L’instabilità interna determina altre negatività specie in termini di malessere sociale e mancata possibilità di intervenire con forza laddove le classi più deboli non riescono a farcela. L’assenza di riforme importanti e la continua corsa alle poltrone stanno determinando una marcata disaffezione dei cittadini alla politica ormai ridotta ad avanspettacolo.
Roma – Si è dentro una tempesta perfetta: pandemia, rincari energetici, aumento indiscriminato dei costi, inflazione galoppante. E con una situazione internazionale molto delicata e che potrebbe degenerare da un momento all’altro. Insomma è un brutto periodo durante il quale si ha bisogno estremo di stabilità e continuità di governo. E’ a rischio infatti la tenuta generale del sistema imprenditoriale italiano che sommato alle difficoltà delle famiglie determina una situazione di estrema fragilità economica e sociale.
Man mano che si avvicina l’appuntamento con le comunicazioni di Mario Draghi in Parlamento, le ipotesi sul futuro del Governo e della legislatura sono al centro di ogni conversazione politica. In realtà il Premier la strada l’ha già tracciata e dunque il perimetro in cui ci si muove è abbastanza circoscritto.
Draghi, in questo momento, è a tutti gli effetti ancora il Capo del Governo. Il presidente della Repubblica ha infatti respinto le sue dimissioni rinviandolo davanti alle Camere. È, in sostanza, quella che viene definita “parlamentarizzazione della crisi”. Sulla carta ci sono 4 scenari aperti ma con indici di probabilità assai diversi l’uno dall’altro. La prima ipotesi è che non cambi nulla e le forze politiche dell’attuale maggioranza, compreso il M5s, dichiarano di essere pronte a mantenere il sostegno al governo.
Draghi, in tal caso, ne prende atto e accetta di rimanere a Palazzo Chigi dopo, presumibilmente, la presentazione di un nuovo programma e il successivo voto di fiducia. Ipotesi questa che piacerebbe soprattutto al Pd e anche al Capo dello Stato.
Ma a parte le contorsioni pentastellate delle quali ancora non si vede la fine, la Lega e Forza Italia hanno già manifestato la loro contrarietà a mantenere l’alleanza con M5s dopo quanto accaduto. Cioè nulla di particolarmente grave ed esplosivo, poiché la situazione creatasi non può essere definita una crisi parlamentare ma solamente politica in quanto sia alla Camera che al Senato vi è ancora una ampia maggioranza.
Peraltro l’esecutivo è ancora nel pieno delle funzioni con i ministri 5 stelle che non si sono dimessi, rimanendo al loro posto di comando. Il vero “giallo” è il comportamento di Draghi che ha innescato e gonfiato una singola situazione trasformandola in crisi, che in ogni caso poteva essere evitata con il consueto buon senso e separando i provvedimenti del decreto Aiuti.
Poi c’é una seconda ipotesi: il premier si dimette ma riceve un nuovo mandato dal Capo dello Stato per formare il Governo che potrebbe avere la stessa maggioranza oppure una diversa, più o meno ristretta. Questa ipotesi però ha la netta e pubblica contrarietà di Draghi che ha escluso la possibilità del bis tanto più con una maggioranza senza M5s.
Infatti, proprio la mancata partecipazione al voto di fiducia da parte dei pentastellati lo ha indotto a presentarsi dimissionario al Quirinale. Terzo scenario potrebbe essere che il premier conferma di non voler proseguire, si dimette e Mattarella dà l’incarico a qualcun altro per completare almeno la legge di Bilancio e arrivare quindi a fine anno.
Evenienza questa piuttosto bizzarra anche perché il centrodestra difficilmente accetterebbe così come il Pd, che ha già detto che dopo Draghi c’è solo il voto. Ultima possibilità: Draghi conferma che non ci sono più le condizioni per proseguire.
Il Capo dello Stato ne prende atto e scioglie le Camere. Il Governo rimane in carica con il premier attuale per gestire quella che viene definita “ordinaria amministrazione”. Al momento questa è l’ipotesi con più chance con le elezioni che potrebbero tenersi già a settembre. Ma in politica le cose cambiano rapidamente e da qui a mercoledì, quando Draghi tornerà in aula, le situazioni potrebbero modificarsi.