La città francese non è cambiata negli anni. Si è solo adattata ai tempi, un po’ come hanno fatto Palermo ed altre città dove la criminalità organizzata è ormai parte integrante del tessuto sociale. I giovani vengono attirati dai diversi clan locali e arruolati nella malavita locale facendo leva sui soldi e sui valori effimeri che dilagano fra le nuove generazioni.
Marsiglia, capitale alternativa a Parigi di una Francia diversa, a sé stante. Il fiore all’occhiello della Costa Azzurra, in concorrenza de facto con Nizza, anch’essa dissimile, per via del suo carattere elitario. Indubbiamente Marsiglia ha fascino, un fascino criminale.
Tanto per cominciare Marsiglia dispone di un porto internazionale ben posizionato geopoliticamente, in asse con Livorno e Genova. Tale dislocazione favorisce gli affari con le consorterie criminali italiane, storicamente a stretto rapporto, collaborativo oggi e conflittuale ieri, con i clan marsigliesi. Il contrabbando riguarda le sigarette, l’eroina e, in tempi più recenti, la cocaina.
Oltre a questo Marsiglia ha dato vita alla mafia francese nota come “le Milieu“, con la collaborazione di corsi e italiani, il cui ultimo capo indiscusso è stato Francis Vanverberghe detto “Francis le Belge“, ucciso a Parigi nel 2000. I suoi eredi sono ancora ben radicati sul territorio e in aperto conflitto con i nuovi narcos delle banlieue, tanto foriere di incassi milionari quanto instabili e in grado di ragionare solo con i kalashnikov in pugno.
Il mitra russo è ormai onnipresente, è divenuto una sorta di status symbol. Quest’arma viene usata non solo nei regolamenti di conti de “le Milieu” ma anche nei confronti, per così dire minori, tra le piazze di spaccio concorrenti nelle periferie.
Questa è la situazione, oramai da anni. Uno degli ultimi episodi ha visto morire un giovane rapper di 24 anni, Zeé, crivellato con 45 colpi un anno fa. Pochi mesi dopo, nell’agosto del 2021, veniva ucciso un 14enne e due ragazzi di 8 e 14 anni rimanevano gravemente feriti.
Nei conflitti tra piazze di spaccio i primi a essere colpiti sono gli anelli deboli, le vedette, è così che si mandano messaggi ai rivali. Si muore giovani nelle banlieue, spesso per i valori distorti che vengono condivisi fra i giovani. Dalla glorificazione della malavita nei video rap al colpo di fucile il passo è breve, com’è successo per il povero Zeé.
Marsiglia è una città multietnica, a prescindere dalla diversità di culti religiosi e culture presenti sul territorio. In città si riscontra una forte identità collettiva, un comune “sentirsi marsigliesi“. Tale sentimento ha tenuto lontano il terrorismo a differenza di quanto accaduto in altre parti della Francia dove i terroristi hanno avuto modo di colpire duro. Giovani e addirittura adolescenti sono attirati nella devianza dalle famiglie criminali presenti in modo capillare in città tramite reclutatori in grado di promuovere gli arruolamenti tra le fila della malavita.
Paradossalmente le banlieue hanno un forte potere attrattivo. Marsiglia piace pure ai gruppi criminali di Milano e dintorni. I social sono strumenti efficaci nel favorire questi gemellaggi di delinquenti. E a tal proposito bisognerebbe riflettere su quanto accaduto a Milano per Capodanno.
Marsiglia continua a piacere ancora oggi nonostante la sua criminalità dilagante che mitizza boss e gregari trasformandoli spesso in una sorta di protagonisti di quei film che ci ricordano Jane Gabin e Jean Paul Belmondo.
Cambiarla in meglio sarebbe possibile, cosi come per altre città come Palermo o Roma. La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine, diceva Giovanni Falcone.