L’uomo ha ammutolito anche gli uccelli

Non sappiamo più che cosa inventarci per distruggere natura e ambiente. Stavolta tocca al canto degli uccelli che per colpa dell’inquinamento sta diventando sempre più flebile con brutte ricadute sulle specie volatili e sulla nicchia ecologica. Tanto c’è Internet, dice qualcuno con il cervello in tilt, che ci permette di registrare la voce di canarini e cardellini. Pazzi da legare.

Con le nostre malefatte siamo stati capaci anche di inibire il canto degli uccelli. I danni che abbiamo provocato all’ambiente sono sotto gli occhi di tutti da troppo tempo e ormai non ci facciamo più caso. Accettiamo tutto come qualcosa di inesorabile, inarrestabile e irreversibile.

Oltre ad inquinare l’aria che respiriamo, i mari, i monti e tutto quello che è stato possibile sporcare, siamo riusciti in un’incredibile impresa che poteva essere compiuta solo da un essere spregevole come l’essere umano. Ci riferiamo, come detto in attacco, al canto degli uccelli che si sta riducendo in maniera notevole e sta diventando sempre più impercettibile.

L’inquinamento ambientale distrugge la funzione dell’intero sistema sensoriale dei volatili

Già proprio quel canto degli uccelli che ha stimolato la vena poetica di tanti autori e ha reso il paesaggio naturale una sinfonia perfetta. Qualcuno addirittura in passato è riuscito finanche a parlarci con i volatili, ma qui ci troviamo di fronte a processi di santificazione, troppo grandi per noi comuni mortali.

Uno studio su questa tematica è stato realizzato da diverse istituzioni europee, coordinate dalla britannica University of East Anglia di Norwich e pubblicato sulla rivista Nature Communications. Dalla ricerca è emerso che il paesaggio sonoro si sta impoverendo, soprattutto in Nord America ed in Europa e le cause scatenanti sono state la riduzione del numero di individui e della loro biodiversità.

Gli uccelli migratori notturni perdono l’orientamento se esposti a rumori causati da strumenti elettronici. 

Gli studiosi sono riusciti a ricostruire il mutamento delle sonorità primaverili degli ultimi 25 anni in oltre 200mila località sulle due sponde dell’Oceano Atlantico. Dall’elenco dei luoghi oggetto di indagine è stata esclusa l’Italia e non se ne conosce la motivazione. Lo segnaliamo come dato di fatto. Sono stati incrociati i dati sul numero degli uccelli con le registrazioni nelle ultime due decadi e mezzo:

“…I paesaggi sonori naturali sono sottoposti ad una pressione sempre crescentedicono gli scienziati – a causa della perdita globale di biodiversità ed i nostri risultati hanno rilevato un deterioramento cronico della loro qualità. Inoltre, questi cambiamenti ci hanno indicato che i paesaggi sonori naturali, nel complesso, sono diventati sia più omogenei che silenziosi…”.

Non è solo un problema di biodiversità, ma riguarda anche l’uomo. Più della metà della popolazione, infatti, vive in grandi città e lo stile di vita metropolitano ha ridotto notevolmente le occasioni di stabilire contatti diretti sia per gli adulti che per i bambini.

Questa sorta di “estinzione dell’esperienza” ha determinato una crescente disconnessione tra uomo e natura, con impatti negativi sulla salute fisica, sulle capacità cognitiva e sul benessere psicologico. Quindi siamo riusciti nell’ardua impresa di recare danno agli uccelli e a noi stessi: complimenti vivissimi!

In diversi luoghi il canto degli uccelli sarebbe rimasto l’unico punto di contatto tra la natura e la vita quotidiana di una persona. Ma, anche quest’ultimo aspetto sta latitando sempre di più.

Secondi i dati dello studio si prevede che il calo progressivo delle popolazioni di uccelli ridurrà ancora di più la qualità del paesaggio sonoro e, di conseguenza, una continua perdita di contatto con la natura.

Una ricerca simile di qualche tempo fa aveva segnalato che la trasparenza dei vetri delle case provocava un disorientamento agli uccelli che andavano a sbattere contro le finestre. Il consiglio era di spegnere le luci per evitare collisioni con gli edifici.

Gli adoratori delle nuove tecnologie sono del parere di non farne un dramma, perché attraverso internet potranno essere “registrati i canti e tutto l’armamentario sonoro degli uccelli”. Così chi vorrà ascoltare un concerto di volatili, potrà farlo tranquillamente. Tanto la realtà virtuale scalzerà quella fisica. Siamo oltre la frutta.                                            

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa