populismo, ha concluso Zingaretti, si combatte con la politica popolare, non con la puzza sotto il naso”.

Ogni riferimento è puramente casuale. Intanto dall’inizio del 2021 sono già undici le vittime di femminicidio. A proposito di Festa della Donna la cui ricorrenza mondiale è stata ricordata ieri 8 marzo con decine di manifestazioni “ridotte” in tutto il mondo.

I dati allarmanti dei delitti di genere che debbono imporre drastici provvedimenti come quelli che il governo vorrebbe adottare per combattere la nuova ondata di contagi. Sull’andamento della pandemia interviene anche Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe:

“…Ormai la terza ondata è partita ma gli interventi politici ancora una volta sono intempestivi – ha detto Cartabellottada due settimane la curva epidemiologica tende di nuovo ad innalzarsi così anche se il numero dei casi in sé non ha importanza, bisogna sapere che ogni 100 casi 5 vanno in ospedale e 0,5 vanno in terapie intensiva...”.

Nino Cartabellotta

Altri scienziati però parlano di chiusure più serrate e insistono su Draghi e i suoi che non resisteranno al pressing. Un lock-down nazionale? C’è chi spera in quello programmato e che scatterebbe automaticamente all’innalzarsi dei parametri della curva epidemiologica. Un colore Super-rosso che potrà interessare singole zone, da piccole comunità ai grandi Comuni. 

Una stretta come quella dell’anno scorso metterebbe in ginocchio ciò che rimane della disastrata economia locale

 

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