Italia, il Paese delle complicazioni “facili”

Il Bel Paese ha enormi potenzialità che non vengono sfruttate perché le cose semplici debbono rendersi complicate. Per finalità facilmente intuibili. Innumerevoli gli esempi lampanti.

Roma – Viviamo già tempi complessi. L’evoluzione continua e imprevedibile del mondo digitale, la minaccia del riscaldamento globale e la questione delle energie rinnovabili, la ripresa dalle crisi di inizio millennio che tardava ad arrivare. Poi sono arrivate la pandemia e la guerra a destabilizzare ulteriormente una situazione già decisamente preoccupante. In tutto ciò che cosa si è fatto nei palazzi del potere per cercare una via d’uscita da questa spirale verso il fondo?

Mario Draghi ha annunciato le misure prese dal governo la sera del 18 marzo

Partiamo con la recente manovra economica per aiutare i cittadini dopo il vertiginoso aumento del prezzo del carburante. Sarebbe stato facile ed immediato calmierare i prezzi imponendo un tetto massimo, invece si è deciso di percorrere la strada zeppa di ostacoli di una compensazione delle accise con l’Iva, arrivando per giunta a un risultato poco soddisfacente. Parole vaghe, poi, sulle conseguenze a cui andranno incontro gli artefici delle speculazioni che hanno influito sul fenomeno, una deriva odiosa su cui si sono aperte recentemente le indagini della Guardia di Finanza, coordinate dalla Procura di Roma.

Sempre in ambito energetico, deboli anche le iniziative intraprese per le bollette del gas, anch’esse colpite da rincari senza precedenti. Speriamo che la rateizzazione per i mesi di maggio e giugno, quando le famiglie avranno il riscaldamento spento, sia solo una misura tappabuchi in attesa di un intervento più deciso.

L’estrazione del petrolio diventerà troppo costosa ben prima che le riserve finiscano

Proseguiamo con un tema oggi sotto gli occhi di tutti a causa della guerra in corso, il mancato potenziamento delle energie alternative. Le autorizzazioni tardano ad arrivare e la quantità di energia perduta sino a oggi è enorme, se non incalcolabile. Questo punto dovrebbe essere di interesse pubblico indipendentemente dalle crisi senz’altro gravi, ma pur sempre transitorie, portate dai conflitti bellici e da possibili embarghi. Studi basati sul consumo attuale stimano che le riserve di petrolio, così come quelle di gas naturali, si esauriranno in circa 50 anni. Forse di più.

Chiudiamo con la digitalizzazione. Indubbiamente questo è un passaggio fondamentale per la collettività del futuro, vista la progressiva e inesorabile migrazione in rete di servizi di ogni tipologia. Proprio per questo è assurdo che sul nostro territorio coesistano la carta d’identità digitale, il codice fiscale con chip, lo spid e la firma digitale. Ben quattro identità digitali, ognuna con la sua nicchia di utilizzo, quando una sola sarebbe immensamente più comoda per l’utente e facile da implementare per le istituzioni.

L’integrazione dei servizi con le possibilità offerte dal digitale sarà sempre più necessaria

Nonostante la burocrazia e le inadempienze che caratterizzano il settore pubblico, il nostro rimane un Paese avanzato, in grado di competere e primeggiare a livello internazionale su più fronti. Tuttavia è impossibile non chiedersi quanto sarebbe più prospero, sano ed efficiente il Bel Paese se non fosse perpetuamente impantanato in problemi che, il più delle volte, genera la stessa pubblica amministrazione.

Sognare è legittimo. Ma la situazione è destinata a rimanere invariata se la classe dirigente continuerà a fare orecchie da mercante e a preferire le lungaggini agli interventi tempestivi

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