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Il Pd si cerca ma non si trova. Intanto la manovra finanziaria è in stallo

La tanto attesa Legge di Bilancio 2023 procede a rilento fra dubbi e perplessità specie da parte dell’opposizione. Mentre il Partito Democratico vive una crisi che non sembra volersi arrestare.

Roma – La fotografia dello stato di salute dei partiti è impietosa, con Fratelli d’Italia che resta al primo posto, arrivando al 30,1% grazie a un incremento dello 0,5%. La Lega di Salvini si porta all’8,6%. A questo punto si fa interessante il margine di vantaggio sul Terzo Polo che invece è protagonista di una lieve flessione: l’asse tra Azione e Italia Viva lascia per strada lo 0,1% e va al 7,6%. Forza Italia scende dello 0,4% e va al 6,5%. Invariata, invece, la posizione del Movimento 5 Stelle, che resta al 17,3% senza alcun cambiamento.

Perde invece ulteriori voti il Partito democratico.Solo il 77% di quanti hanno votato il Pd il 25 settembre lo rivoterebbe, l’elettorato è disorientato in quanto privo di una guida e di un programma” – afferma Paolo Natale, politologo dell’Università Statale di Milano, consulente della società di sondaggi Ipsos. Quello che è certo è che la riproposizione di più Ds o Margherita, o più socialdemocratici o cattolici, è una discussione che interessa solo la vecchia guardia. Mentre i 18-35enni, che sono l’elettorato del presente e del futuro del Pd, vogliono un partito nuovo.

Dopo una campagna elettorale basata sull’allarme fascismo e su presunti pericoli per la tenuta del Paese, il 25 settembre è arrivata la batosta. Ma anche dopo il voto, le cose non sembrano andare meglio per il Pd. Dopo l’annuncio dell’addio di Letta alla segreteria è già partita la corsa alle primarie, eppure i sondaggi parlano chiaro. I dem continuano a perdere terreno, con il Movimento 5 Stelle pronto a diventare il nuovo punto di riferimento della sinistra. Insomma, dalle ultime elezioni a oggi il Partito Democratico è passato dal 18 al 15%, doppiato da Fratelli d’Italia. Un tracollo impressionante.

L’elettorato del PD vive un momento di smarrimento.

Si può dire che l’elettorato è sbandato, come appare sbandato il gruppo dirigente, che prende una posizione smielata e di facciata, di fronte allo scandalo delle mazzette all’Europarlamento. Chi è di centrosinistra fa fatica a raccontarsi cosa succede, c’è il rifuggire una realtà che è diversa da quel primato morale a lungo professato nel Paese. Oggi il Pd è il partito dei ceti abbienti e istruiti, lontano dalla cosiddetta classe operaia e dai lavoratori. Insomma, sembra che i dem non abbiano più l’ancoraggio ai valori dei partiti che gli diedero i natali 15 anni fa. Di nuove radici neanche se ne parla. Nessun seme è stato piantato.

Si vive alla giornata. Eppure sarebbe un bel momento per ripartire. Nel frattempo le primarie appassionano sempre meno. Infatti se nel 2007 Prodi portò alle urne 4 milioni di votanti, le primarie aperte del 2013 con la vittoria di Renzi hanno visto la partecipazione di 2.814 milioni di elettori, mentre con Zingaretti nel 2019 furono 1,7 milioni. Attualmente si stima che la partecipazione sarà di poco superiore al milione di elettori. Inutile ogni commento. Intanto Verdi-Sinistra italiana viaggia intorno al 3,6%, +Europa di Emma Bonino al 2,6%, Italexit con Gianluigi Paragone al 2,2%, Unione Popolare all’1,7% e Noi Moderati all’1,4%.

Giancarlo Giorgetti, ministro delle Finanze, e Giorgia Meloni, presidente del Consiglio dei Ministri.

Nel frattempo i lavori parlamentari proseguono, nemmeno troppo alacremente, considerato che la manovra finanziaria ieri ha fatto registrare una giornata di sostanziale stallo. Non ancora depositati gli emendamenti dei relatori. I passi in avanti più significativi hanno riguardato il bonus da 1.000 euro previsto per i 18enni che dovrà soddisfare uno di questi due requisiti: ISEE inferiore a 35.000 euro o il voto di 100/100 all’esame di maturità. Altro punto importante è relativo allo stralcio della proposta per lo scudo penale per alcuni reati tributari. Era un emendamento presentato dalla maggioranza che in pratica condona i reati di omessa dichiarazione, falsa dichiarazione, omesso versamento. Sulla manovra è stato molto critico Carlo Calenda: “Così il governo va a sbattere per direttissima. È alle viste una manovra inguardabile e non solo perché non ha un euro su sanità, giovani e donne, ma distrugge anche 18App“.

Ricordiamo che la manovra dovrà essere necessariamente presentata e approvata in Parlamento entro il 31 dicembre, pena il ricorso all’esercizio provvisorio, una sorta di “tiriamo avanti mese per mese” che di certo non gioverebbe affatto al nostro disastrato Paese. Meloni rassicura: faremo in tempo.

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