Se ne vociferava da tempo. Pare che il fatidico momento sia arrivato. Stiamo parlando della riforma fiscale e del super algoritmo che controllerà i redditi e le dichiarazioni fiscali. Una sorta di Grande Fratello che ci fara i conti.
Roma – Manca solo l’autorizzazione del Garante della Privacy alla bozza di decreto ministeriale sulle procedure circa la pseudo-anonimizzazzione dei dati da parte dell’Agenzia delle Entrate. Nonostante il nome inquietante non si tratta di una malattia, ma di una tecnica di cifratura volta a conservare i dati in una forma tale da impedire l’identificazione di una persona senza ricorrere a informazioni aggiuntive.
Così facendo si snellirebbe tutta la parte burocratica. Ma per riuscirci bisogna alzare la guardia per la protezione dei dati personali. Questo processo è stato finanziato dall’Unione Europea col progetto “A data driven approach to tax evasion risk analysis in Italy“. Un titolo che è tutto un programma, traducibile come “Approccio basato sui dati all’analisi del rischio di evasione fiscale in Italia“.
Lo scopo sarebbe potenziare le attività di contrasto ai fenomeni di evasione ed elusione fiscale con metodologie e strumenti mai visti prima. Speriamo in bene. Anche perché di lotta all’evasione fiscale se ne parla da almeno quarant’anni, se non di più. E come spesso accade più se ne è parlato, meno si è fatto per combatterla!
Questa rivoluzionaria strategia è stata avviata in collaborazione con Sogei, Società Generale d’Informatica S.p.A, azienda controllata interamente dal Ministero dell’economia e delle finanze, di cui è una società in autoproduzione. La riforma fa parte di un progetto più ampio per rendere le economie dei Paesi dell’UE più preparati e pronti alla transizione ecologica e digitale.
L’uso di nuovi strumenti tecnologici si baserà comunque sul rispetto del principio del contraddittorio e sul rapporto di fiducia e collaborazione tra il fisco ed il contribuente. E fin qui nulla di cui stupirsi, essendo tutto stabilito dallo Statuto del contribuente. Le grandi aree di intervento saranno tre.
Il primo apporto avverrà in ambito di network science. Si tratta in sostanza di rappresentare i dati disponibili attraverso delle reti. In questo modo saranno visibili relazioni indirette sia tra persone fisiche che tra società, in modo da scorgere eventuali tentativi di evasione ed elusione fiscali. Analisi visuali delle informazioni, in poche parole.
Si farà uso di nuove interfacce uomo-macchina per permettere un accesso molto più celere alle informazioni dei contribuenti. Con un conseguente abbattimento dei costi delle azioni di verifica. Ultimo aspetto chiave sarà il ricorso all’Intelligenza Artificiale. Con l’apprendimento automatico sarà possibile una maggiore rapidità nei processi decisionali, con annessa accuratezza ed efficacia.
Aspettando che il Garante della Privacy decida sulle criticità dei diritti fondamentali dei contribuenti, sacrosanti ed inviolabili, i cittadini che hanno pagato le tasse fino all’ultimo centesimo, restano in fiduciosa attesa. Anche perché l’Italia è un Paese particolare. È molto probabile che a rallentare il processo innovativo arriveranno i gruppi di pressione a cui un fisco equo e pagato da tutti non fa tanto piacere. Chi sa che non sia questo il motivo per cui spingono così tanto sulla strategia comunicativa imperniata sul diritto alla privacy. Il classico specchietto per le allodole. Ai posteri!