Il Paese è in rotta, inutile nascondersi dietro a un dito. Ad un anno esatto o poco più dal primo giorno di chiusure totali non è cambiato nulla. La responsabilità è solo degli italiani. Crediamo proprio di no.
Roma – Mario Draghi a poche ore dal Consiglio dei ministri che ha varato la nuova stretta per limitare la diffusione del virus, lancia un messaggio di fiducia, forza e speranza. Le nuove restrizioni, a detta del premier, sono adeguate e proporzionate ma soprattutto necessarie per evitare un peggioramento che renderebbe inevitabili provvedimenti ancora più stringenti.
Così da lunedì il tanto temuto giro di vite. A ri-sospendere il servizio ai tavoli ed al bancone i sempre più tartassati bar, pub, trattorie, ristoranti, birrerie, pizzerie ed agriturismi in tutta Italia, ad eccezione della Sardegna, che provocheranno perdite per circa 5 miliardi nelle tre settimane che finiranno con le feste di Pasqua e Pasquetta.
A queste misure dovrà seguire un’azione di governo vigorosa a sostegno di famiglie e imprese, nonché l’accelerazione della campagna vaccinale, sino ad ora assai fiacca e zeppa di insidie, che rimane l’unica speranza di uscita dalla pandemia. Possibilmente con vaccini efficaci e sicuri.
Nel frattempo la crisi economica attuale tende al consolidamento, frutto di una governance inefficiente, alternatasi negli anni tanto da comportare un rallentamento dello sviluppo nella società.
I nodi di natura strutturale alla base della frenata sono diversi e quelli più importanti riguardano la rigidità del mercato del lavoro, la produttività stagnante, la giustizia civile e penale dai tempi biblici, l’istruzione, il fisco, la pubblica amministrazione e l’endemico divario di crescita tra il Mezzogiorno ed il resto del Paese.
Poi la pandemia, con il suo pesantissimo bilancio in termini di crollo del Pil (-8,9%), sta riproponendo in tutta la sua drammaticità la questione chiave: quando sarà possibile riprendere a crescere non più a tassi annuali dello zero virgola?
Il nuovo governo è chiamato a fornire risposte immediate, per dare corpo e sostanza al piano di riforme e investimenti da presentare a Bruxelles. In gioco ci sono i 191,5 miliardi assegnati al nostro Paese. Ovvero gran parte del massiccio piano di interventi messo in moto dall’Europa per far fronte agli effetti del maledetto virus.
Ma l’inquietudine più insidiosa riguarda la “crisi di sfiducia” degli italiani che sanno di essere governati da una rappresentanza parlamentare e tecnica assai debole, oltre che incapace a risollevare le sorti della nazione.
Allora l’unica salvezza rimane paradossalmente l’Europa. Questa rappresenta la svolta decisiva per un Paese come l’Italia organizzato “in maniera iniqua ed inefficiente”. Dunque i rischi per noi si ridurranno solo se l’UE si comporterà da “padre nobile” ma ancor di più se la nazione riuscirà a riformare in fretta sé stessa.
Prima di tutto, pertanto, occorre indagare a fondo sull’origine del malessere italico, a partire dalla corruzione sistemica, dall’evasione fiscale di massa, dalla collusione con le mafie e dall’impoverimento sempre maggiore che, combinati con la miscela della recessione e dell’ampliarsi del divario tra Nord e Sud, acuiscono disparità e disuguaglianze.
Il declino che si sta vivendo non è una tendenza irreversibile. Basti pensare quando negli anni del “miracolo economico”, non poi così lontano se si guarda ai cicli lunghi della storia, l’Italia si collocava tra le economie più dinamiche e produttive a livello globale.
Subito dopo, purtroppo, il tessuto economico ha iniziato a ristagnare tanto da bloccare la produzione negli anni a venire. È prevalso l’egoismo e la difesa delle caste all’interno di un sistema politico sempre più marcio. La crescita, invece, richiede mercati aperti alla concorrenza e regole uguali per tutti. L’Italia dunque ha smesso di crescere quando ha abbandonato innovazione e bene comune.
E’ auspicabile, anzi necessario come il pane, che con Mario Draghi si arrivi ad un cambiamento radicale che permetta un ritorno alle origini della politica. Quella vera. Continuare a parlare di fisco, nel pieno della crisi generata dal Covid, evoca sentimenti di ansia e angoscia, per il peso enorme delle tasse sulla popolazione.
L’attenzione si rivolge subito a quella riforma tributaria che lo stesso piano europeo indica fra le cose fondamentali da fare, di concerto con il riordino della pubblica amministrazione e della giustizia. Si rende indispensabile una razionalizzazione e semplificazione dell’intero sistema fiscale in cui ad ogni tassa pagata, in maniera equa, corrisponda un servizio efficiente.
Se cosi non sarà il baratro è più vicino rispetto a quella luce che diversi politici si ostinano a vedere nel fondo del tunnel. Milioni di italiani, ridotti sul lastrico, non credono più a nulla. Sono i maccheroni che riempiono la pancia, recita un vecchio adagio siciliano. Non le parole.
Ti potrebbe interessare anche —->>