salvini giorgetti

Scissioni al governo: sciame sismico a breve

L’ingresso di Draghi nell’agone politico sta favorendo divisioni e perplessità tra molti parlamentari. Come se l’esperienza al governo dell’ex presidente della Bce non dovesse più interrompersi, nemmeno dopo le elezioni del 2023.

Roma – Una serie di accadimenti e vicende internazionali hanno reso il clima politico ulteriormente complesso e così spigoloso da non permettere molta agibilità ai leader, i quali trovano difficoltà ad insinuarsi nei vari dossier senza determinare una spirale di fraintendimenti. Per l’opposizione, invece, é tutto più semplice, ma per chi sostiene la maggioranza la forbice entro la quale muoversi sembra restringersi sempre più.

Può darsi che quella inaugurata da Di Maio sia solo la prima delle scissioni

Ecco che a prevalere sono la confusione e la diffidenza, oltre alla semplicistica divisione tra sostenitori attratti dalla magia del premier e gattopardesche maschere draghiane pronte a tutto pur di rimanere accanto a simile personalità. L’esperienza di Monti, anche in senso elettorale, non ha insegnato nulla.

Il caso Di Maio che ha scosso i 5 stelle sembra non essere l’unico evento emerso in un panorama tutto sommato piatto. Pare stia per esplodere un’altra bomba nella Lega e in Forza Italia, con Giorgetti sempre più distante da Salvini e con le ministre berlusconiane che appaiono già come satelliti autonomi. È dal primo momento che da queste colonne evidenziamo come con l’avvento di Draghi nulla sarebbe rimasto come prima e che si sarebbe innescata una “rivoluzione parlamentare” e politica.

Altra cosa sarà il consenso che riusciranno ad ottenere alle elezioni i cospiratori di un inedito e variegato mondo parlamentare. Soprattutto alla luce della riforma che ha ridotto deputati e senatori. Quel che adesso si giudica interessante, intelligente e strategico, deve ancora reggere la prova del tempo. Sospendere ogni giudizio attualmente sembra essere la scelta più saggia, al di là di ogni apparente leadership o stella nascente.

Giancarlo Giorgetti, Ministro dello Sviluppo Economico

Il numero due del Carroccio sembra imputare a Salvini una posizione poco governista, non chiara, con un piede nell’esecutivo e uno fuori. Una posizione che sarebbe anche alla base della forte flessione alle ultime elezioni comunali. Per non parlare poi della debacle ai referendum sulla Giustizia.

Altre critiche sono emerse anche sulla linea internazionale. Si va dallo scarso appoggio all’Ucraina, alle indiscrezioni sul viaggio in Russia, fino ai rapporti al Parlamento europeo con la destra estrema tedesca di Afd. Oltre all’alleanza con Marine Le Pen e i complimenti dopo l’exploit al secondo turno alle elezioni legislative.

Giorgetti starebbe meditando su una possibile scissione per far nascere, magari insieme a una fetta di Forza Italia o all’amico Luigi Di Maio, un movimento moderato, europeista e atlantista. Insomma, un partito con il solito slogan didascalico trito e ritrito.

mario draghi monti
In molti scomettono su un Draghi bis, come all’epoca è accaduto per Monti

Ma non è tutto. Sono in molti in Parlamento, anche tra i leghisti, a pensare che l’obiettivo di Giorgetti, come quello di Calenda e Renzi, sia un Draghi bis dopo le elezioni politiche e non un governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni.

D’altronde la guerra in Ucraina, l’allarme economico con l’inflazione galoppante, la crisi del gas e la necessità di riformare le regole europee consigliano, almeno nel pensiero Giorgettiano, di tenere SuperMario a Palazzo Chigi.

L’estate bollente della politica riserverà sicuramente altre novità e colpi di illusionismo scenico. Si scompare per ricomparire in altro posto come se nulla fosse successo. Il caldo sta decisamente dando alla testa a molti.

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