L'Italia non può più attendere oltre: sopravvivenza, sanità, occupazione e riforme sono temi scottanti e non più differibili. Se ne parla per qualche giorno e poi spariscono tutti.
Roma – Approvate le modifiche alla disciplina del credito maggiorato apportate dalla manovra 2021. La detrazione maggiorata del 110% è prevista anche per gli interventi eseguiti dall’unico proprietario.
Non solo: possono fruire del superbonus anche i contribuenti che detengono le unità immobiliari in godimento, in locazione e comodato, concessi anche da soggetti che non possono beneficiare dell’agevolazione.
In particolare la modifica ha previsto una estensione della platea di soggetti che possono accedere al superbonus del 110%, che può trovare applicazione anche con riferimento agli interventi (trainanti e trainati) sugli edifici posseduti da un unico proprietario, a condizione che gli edifici medesimi siano composti fino a un massimo di quattro unità immobiliari.
Insomma un ulteriore beneficio a chi ne era privo. Intanto nel terzo giorno del viaggio in Iraq, Papa Francesco celebra una messa per le vittime della guerra:
“…È crudele che questo Paese, culla di civiltà, sia stato colpito da una tempesta così disumana – ha detto il Santo Padre – con antichi luoghi di culto distrutti e migliaia di musulmani, cristiani, yazidi e altri sfollati con la forza o uccisi…” Negli ultimi anni almeno 55mila cristiani iracheni sono espatriati anche dal Kurdistan iracheno.
La furia omicida e distruttrice degli jihadisti non ha risparmiato le chiese e le proprietà, tutte andate distrutte o gravemente danneggiate:
“…Un tessuto culturale e religioso così ricco di diversità è indebolito dalla perdita di uno qualsiasi dei suoi membri, per quanto piccolo. Come in uno dei vostri tappeti artistici, un piccolo filo strappato può danneggiare l’insieme – ha aggiunto il Papa – la vera identità di questa città è quella della convivenza armoniosa tra persone di origini e culture diverse...”.
Sino a qui quanto è accaduto in Asia occidentale. Tornando nel suolo patrio le polemiche per la scelta della multinazionale americana di consulenza strategica per la stesura del Recovery Plan non si placano. Il governo ha precisato che la governance del PNRR italiano è in capo alle amministrazioni competenti e alle strutture del MEF, che si avvalgono di personale interno degli uffici.
Viene chiarito, altresì, che “McKinsey così come altre società di servizi che regolarmente supportano l’amministrazione nell’ambito di contratti attivi da tempo e su diversi progetti in corso, non è coinvolta nella definizione dei progetti del PNRR”.
In buona sostanza il governo si avvale di supporto esterno nei casi in cui siano necessarie competenze tecniche specialistiche o quando il carico di lavoro è anomalo e i tempi di chiusura sono ristretti, come nel caso del PNRR.
In particolare l’attività di supporto richiesta a McKinsey riguarda l’elaborazione di uno studio sui piani nazionali “Next Generation”, già predisposti dagli altri Paesi dell’Unione Europea e un supporto tecnico-operativo di project-management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano.
Ciò non toglie che fior di esperti specialisti, sia professionisti che società, ci sono anche in Italia e i tempi ristretti di cui si parla non sono altro che il risultato delle ataviche lentezze dei nostri uffici governativi e della troppa burocrazia che grava su ogni singolo atto pubblico.
Intanto la vicenda interna del Pd diventa un fitto ginepraio difficile da dipanare. Così le Sardine rimangono accovacciate davanti al Nazareno mentre Beppe Grillo che si propone “segretario elevato” scadenza 2050. Nicola Zingaretti, invece, pare si sia dileguato e i suoi si sarebbero rivolti a Chi l’ha Visto.
Forse tra una settimana il Partito Democratico potrà avere una nuova guida dopo le dimissioni del governatore della Regione Lazio. Nel prossimo fine settimana, infatti, l’assemblea del 13 e 14 marzo potrà essere risolutiva. Dipenderà dalla capacità dei Dem di convergere su una soluzione che consenta di bissare quanto accaduto già tre volte in passato, ovvero che il nuovo segretario venga scelto dall’assise del partito.
Infatti l’articolo 5 dello Statuto del Pd, quello dedicato alla figura del segretario, prevede che “qualora il segretario cessi dalla carica, prima del termine del suo mandato, l’assemblea può eleggere un nuovo Segretario per la parte restante del mandato ovvero determinare lo scioglimento anticipato dell’assemblea stessa”. Potrebbe essere dunque la volta buona.
Il toto-nomen impazza ed è soprattutto al femminile con personalità del calibro di Pinotti, Finocchiaro, De Micheli, Serracchiani, Ascani. Ma non manca chi avrebbe invocato il ritorno di un “padre nobile” del Pd come Walter Veltroni o Pier Luigi Castagnetti.
Oppure sollecitare il rispetto della prassi che ha visto il vice segretario raccogliere il testimone, dunque adesso secondo questa logica spetterebbe ad Andrea Orlando il ruolo che è stato sino a qualche giorno fa di Zingaretti.
Insomma nulla di nuovo sotto l’ombrellone dei dem, “Sardine” permettendo. “…L’avvento di Draghi in realtà è la vendetta che il tempo consuma contro la fretta della politica di questi ultimi anni…” sottolinea Marco Follini (ex Udc e Pd), secondo il quale in tutti questi anni la politica ha pensato bene di offuscare la memoria, convinta così di acciuffare il tempo e sottometterlo ai propri interessi.
Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. A Mario Draghi è stato riservato il compito di cercare di rimediare, anche se i partiti pretenderanno di imporre le loro agende, peraltro assai contraddittorie e conflittuali. L’azione di governo e la salute del Paese non ne trarranno certo grandi benefici dalle altalenanti provocazioni dei leader.
In sostanza il premier, a detta di Follini, è un “…Uomo di prospettive, di visioni lunghe, di maturazioni mai improvvisate. Si intuisce che egli preferisca la maratona alla corsa...”. Ma ora, lo voglia o meno, l’ex di Bce si trova costretto a una rincorsa affannosa per mettere il Bel Paese al riparo dai troppi ritardi accumulati sui vaccini, sul Recovery e su tutte le riforme.
Le sirene suonano e non sono solo quelle delle ambulanze. L’Italia è in allarme per il suo futuro ma nessuno sembra accorgersene.
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