Mazzette e armi da guerra, le passioni nemmeno tanto segrete di De Benedicitis

L’ex magistrato dovrà svelare ancora diversi particolari delle triste vicenda sulla quale proseguono le indagini della Dda di Lecce. Altre armi da guerra scoperte in un ripostiglio: erano nella disponibilità esclusiva dell’ex giudice o anche di altri? Quanti soldi avrebbero incassato De Benedictis e Chiariello dall’inizio della loro presunta attività criminale?

Andria Questa è una delle pagine più buie della magistratura italiana dopo il caso “Palamara”. E pare che non si possa scrivere ancora la parola fine sulla torbida vicenda che ha visto per protagonista l’ex Gip di Bari Giuseppe De Benedictis, 59 anni, di Molfetta, arrestato per corruzione e detenzione illegale di armi lo scorso 24 aprile insieme all’avvocato Giancarlo Chiariello, 70 anni, del foro di Bari, che dovrà rispondere di corruzione.

Per la Direzione distrettuale Antimafia di Lecce il giudice ed il professionista avrebbero stretto un accordo corruttivo che prevedeva, dietro compenso, l’emissione di provvedimenti favorevoli agli assistiti dell’avvocato penalista.

Parte del bottino scoperto dai carabinieri

La maggior parte delle persone che hanno beneficiato di arresti domiciliari o remissione in libertà farebbero parte di famiglie mafiose o legate alla criminalità organizzata del territorio barese, foggiano e garganico. Alcuni collaboratori di giustizia avrebbero raccontato che questo presunto patto fra i due indagati era noto negli ambienti della malavita locale e se ne sarebbe parlato da tempo.

I soldi, per ognuno dei beneficiari, sarebbero stati consegnati presso l’abitazione o lo studio del legale e persino all’ingresso di un bar vicino al nuovo Palazzo di Giustizia. I delinquenti “raccomandati” rientravano cosi nel giro e continuavano a delinquere sino al prossimo arresto.

L’ex magistrato Giuseppe De Benedictis

L’inchiesta è stata portata avanti dalla Ddia leccese, coordinata dal procuratore Leonardo Leone De Castris, che il 9 aprile scorso eseguiva una prima perquisizione nelle case di De Benedictis e di Chiariello dove venivano ritrovate ingenti somme di denaro poi sequestrate.

Altri indagati in questa sporca vicenda sono gli avvocati Alberto Chiariello, 40 anni, e Marianna Casadibari, 45 anni, collaboratori dello studio Chiariello, e l’avvocato Paolo D’Ambrosio, 52 anni, di Foggia. C’è anche un appuntato dei carabinieri in servizio nella Procura di Bari, Nicola Soriano, 59 anni.

E ancora Roberto Dello Russo, 41 anni di Terlizzi detto “il malandrino”, ed i foggiani Pio Michele Gianquitto, 42 anni, Paolo D’Ambrosio, 51 anni, e Antonio Ippedico, di 49, questi ultimi tre ritenuti appartenenti al clan Sinesi-Francavilla e clienti dello studio Chiariello i quali avrebbero beneficiato delle scarcerazioni disposte da De Benedictis in cambio di denaro.

Le sterline rinvenute in casa dell’ex Gip

Grazie alle intercettazioni telefoniche operate dal nucleo investigativo dei carabinieri di Bari si poteva evidenziare che il giudice e l’avvocato si sarebbero incontrati il 9 aprile scorso presso lo studio del penalista dove De Benedictis avrebbe incassato, come altre volte, la solita mazzetta, stavolta per concedere i domiciliari ad Antonio Ippedico. Appena De Benedictis si metteva in tasca 6.000 euro i carabinieri lo beccavano con le mani nella marmellata stringendogli le manette ai polsi.

In casa di Chieriello venivano rinvenuti tre borsoni contenenti 1milione e 200mila euro in contanti la cui provenienza è ancora oggetto di indagini. In merito alle armi rinvenute nella masseria Antonino Tannoia, ma nella disponibilità dell’ex magistrato, poi dimessosi da ruolo e professione, lo scorso 29 aprile se ne sono aggiunte altre anche da guerra.

Le indagini proseguono

Il 28 maggio scorso infatti la Squadra mobile di Bari ha scoperto un’altra partita di armi e munizioni di origine bellica murate in un ripostiglio della stessa tenuta di Tannoia ad Andria. Si tratta di una mitragliatrice, 3 pistole, e mitra con relativo munizionamento mentre nella villa dell’ex Gip sono stati rinvenuti un carnet di assegni e circa mille sterline.

De Benedictis, nel 2010, aveva avuto altri problemi giudiziari come collezionista di armi: era stato arrestato su ordine della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere per la detenzione di un fucile, classificato come arma da guerra, che per l’accusa non poteva detenere. In quell’occasione al giudice furono concessi i domiciliari.

La masseria di Andria dove è stato scoperto l’arsenale

Nel processo di primo grado in tribunale De Benedictis era stato assolto, mentre in appello veniva condannato a 2 anni di reclusione, con pena sospesa, dalla Corte d’Appello di Lecce. La condanna era stata annullata dalla Cassazione e De Benedictis tornava a sedere sulla sua poltrona di Gip. Adesso avrebbe voluto candidarsi a capo dei Gip-Gup di Bari. Armi e mazzette non glielo hanno permesso.

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