Lavoro e studio non vanno d’accordo e chi se me avvantaggia, spesso, sono aziende che sfruttano i giovani. E le tragedie sono frutto di una precisa volontà politica disposta a soddisfare le fauci degli amici degli amici e a mandare al patibolo anche un povero ragazzo come Lorenzo. L’ennesima vittima di una società che di civile ha poco o nulla.
Roma – Lo scorso mese di gennaio un grave fatto di cronaca ha scosso le coscienze dell’opinione pubblica. Un ragazzo appena maggiorenne, Lorenzo Parelli, un eccellente studente di meccanica dell’Istituto salesiano di Udine, stava finendo il suo turno di lavoro. Per la precisione si trattava di uno stage, che stava espletando nella carpenteria di laminazioni metalliche della ditta Burimec, con sede a Lauzacco provincia di Udine. Il ragazzo stava concludendo l’alternanza scuola-lavoro. Purtroppo ci ha rimesso la vita, perché una putrella di acciaio si è abbattuta su di lui, mentre stava realizzando alcune strutture metalliche.
L’ennesima morte sul lavoro che va ad aggiungersi al già fitto elenco di deceduti. Tanto è vero che l’INAIL – Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro – ha diffuso i dati dell’anno scorso: ebbene più di 3 persone al giorno sono morte mentre svolgevano la propria attività lavorativa! Sono dati raccapriccianti di storie che si ripetono all’infinito come in un macabro spettacolo: le condoglianze del momento e fiumi di parole composti da tanti rivoli limacciosi, in attesa del prossimo morto e la giostra riparte.
Il caso del povero Lorenzo è molto particolare. Era giunto alla fine dello stage che prevedeva 500 ore di lavoro in azienda e 500 di presenza a scuola. Questo è quanto prevedono i PCTO, Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento. In pratica la versione aggiornata dell’alternanza scuola-lavoro. Solo che i nostri politici sono amanti di frasi roboanti e di acronimi di ogni tipo, che utilizzano ad ogni piè sospinto giusto per darsi un tono, perché nei fatti non sanno nemmeno di cosa stanno parlando!
Questi percorsi dovrebbero mettere in contatto gli studenti in uscita dagli istituti superiori, soprattutto i professionali, con le imprese che hanno bisogno di ragazzi da formare e poi assumere in azienda. Per la cronaca non si tratta di strumenti recenti. Sono stati introdotti, infatti, dal secondo Governo Berlusconi nel 2003 e poi mutati con la cosiddetta riforma della Buona Scuola del Governo Renzi. Infine anche quest’ultima ha subito una revisione col primo Governo Conte ed è l’ultima versione, quella utilizzata da Lorenzo.
La tragedia ha provocato la reazione del sindacato Cobas Scuola che ha chiesto con vigore la cancellazione dei PCTO. A cui si sono aggiunte molte manifestazioni studentesche che hanno gridato la loro rabbia per la scomparsa di un loro coetaneo e il loro diniego verso gli stage, perché a quell’età è più importante lo studio che il lavoro.
E’ un annoso problema quello dell’alternanza scuola-lavoro, perché tocca temi molto complessi e con diverse visioni. Ora la scuola, in uno stato di diritto, deve formare più cittadini che lavoratori. I primi, con una solida cultura di educazione civica, possono poi intraprendere qualunque tipo di percorso per essere inseriti nel mondo del lavoro. Ogni lavoratore, in questa concezione, deve essere prima cittadino e poi produttore di merci e servizi.
Di fatto però, negli ultimi decenni, ha preso il sopravvento una visione mercantilistica dei rapporti sociali, di produzione e non. Prima il profitto e poi tutto il resto. Ed è in questo contesto che la cultura della prevenzione e della sicurezza sui luoghi di lavoro e la formazione su questi temi se ne è andata a farsi benedire. Con essi risultano scomparsi anche i diritti sociali e di cittadinanza.
Il nostro prodotto interno lordo, la ricchezza prodotta da una nazione, ottiene un sostanzioso contributo dall’economia sommersa. Quest’ultima è costituita da aziende che evadono il fisco e che assumono lavoratori in nero senza alcun tipo di prevenzione e a cui viene sottratta la contribuzione previdenziale.
E poi gridiamo di dolore quanto capita un morto sul lavoro, come se fosse colpa di un destino cinico e baro. Ed invece è frutto di una precisa volontà politica disposta a soddisfare le fauci degli amici degli amici e a mandare al patibolo anche un povero ragazzo come Lorenzo. E’ proprio una squallida, misera ed ignobile storiaccia!