Esistono diversi tipi di armi da sparo. In questa puntata considereremo le armi corte, pistole o revolver che siano, evidenziandone le caratteristiche balistiche, la costruzione, i colpi a disposizione, i calibri e cosi via dicendo. La maggior parte degli omicidi, lo ricordiamo, sono commessi con armi da sparo ecco perché è importante conoscerle bene.
Considereremo solo l’arma corta (pistola o revolver). E’ un’arma da sparo la cui canna ha una lunghezza inferiore ai 300 mm e/o una lunghezza complessiva inferiore ai 600 mm.
Se si escludono quelle a scopi militari vi sono principalmente tre tipologie di armi corte da fuoco: le pistole mono-colpo che devono essere ricaricate manualmente dopo ogni sparo; le pistole semiautomatiche che vengono armate solo per la prima cartuccia, successivamente i colpi, presenti nel caricatore, vengono allineati alla canna in maniera automatica dopo l’avvenuta espulsione del bossolo relativo allo sparo precedente; pistole a rotazione o revolver, le cui cartucce sono contenute all’interno di un serbatoio cilindrico, il tamburo, e vengono allineate alla canna mediante l’azione manuale del tiratore o la trazione del grilletto, il bossolo rimane nel tamburo.
Come sopra anticipato, le canne delle armi a retrocarica sono in genere rigate, questo al fine di imporre al proiettile una rotazione attorno al suo asse per aumentarne la precisione. L’interno della canna quindi non è liscio ma è solcato da un certo numero di rigature elicoidali che, intagliando l’ogiva nel suo moto, ingenerano anche il moto rotazionale così da stabilizzarla in maniera giroscopica.
Lo studio delle rigature in un’ogiva sparata, ad esempio recuperato sulla scena del crimine assume un’importanza fondamentale per individuare il tipo di pistola o revolver. I proiettili delle comuni pistole (o dei revolver) possono raggiungere, a seconda del peso dell’ogiva, del calibro (vedi calibri https://www.tiropratico.com/htm/calibri.htm), del tipo di “polvere” e della lunghezza della canna, velocità indicative comprese tra i 250 e i 450 m/s.
Ad esempio la cartuccia Target Sport .22 Long Rifle, con ogiva da 40grs, consente di raggiungere i 320m/s; la cartuccia 9×21, tipica per le pistole da 9mm in uso in Italia, nella versione FMJ-full metal jacket (palla blindata), permette di lanciare un’ogiva da 115grs a 330m/s; la cartuccia in 45ACP, RN-round nose-, con ogiva da 230grs, consente una velocità di 220 m/sec, la cartuccia FMJTC (palla blindata tronco-conica) in cal. 357 Magnum, 142grs, assicura una velocità dell’ogiva di 440m/s.
Per trasformare la velocità in km/h è sufficiente moltiplicare il valore in m/s per 3,6 (Es. 440m/s per 3,6 uguale a 1584km/h). Le sigle FMJ, RN, HP (punta cava), TC (tronco conica), WC (wad cutter), SWC (semi WC), ma ce ne sono altre, descrivono la forma e le modalità di costruzione dell’ogiva. Poi ci sono i calibri (7,65, 9mm, ecc.) e via discorrendo. Per impratichirsi sulle sigle sopra citate val la pena consultare il sito di Tiro pratico (https://www.tiropratico.com/htm/proiettili.htm ).
Anche la composizione delle polveri gioca un ruolo nella dinamica balistica del proiettile. Stante la complessità della materia cercheremo di mostrare quanto incida la forma e la tipologia dell’ogiva sulla capacità offensiva del proiettile stesso, mediante alcune immagini di fori prodotti da proiettili uguali ma di diversa tipologia. Allo scopo useremo un calibro .357 (9,03mm) e un calibro45 (11,43 mm).
Il test è stato effettuato con prove di sparo utilizzando due armi, un revolver in 357Magnum ed una Pistola in .45 ACP. Alla distanza di 10m è stata posta una tavoletta in truciolare da 15mm. Ecco i risultati:
Confrontate il diverso comportamento nei confronti di un bersaglio di due tipi di cartucce al solo variare delle caratteristiche dell’ogiva.
Proseguendo, la pistola può essere impugnata con una o due mani. La figura mostra una freccia gialla a indicare la direzione del rinculo. A due mani il rinculo è ripartito come indicato qualitativamente dalle frecce rosse. Il proiettile uscendo dalla canna percorre una traiettoria pressoché rettilinea. In un soggetto colpito troveremo un foro di ingresso e potremo definire una direzione relativa al corpo.
Il corpo a sua volta nello spazio può assumere un’infinità di posizioni. E’ dunque questa una direzione relativa (al corpo stesso), perciò non è sufficiente a comprendere la posizione assunta dall’aggressore. Se il proiettile fuoriesce e lo si ritrova nell’ambiente circostante, o se ne ha lasciato tracce, è possibile con una certa approssimazione localizzare il punto ove l’aggressore ha lasciato partire il colpo.
Infatti per localizzare una retta nello spazio è necessario far collimare due punti se essi sono assoluti o tre punti: due relativi ed uno assoluto. Infine, esaminando l’ogiva, le sue caratteristiche, le eventuali tracce di combusti e via discorrendo, è possibile delimitare il campo di indagine con lo scopo di assicurare alla giustizia lo sparatore.
Certo la materia è complessa, ma vale la pena per chi è interessato approfondire tutti gli aspetti, qui semplicemente delineati consultando siti specialistici, come quelli delle varie sedi del TSN (Tiro a Segno Nazionale). Nel WEB ne troverete di interessanti ed esaustivi.
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