Il futuro della Lega è quanto mai incerto, stretta com'è tra l'incudine e il martello, tra la voglia di Europa di Giorgetti e il populismo sempre più forte del suo capo indiscusso.
Milano – Sino a pochi mesi fa il Capitano Matteo Salvini sembrava inarrestabile, la sua nuova Lega otteneva consensi sempre maggiori e lui si preparava a diventare il nuovo “Primo Ministro” della Repubblica Italiana. Dopo le ultime elezioni regionali il vento sembra però cambiato. La sconfitta in Toscana della sua pupilla Susanna Ceccardi, la clamorosa affermazione di Luca Zaia in Veneto e il sorpasso della lista “Cambiamo” di Giovanni Toti in Liguria hanno trasformato l’altro Matteo (il primo è Renzi…) nel vero perdente della consultazione elettorale .
E poi c’è sempre l’eminenza grigia della Lega, Giancarlo Giorgetti, che spinge per una svolta europeista e per l’ingresso del partito nel gruppo dei Popolari al Parlamento Europeo. Non è dunque un caso se Salvini durante una recente intervista ha dichiarato che la Lega dovrà promuovere un’autentica rivoluzione liberale, ricordandosi forse di quando era leader dei comunisti padani e insisteva per la liberalizzazione della “cannabis“. E non è certo un segreto che il condottiero leghista stia attraversando un momento non particolarmente felice ed abbia pensato quindi di delegare almeno parte dei suoi poteri ad una segreteria “nuova di zecca” che avrebbe dovuto alleggerirlo di molte responsabilità.
L’uso del condizionale è però d’obbligo, perché la struttura che ha visto luce la settimana scorsa è “elefantiaca” e comprende ben 34 persone, dai vice-segretari del partito, ai governatori come Fontana e Zaia, all’avvocato Giulia Bongiorno che dopo l’esperienza finiana con Alleanza Nazionale e Futuro e Libertà ha deciso di seguire la strada sovranista e populista tracciata dal suo nuovo comandante in capo. Insomma, tutti dentro, perché alla fine non comandi realmente nessuno e il potere, quello vero, rimanga sempre nelle mani del segretario.
Non possiamo negare che dopo il clamoroso autogoal dell’estate 2019, quando la Lega aveva prima sfiduciato il Governo Conte per poi cercare di rimediare con una frettolosa e non credibile marcia indietro, Matteo Salvini ne abbia “azzeccate” veramente poche al punto che la stessa Lega è passata dal 34% delle ultime elezioni europee (e al virtuale 38% toccato nel mese di Luglio 2019 secondo i sondaggi) all’attuale 24% che ne fa sempre il primo partito italiano ma pericolosamente tallonato dal PD di Nicola Zingaretti.
Non possiamo negare che il sovranismo rispetto a qualche anno fa abbia perso molto del suo “appeal“, quando anche Donald Trump appare in grande difficoltà con il suo sfidante democratico Biden e il premier inglese Boris Jhonson, vero e proprio alfiere della Brexit, inizia ad essere attaccato dagli stessi membri del suo partito.
E’ sotto gli occhi di tutti che la pandemia ha evidenziato l’impreparazione e il dilettantismo di numerosi uomini politici che alla prova dei fatti si sono dimostrati incapaci di governare e di fare fronte ad una emergenza grave come quella che stiamo vivendo. Il futuro della Lega di Salvini è quanto mai incerto, stretta tra l’incudine e il martello, tra la voglia di Europa di Giorgetti e il populismo sempre più forte del suo “Capitano” corre il serio rischio di rimanere una “bellissima incompiuta“, una delle tante nel mondo politico italiano.
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