Sono in corso esperimenti che si muovono in questo senso. Un chip impiantato nel cervello servirà a intercettare gli impulsi nervosi che gestiscono i movimenti e tramutarli in segnali digitali. Verrà utilizzato per alcune categorie di pazienti che grazie a questa nuova tecnologia potrebbero tornare a nuova vita.
Roma – L’idea era già nell’aria da qualche tempo, se ne discuteva negli ambienti scientifici, adesso è realtà: verrà presto impiantato un chip nel cervello degli esseri umani. Non è una fake news, né una teoria complottista proveniente da ambienti esoterici, ma un progetto che potrà avere, si dice, effetti positivi in medicina.
Questo avveniristico progetto è stato partorito dalle fervide menti che lavorano alla Neuralink Corporation, un’azienda statunitense di neuro tecnologie, che si occupa di sviluppare interfacce neurali impiantabili. E’ stata fondata da un gruppo di imprenditori tra cui Elon Musk, il magnate della Tesla (e non solo) la famosa azienda statunitense specializzata nella produzione di auto elettriche, pannelli fotovoltaici e sistemi di stoccaggio energetico.
La sperimentazione coinvolgerà dei volontari, a cui verranno impiantati chip cerebrali e avrà luogo a Fremont, in California. L’idea è di mettere in connessione la mente umana con l’intelligenza artificiale, in modo da controllare i dispositivi a distanza.
E’ stato già impiantato in alcune specie animali e pare con ottimi risultati. Si tratterebbe di scimmie e maiali a cui non è stato chiesto il permesso per l’esperimento ma l’Uomo dall’alto della sua boria onnipotente può questo ed altro.
In una conferenza stampa il magnate Musk ha mostrato un macaco che giocava con un videogioco, il classico Pong, solo con la forza del pensiero. I meno giovani ricorderanno Pong, uno dei primi videogiochi prodotti da Atari nel 1972. Si trattava di un simulatore di ping pong, con una grafica molto semplificata, in bianco e nero. Uno si chiede, banalmente, a che cosa potrà servire una diavoleria del genere?
Un fatto di tale portata richiama alla mente scenari distopici, sullo stile della famosa serie televisiva britannica cult Black Mirror, ambientata nel futuro ma basata soprattutto sui sovvertimenti scaturiti dall’introduzione delle nuove tecnologie, soprattutto nel settore dei media.
Il titolo, infatti, rimanda allo schermo nero di ogni televisore, monitor o smartphone. Nel caso in questione, si tratta di un microprocessore legato ad un piccolissimo filo flessibile, che poi viene cucito nel cervello. Fra gli animali che sono stati testati, il dispositivo ha raggiunto un alto livello di sicurezza ed è di facile rimozione.
La sua funzione è quella di intercettare gli impulsi nervosi che gestiscono il movimento e tramutarli in segnali digitali. Nella visione più ottimistica, dovrebbe essere utilizzato per alcune categorie di pazienti che grazie a questa nuova tecnologia potrebbero tornare a nuova vita.
Si parla di coloro che sono affetti da tetraplegia, paraplegia, o da altre malattie invalidanti e che potrebbero camminare di nuovo grazie all’ausilio di questo chip unitamente a protesi di ultima generazione. C’è chi si è spinto oltre dichiarando che il dispositivo potrebbe avere risultati lusinghieri anche in patologie neuropsichiche, come l’autismo, la depressione e l’Alzheimer.
C’è, però, un aspetto tra i tanti che provoca un certo raccapriccio, alla sola pronuncia della parola. Si pensa, infatti, anche a fondere la coscienza, localizzata in una certa zona del cervello, su cui viene impiantato il chip per collegarlo al cloud, che come sappiamo è uno spazio di archiviazione. Questa fusione dovrebbe servire a salvare per sempre ricordi e immagini che poi possono essere replicati e scambiati con altre persone.
L’essere umano diventerebbe completamente digitale e la tecnologia sempre più a portata dell’uomo, in un futuro in cui l’integrazione tra macchina e biologia sembra avverarsi. Se diventeremo simili ai computer, chi azionerà il mouse?