Mayday: Sanità pubblica alla canna del gas

Centinaia di medici e migliaia di infermieri mancano all’appello e i medici di base, da soli, non arrivano nemmeno a visitare un quarto dei pazienti che hanno in lista d’attesa. Farsi prescrivere un farmaco è diventata un’impresa mentre in ospedale anche il malato sofferente deve attendere il proprio turno. In tutto questo marasma, ancora una volta, si fa strada l’iniziativa privata la cui efficienza si paga a caro prezzo. Il colpo di grazia alla sanità pubblica?

Roma _ C’è un aspetto della nostra sanità poco dibattuto anzi, spesso eluso, nascosto come la polvere sotto il tappeto. Si tratta di questo: circa 35 mila medici di base su un totale di 42.200 entro il 2027 andranno in pensione! In pratica 15 milioni di cittadini sono a rischio di rimanere senza assistenza sanitaria di base. Attualmente sono circa 1,5 milioni i nostri concittadini che ne sono privi, il che è tutto dire. Numerosi pazienti si affidano ad ambulatori dalle attese interminabili o ai medici sostituti, quando ci sono ma man mano che passano i mesi la situazione si sta palesando disastrosa.

E’ una criticità che si conosce da tempo e che cova sotto la cenere, a rischio di esplosione da un momento all’altro. I tentativi di soluzione sono prossimi allo zero, nemmeno una minima parvenza di idea. Eppure la pandemia ci ha già reso evidenti le falle sanitarie presenti sul territorio. I numeri ci dicono che siamo di fronte ad un vero e proprio tsunami sociale. Per non parlare di funzionari e dirigenti delle Asl che non hanno perso occasione per andarsene in pensione. In molti anche prima del tempo e rimettendoci di tasca. Dunque chi guiderà la baracca? A chi affideremo la nostra salute?

La popolazione tende ad invecchiare. Nel 2030 ci saranno 5,2 milioni di over 80. In crescita i malati cronici e quelli oncologici e la necessità di sottoporsi ad esami diversi e interventi operatori con liste d’attesa che hanno raggiunto tempi non più tollerabili. Si pensi che generalmente si aspetta fino ad un mese per essere sottoposti alla prima visita col medico di fiducia. E meno male, non si osa nemmeno immaginare il tempo che passerebbe se fosse di sfiducia!

Pronto soccorso Ospedale Cardarelli – Napoli

Nei pronto soccorso ospedalieri e nei 118 si registra una carenza di 4 mila medici e 10 mila infermieri. In piena quinta ondata Covid (ormai si è perso il conto!) i codici bianchi e verdi, quelli che identificano malesseri di poco conto, hanno raggiunto la percentuale del 70%.

Sono piene le cronache di immagini riguardanti sale d’attesa intasate, pazienti sofferenti che stazionano per ore senza essere presi in carico. Le cause? I due tiranni che tengono in scacco i malati: il tempo e la carenza di personale. Infatti alcuni ospedali, proprio per mancanza di camici bianchi, non hanno potuto effettuare le prime visite o sono state sospese sine die.

Pronto soccorso Ospedale Sant’Eugenio – Roma

Un report dell’Economist Intelligence Unit, che fornisce previsioni e servizi di consulenza economici attraverso indagini di mercato, ha diffuso alcune cifre sulla spesa sanitaria prevista nel 2023 in Europa. Ebbene si spenderà in media il 14% del Prodotto Interno Lordo. Numeri destinati a crescere con il conflitto Russia-Ucraina, beninteso.

Le cause di questo aumento di spesa sono diverse: l’invecchiamento della popolazione, le malattie croniche, lo sviluppo di tecnologie sanitarie e un’organizzazione sanitaria non pronta a recepire le novità. La popolazione, comunque, rispetto al passato richiede più informazioni sulla salute, tant’è vero che ogni anno in Italia vengono effettuate oltre 4 miliardi di ricerche online legate all’argomento.

Italiani sempre più attenti alla salute: l’80% si informa sul web.

Con l’emergenza della pandemia è emersa la grande criticità del principale presidio sanitario, il medico di base, messo a dura prova dal gap tra il numero di pazienti e i medici a disposizione. Chi ha bisogno cerca come può di avere risposte sul suo stato di salute, a volte attingendo ad informazioni fuorvianti o all’autodiagnosi.

E’, purtroppo, un grave squilibrio quello che si è venuto a creare nella sanità pubblica. Per cercare di coprire questo vuoto è sorta una piattaforma online Lami che sta rivoluzionando il mondo della salute, offrendo un supporto integrato e olistico ai bisogni dei pazienti con servizi di assistenza istantanea attraverso chat, video-consulti medici, esami e visite a domicilio.

Il paziente può trovare una prima risposta ai propri problemi di salute ed essere accompagnato in qualunque percorso diagnostico e terapeutico. Nata durante il lockdown per assistere a distanza i malati di Covid, in un momento in cui non si sapeva che pesci pigliare. Lo slogan di questa start up è “Il medico di fiducia ovunque siamo“.

I pazienti hanno la possibilità di essere assistiti da un team qualificato di professionisti che li guidano e li supportano nella scelta del servizio. Da marzo 2020, quando forniva tamponi a domicilio, ad oggi è cresciuta notevolmente, tanto da contare già 5 mila pazienti iscritti e 20 mila prestazioni erogate. Per ora il servizio è presente in Lombardia, Roma e Torino, ma conta di diffondersi su tutto il territorio nazionale.

Tutto quello che può essere utile ed efficace per la salute, trova l’approvazione di qualsiasi persona senziente. Ma poiché siamo in Italia e conosciamo i nostri “polli“, l’insidia potrebbe nascondersi proprio nell’efficacia del servizio offerto.

Nel senso di voler sottrarre la gestione della salute al pubblico per darla ai privati in quanto più innovativi, più pronti a rispondere alle sfide tecnologiche e ai bisogni degli utenti. Ma dove c’è privatizzazione, c’è odore di soldi e la salute ne dovrebbe restare fuori, perché il trionfo del business è in contrasto col benessere dei cittadini.

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